L’esca di Bush

Da comandante in capo di una raffinata macchina dell’ideologia, George W. Bush ha lanciato sul tavolo euroatlantico un’esca gigantesca con la sua evocazione del «fascismo islamico» all’indomani dello scampato pericolo di Londra. Un termine che avrà fatto balzare sulla sedia lo sparuto ma influente gruppo di intellettuali della sinistra anglosassone – tra cui Paul Berman, Michael Walzer, Christopher Hitchens – che possono legittimamente rivendicarne la paternità. Perché tutti costoro hanno sempre criticato con severità le politiche unilateraliste dell’amministrazione Usa, senza tuttavia stancarsi di invocare la mobilitazione della sinistra occidentale contro un terrorismo jihadista equiparato al fascismo per la sua promessa di distruzione delle libertà universali della società aperta. Forti dell’eredità del George Orwell che nella Gran Bretagna dell’appeasement e del continuo cedimento a Hitler chiamava prima di tutto la sinistra a battersi in ogni modo contro il nazifascismo, in questi anni il gruppetto di radicals ha rappresentato una benedetta eccezione nel panorama di mutismo sugli obiettivi del terrorismo islamista che ha segnato l’opposizione alla «guerra di Bush». […]
Il testo integrale dell’articolo di Andrea Romano è stato pubblicato sul sito della Stampa

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