Nemmeno monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo di Milano, ci credeva. Tutto vero, invece: Madonna, Louise Veronica Ciccone, la protagonista dello show-scandalo di Roma, è apparsa sotto la Madonnina. Lato sinistro della cattedrale, lavori in corso per restauro. Lei è lì. Campeggia su un maximanifesto. Testimonial di H&M, il colosso dell’abbigliamento low cost. Certo, il giubbottino tirato su fino al collo (29.90 euro) e gli occhi bassi non hanno niente a che vedere con la rockstar che l’altra sera, in concerto all’Olimpico, si esibiva crocifissa, indicava il papa tra i cattivi della terra, cantava «Like a virgin» a cavalcioni di una sella. Ma ai milanesi è sembrato pur sempre un affronto: «Lì non la vogliamo». E subito si è scatenata la polemica. Pro e contro, detrattori e sostenitori. Anche così, le guglie in marmo di Candoglia che troneggiano sopra la sua testa, Madonna fa discutere. «Se i preti vogliono fare affari — sostiene il critico d’arte Philippe Daverio — devono accettare le conseguenze di un gesto così laico come l’affittare spazi pubblicitari ». Peccato che la curia milanese in questa operazione di marketing non c’entri niente. È la Veneranda Fabbrica del Duomo, ente fondato nel 1387 per costruire e conservare la cattedrale, a decidere quali pubblicità sistemare sulla chiesa. Un comitato interno sceglie i cartelloni in base a regole di «decoro e decenza». […] A saperlo oggi, però, soprattutto dopo il concerto romano, avrei chiesto di appendere il manifesto in un altro momento. In ogni caso, esorterei i cattolici a pensare a cose più serie che alle pubblicità». Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, si indigna: «Sono senza parole. Quel monumento è il simbolo della cristianità milanese. Ma cosa avevano in testa?». Rabbia e costernazione. Maria Grazia Colombo, presidente nazionale dell’Agesc, l’associazione che riunisce i genitori delle scuole cattoliche, commenta: «Sono amareggiata. È vero che siamo diventati tutti molto tolleranti, ma io mi domando se sia giusto.Ose occorra, come dice Benedetto XVI, prendere posizione. Va bene tutto? Ame no. Serve più serietà, anche da parte della Chiesa». Troppa leggerezza nello scegliere quel manifesto. Ne è convinto Vittorio Sgarbi, assessore milanese alla Cultura: «È una presenza inadeguata. Anche se si è trattato di una distrazione, suggerirei di toglierlo». Ma poi il critico d’arte si corregge: «D’altra parte le chiese sono piene di diavoli e demoni. Una Madonna infernale, allora, non dovrebbe colpirci troppo». […]
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