Ai martiri della libertà si intitolano le strade. Se ne intitoli una, per favore, a Hina Saleem, la ragazza italo-pakistana ammazzata dai maschi di famiglia, nel Bresciano, perché aveva rifiutato un matrimonio combinato e voleva sposare un italiano divorziato. E si inviti la comunità pakistana all’inaugurazione, la si metta di fronte al nostro giudizio: siamo con Hina, siamo contro suo padre. Se abbiamo ancora qualcosa da dire, nel guazzabuglio caotico e insanguinato del mondo, è che amiamo la libertà concreta, la libertà fisica delle persone. Che nessuna legge religiosa, nessun tabù sociale può permettersi di possedere una persona più di quanto questa persona possieda se stessa e la propria vita. Proprio perché questo principio è difficile da spiegare a comunità che antepongono la morale famigliare e la legge religiosa ai diritti individuali, bisogna che lo si applichi con estrema forza e convinzione. Il conflitto di civiltà, che per tanti versi è solo il pretesto propagandistico per i signori della guerra di tutte le latitudini, è invece una questione vera, e cocente, quando si tratti di vivere con comunità che conoscono solo la legge del Padre. Questo dobbiamo saperlo, e non possiamo illuderci che sia un conflitto incruento. La nostra legge è per tutti. Ed è, qui, in Italia, la sola che vale. Chi non la riconosce, la impari o se ne vada.
L’intervento di Michele Serra è stato pubblicato sul numero odierno di “Repubblica”
La proposta di Michele Serra è molto bella. Chissà se qualche amministratore comunale se ne farà carico.