Padre Georg, sex symbol consapevole

Come molti agnostici pure un po’ anticlericali, ho un religioso rispetto per chi crede, e per chi si consacra al Signore. È un handicap di partenza che mi nega una gioia condivisa dalla maggioranza delle mie amiche: la peccaminosa ammirazione per monsignor Georg Gänswein, segretario del Papa. In parte è un pregiudizio storico-fisiognomico: quando vedo il bellissimo tedesco con l’aria più da tenente colonnello che da prete mi viene subito l’ansia di venire smistata su un vagone per Treblinka. Ma sono paranoie. Resta il tabù: vietato desiderare un uomo di Dio, meglio Cannavaro […] Però leggendo Novella 2000 ho scoperto che padre Georg e il Vaticano sono più avanti di me, a manetta. Nell’ultimo numero, tra Bettarini, Ilaria D’Amico e Linda Batista che non so chi è, c’è un servizio sul monsignore. E il resoconto di una sua intervista a Radio Vaticana, ed è più sciolto di Bettarini.
Le donne? «I miei sensi sono sani e chi ha sensi sani li usa… Nella mia giovinezza ci sono state ragazze che preferivo». E via così. Padre Georg dice poi di essersi abituato al ruolo di sex symbol. Altro che abituato. Le georgiste sentite sul tema si sentono lietamente provocate; la notizia che mons. Gänswein usa i suoi sensi sta suscitando fantasie al cui confronto Uccelli di rovo era una lettura parrocchiale.
Ma seriamente: a questo miravano il mons. e la radio papale? Non è che — noi agnostici anticlericali rispettosi non osiamo pensarlo — si stia valorizzando il prelato bellone per rilanciare un papato penalizzato dal carisma del pontefice precedente? Benedetto XVI non sarà seccato? Speriamo di sì, una gerarchia vaticana che punta sul sex appeal è imbarazzante come Prodi quando fa i battutoni.
Ps — L’intervista a padre Georg era per i suoi cinquant’anni. Complimenti. Forse cambio idea.
L’articolo di Maria Laura Rodotà è apparso sul sito del Corriere

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