Sono i paesi in cui la scienza si intreccia con la storia e la ricerca trasforma luoghi minuscoli e isolati in laboratori preziosi, sfruttando la radice religiosa dell’Italia. Senza i registri raccolti, anno dopo anno, dalle parrocchie locali, gli studi genetici nel nostro paese sarebbero gli stessi portati avanti in tutto il mondo, fra carte, strumentazioni e pareti chiuse: e invece, grazie agli archivi di nascite, matrimoni, morti (con relative cause), cresime e i censimenti dei «fuochi», che dal Cinquecento riempiono i «Cinque libri» delle chiese sparse lungo la penisola, è possibile ricostruire gli alberi genealogici di intere comunità, e la ricerca genetica in Italia si fa anche nei piccoli comuni che punteggiano coste e vallate, da Nord a Sud. Si studia la popolazione, raccogliendo migliaia di dati che, accumulati, permetteranno agli scienziati di identificare i fattori genetici e ambientali che predispongono (o proteggono) da una certa malattia. […] Il principio è che gli «isolati genetici», come sono definiti, siano utili non soltanto per indagare l’origine di malattie rare ma, soprattutto, di quelle più comuni, dall’ipertensione al diabete, dall’osteoporosi alla sordità. Il pioniere, in questo campo, è stato Mario Pirastu […] I cittadini di Talana sono protagonisti anche degli studi sull’obesità: «Il 30% della popolazione è sovrappeso, anche se lo stile di vita è identico a quello di altri comuni vicini – racconta Pirastu -. L’obiettivo è individuare gli avi comuni, che possano suggerire una probabilità di trasmissione genetica della patologia». […]
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