Gentile direttore, è sempre triste costatare come condizionamenti di secoli, pregiudizi radicati profondamente nella Chiesa, possano indurre ancora oggi persone intelligenti e di vasta cultura a parlare in base a quelli e non in base alla ragione ed ai valori espressi dal Vangelo; uno dei quali e dei più importanti è senz’altro quello dell’uguaglianza. Mi riferisco al discorso che Benedetto XVI ha fatto alle televisioni tedesche sul ruolo delle donne nella Chiesa: «Noi riteniamo che la nostra fede e la costituzione del Collegio degli Apostoli…non ci permettano di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne…Anche nel tempo moderno le donne devono, e noi con loro cercare sempre di nuovo il loro giusto posto». Ecco, il pontefice non si rende conto che compie una grave discriminazione nei riguardi della donne nel momento stesso in cui dice “noi riteniamo”. Quale debba essere il ruolo della donna nella Chiesa, è deciso esclusivamente dagli uomini. Le donne non hanno voce in capitolo. Il giusto posto per loro è inesorabilmente fuori dalla gerarchia ecclesiastica. Ma è ancora più triste costatare che le donne non facciano sentire la loro voce. Anch’esse rinunciano alla ragione. Qualsiasi monaca, colta ed intelligente, con la quale ho affrontato il problema, ha sempre finito per concludere: «Io mi fido della Chiesa: se ha deciso così vuol dire che così è ». Persuasa, come il nostro papa del resto, che lo Spirito Santo illumini soltanto menti maschili.
Renato Pierri
Lettera pubblicata sull’Unità di ieri