[…] È sbagliato confondere tra loro ebrei, Israele, il popolo israeliano e le scelte del suo governo. Sbaglia chiunque alimenti questa confusione, a partire dalle comunità ebraiche in Italia, il cui compito dovrebbe essere di rappresentare esigenze e diritti di una minoranza culturale e religiosa in Italia, non le scelte politiche di un governo straniero. È sbagliato individuare nei luoghi di culto dell’ebraismo sedi in cui manifestare opinioni sulla politica del governo israeliano, sia a favore che contrarie. Le sinagoghe sono luoghi di tutti gli ebrei, di quelli che si schierano con Israele, di quelli che fanno l’opposto e di quelli che pensano ad altro. Sono luoghi che in qualche modo appartengono anche agli ebrei che non hanno alcuna voglia di andarci. […] Ingenerare confusione rispetto a questi concetti alimenta l’antisemitismo. L’antisemitismo c’è, sia a destra che a sinistra. È una manifestazione di razzismo e per questo è odioso. Le accuse strumentali di antisemitismo, la sua continua evocazione – spesso a sproposito – non aiutano, anzi, fanno crescere l’indifferenza ed il risentimento. Evocare la Shoah per legittimare la politica del governo israeliano è sbagliato e controproducente. Rischia di banalizzare il dramma del popolo ebraico, aiuta quei meccanismi di rimozione o addirittura di negazione, che per le persone democratiche e di sinistra dovrebbe essere prioritario combattere. Parlare continuamente di «ricatto dell’antisemitismo» ha esattamente lo stesso effetto. […] In base a questi pochi e semplici concetti non sarei andata a manifestare davanti alla sinagoga di Roma. Andrò invece al presidio davanti a Palazzo Chigi. Non ci vado perché sono ebrea. Ci vado perché sono contraria alla guerra, a questa e ad altre. […]
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