Spesso l’eugenetica è usata come spauracchio e come motivo incontestabile per condannare le tecniche di procreazione assistita (si pensi alle motivazioni per vietare la diagnosi genetica di preimpianto) e le innovazioni biotecnologiche in generale. Il richiamo è sbagliato storicamente e scorretto concettualmente, perché il sottinteso è che “eugenetica” coincida con la politica razziale nazista e perché l’antica eugenetica non ha nulla a che fare con le possibilità che la scienza oggi offre – che potremmo chiamare l’eugenetica attuale o manipolazione genetica migliorativa. L’eugenetica è oppressa dal ricordo della politica nazista di miglioramento della razza e da quel movimento eugenetico che si sviluppa alla fine dell’ottocento e si diffonde in Paesi insospettabili come Inghilterra e Stati Uniti. Seppure in contesti molto dissimili, lo scopo comune dell’ideologia eugenetica consisteva nel migliorare la razza, attraverso l’eliminazione di tutti gli elementi difettosi: mascalzoni, prostitute, criminali, ma anche insufficienti mentali, pazzi, poveri o appartenenti a presunte razze inferiori dovevano essere eliminati, o almeno dovevano essere cancellati dai processi riproduttivi al fine di estirpare i loro geni difettosi. Il fantasma dell’eugenetica nazista è ben conosciuto; forse è meno noto quello che accadde negli Stati Uniti all’inizio del novecento. Tra il 1907 e il 1940 la caccia agli indegni (the hunt of unfit) causa la sterilizzazione forzata o la castrazione di migliaia di esseri umani: la maggior parte di essi erano deboli di mente, malviventi oppure considerati moralmente degenerati; 700 furono classificati come “altro”. La differenza tra quella eugenetica e l’eugenetica attuale è profonda, e l’assoluta condanna della prima non può essere trasferita, totalmente o parzialmente, sulla seconda. L’eugenetica al servizio di una razza migliore schiaccia l’individuo e la sua libertà in nome di una idea autoritaria; per il benessere dell’umanità non esita a maltrattare, umiliare e perfino a uccidere i singoli uomini. La libertà individuale è spazzata via dalla necessità di raggiungere uno scopo che trascende le persone. Al contrario, la possibilità di intervenire a scopo migliorativo sul genoma del nascituro costituisce l’ampliamento della sfera della libertà degli individui, che in quanto futuri genitori scelgono di conferire un vantaggio al nascituro, allo stesso modo in cui possono scegliere il luogo dove farlo nascere e il pediatra che giudicano migliore. Il nascituro non rischia nessun danneggiamento né alcuna violazione dei suoi diritti, ma gode della possibilità di nascere nelle migliori condizioni possibili. L’orrore dell’eugenetica razziale nulla ha a che vedere con gli interventi di manipolazione genetica migliorativa.
L’articolo di Chiara Lalli è stato pubblicato sul blog Bioetica