Minuta, piccolina, capelli candidi raccolti sulla nuca, una gamba rimasta offesa dopo l’ultima caduta che le ha spezzato il femore, la dottoressa Laura Perna, 86 anni guida con un attivismo invidiabile, data l’età, un ospedale pediatrico a Kimbondo, una trentina di chilometri da Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Direttrice dell’istituto di pneumologia all’università di Siena, nominata grand’ufficiale dal presidente Oscar Luigi Scalfaro, la dottoressa Parna, nel 1988 è andata in pensione. Ma si sentiva ancora in piena forma e per nulla stanca. Così ha deciso di cominciare un nuovo capitolo della sua vita e si è trasferita armi e bagagli in Africa. Prima, brevemente, in Uganda e in Camerun e poi, definitivamente, in Congo. Qualche incomprensione con il grupo di suore cui si era aggregata in un primo tempo (“loro facevano pagare le visite; io volevo curare la gente gratis”) e infine un sodalizio inossidabile con Padre Ugo Rois, un sacerdote-medico cileno che allora aveva un piccolo dispensario. Ora quell’ambulatorio in mezzo alla foresta è diventato un ospedale che ospita più di 400 ragazzini. “Oltre ai piccoli che vengono portati qui dai genitori – spiega la dottoressa che per camminare deve appoggiarsi a un bastone a tre piedi – ci dobbiamo occupare dei bambini stregoni, un fenomeno che si sta sviluppando in modo esponenziale, legato al continuo propagarsi delle sette religiose che in Africa è diventato un business odioso e diffuso. Quando in una famiglia accade qualcosa di spiacevole o doloroso, la perdita del lavoro o la morte di un parente prossimo, la colpa viene data al malocchio e si cerca dunque il colpevole. Così gli adulti vanno dai santoni delle varie chiese cristiane che proliferano e che promettono miracoli e prodigi. Quei falsi profeti individuano i bambini come i responsabili del maleficio, meglio se i piccoli sono affetti da malattie psichiche o da deformazioni fisiche che li rendono diversi. I genitori e i parenti non fanno fatica a credere che siano posseduti dal demonio. I piccoli marchiati come portatori del male, vengono riempiti di botte, torturati, seviziati e, infine, portati dall’esorcista. E’ l’inizio della fine. I supplizi diventano infiniti: seviziati con ferri incandescenti, gettati nelle fiamme, aperti con coltellacci per far uscire dalle ferite il diavolo”. “Guardi cos’hanno fatto a questo bambino – aggiunge Mrs Kokò, come chiamano quaggiù la dottoressa Perna, abbassando i pantaloncini a un bimbo che avrà non più di sei anni -. Gli hanno tagliato il pene!” La ferita è bestiale e ci si domanda come esseri umani possano arrivare a tanto solo per un pugno di soldi. “Più la vittima grida dal dolore e più il santone ammonisce i suoi genitori: ‘Vedete? E’ posseduto dal diavolo e Belzebù ora sta uscendo’. E’ ovvio che qualsiasi essere umano torturato urli dal dolore, ma gli adulti sono accecati dalle superstizioni, dai tabù e dalle credenze irrazionali. Sono disgraziati, poveri e derelitti e non riescono a capire che si tratta solo di fantasie inventate dai sacerdoti per poter guadagnare denaro a man bassa. Ministri di culti il cui unico scopo è sfruttare la disperazione di chi spera di migliorare la propria vita grazie ad interventi miracolosi”. […] In Africa, soprattutto quella occidentale, ad ogni angolo di strada ci si imbatte in una setta cristiana i cui profeti, facendo leva sulla superstizione e sull’ignoranza, promettono di tutto, in cambio ovviamente di denaro. Sulla via dell’aeroporto della capitale economica nigeriana, Lagos, tra le decine di cartelli che invitano i fedeli a unirsi a un qualche credo, due insegne meritano di essere citate per la loro arguzia: “Se i tuo dio non funziona, prova con il mio”, ammonisce l’immagine di un sacerdote che gravita tra le nuvole, mentre da un enorme cartellone, parafrasando i biglietti aerei last minutes (quelli che si comprano all’ultim’ora e sono scontatissimi), un altro profeta con tanto di scettro e corona promette i “Last minutes miracles”, cioè i miracoli dell’ ultimo momento. […] Il fenomeno dei bambini stregoni si sta diffondendo soprattutto nelle baraccopoli dei nuovi arrivati che circondano le città. Si sviluppa perché, con l’urbanizzazione, vengono meno i valori basilari che regolano la vita nei villaggi. L’organizzazione della società tradizionale africana riserva ai più piccoli le attenzioni della comunità in cui è nato. Se un bimbo resta orfano scatta la solidarietà tribale e tutto il villaggio se lo prende in carico. Viene ricoperto dall’amore tribale che supplisce quello materno o paterno. Ora invece i bambini considerati posseduti dal diavolo vengono allontanati e abbandonati. Le strade di Kinshasa sono piene di bande di minorenni scacciati dalle famiglie. La loro vita assomiglia più a quella dei cani randagi che a quella degli esseri umani. […]
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