“Il sussurrare degli Dei” è uno dei tre film per cui il 59mo Festival, ricco di provocazioni sadomaso, avverte: «Certe scene possono urtare la sensibilità dello spettatore». Il 36enne giapponese dello scandalo, tra i «Cineasti del presente», annuncia infatti sincero: «Questo film non sarà il caldo abbraccio di un amico, non dentro i confini della ragione. Più che di un Dio pieno di amore è opera del Demonio». Tatsushi Omori, insomma, non risparmia sul super io: si crede il Diavolo, probabilmente, soprattutto attacca il cattolicesimo. E spiega: «Il sistema etico cristiano, la società dei consumi e gli standard commerciali americani sono aggressioni al senso della vita. E dentro di noi c’è qualcosa che impedisce di accettare: follia o coscienza». Esauriti solidarietà, sentimento e compassione, il regista ambienta i fattacci in un isolato, freddo monastero di campagna dove torna il giovane Rou, killer di due persone. La sua amoralità è gradita: soddisfa i desideri dell’insaziabile sacerdote, quello amico degli animali, ma è convinto di ascoltare i sussurri degli dei e gli prende la psicosi dell’Immacolata concezione. Vorrebbe stuprare la suora cuoca, oltre a giacere con una vergine novizia, mentre si aggirano altri giovanotti poco raccomandabili, in particolare un adolescente. […] Al confronto, Almodóvar sembra pio e devoto. […]
Il testo integrale della recensione di Maurizio Porro è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera