Una ragazza statunitense di 17 anni scopre di essere incinta. Non se l’aspettava. Non sa cosa fare. Decide di chiamare un consultorio. Non sa se tenere o meno il bambino. All’altro capo del telefono le dicono che se decide di abortire aumenta sensibilmente il rischio di cancro al seno e di subire danni fisici permanenti che le impediranno di avere figli in futuro. Senza contare il trauma psicologico, notevole, con effetti anche sul lungo termine. Che fare? Informazioni sbagliate. La ragazza probabilmente non sa che le cose non stanno esattamente così, secondo la maggioranza degli studi medici relativi all’interruzione di gravidanza. Tra l’aborto e il rischio di tumore al seno, per esempio, non c’è alcun legame. […] Contiguità con gli antiabortisti. Secondo un’indagine svolta negli Stati Uniti dai democratici della Commissione per le Riforme, la maggior parte dei consultori finanziati dal governo (oltre 30 milioni di dollari dal 2001) danno indicazioni fuorvianti alle donne che li contattano. L’indagine, nata per verificare l’accuratezza scientifica delle informazioni fornite, è stata condotta da alcune donne che, fingendo di essere ragazze di 17 anni in attesa di un figlio, hanno telefonato a 23 consultori che ricevono sovvenzioni governative e hanno chiesto informazioni. Risultato: 20 di questi centri, cioè l’87%, hanno detto cose non vere. Nello specifico, un consultorio ha detto che l’aborto aumenta il rischio di tumore al seno dell’80 %, un altro ha affermato che interrrompere la gravidanza comporta molto spesso danni fisici permanenti che impediscono di avere altri figli in futuro. E un consulente ha detto che l’aborto rende sette volte più probabile il suicidio e che lo stress psicologico dimostrato dalle donne ricorda quello riscontrato nei soldati che tornavano dalla guerra del Vietnam. I consultori sono spesso affiliati a gruppi religiosi antiabortisti. Uno dei più importanti è Care Net, rete di centinaia di centri evangelici che forniscono una serie di servizi alle donne in gravidanza nata in seguito alla legalizzazione dell’aborto del 1973. Molly Ford, manager del settore comunicazione di Care Net, ha affermato che le sovvenzioni govenative che ricevono riguardano solo i loro programmi di educazione all’astinenza sessuale e non le attività di consulto per le donne incinte. “I fondi sono completamente separati” ha detto. E ha comunque confermato quanto detto dai consultori coinvolti nell’indagine. “Abbiamo molti studi che dimostrano i rischi legati alla pratica dell’aborto” ha detto. Studi che, però, sono in contrapposizione con quanto sostiene la maggioranza dei medici. […]
Il testo integrale dell’articolo di Angela Zanella è stato pubblicato sul sito di Peace Reporter