Una conseguenza di quanto è emerso dall’inchiesta interna all’Ospedale. Spiega così il direttore generale del Buzzi, Francesco Beretta, l’esposto che ha presentato alla Procura di Milano e che potrebbe portare all’apertura di un fascicolo sull’uso nel suo ospedale compiuto dal primario di ostetricia e ginecologia Umberto Nicolini, del methotrexate, un chemioterapico, come abortivo. «Di fronte alla relazione interna che affrontava il tema della potenziale violazione della legge 194 – afferma – era obbligatorio il deposito in Procura». Se ci sarà un’inchiesta o tutto verrà archiviato sarà dunque il Palazzo di giustizia a deciderlo. E dalla Procura trapela solo un timido commento: «la faccenda è delicata, sul filo della legge». […] Dubbi, dunque, sono venuti da più parti nei confronti di questa tecnica farmacologica di interruzione della gravidanza, molto simile nel procedimento alla Ru486, e che è stata praticata con un farmaco che è regolarmente registrato, ma per altri utilizzi. Inoltre, uno dei nodi fondamentali su cui ruota tutta la vicenda è che la somministrazione di questo farmaco a 53 pazienti (e dell’altro medicinale che serve per espellere il feto, la prostaglandina) è avvenuto, secondo quanto ha affermato la direzione generale dell’Ospedale milanese, senza informare l’azienda e senza chiedere il parere del comitato etico.
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