Sia Hassan Nasrallah che Ehud Olmert sostengono di aver vinto la guerra in Libano. Ma tra avversari così diversi l’idea stessa di vittoria, o sconfitta, non può essere la stessa. Il premier israeliano Ehud Olmert aveva fissato un obiettivo assurdo – la distruzione completa del potere di Hizbullah in Libano – e non è riuscito a realizzarlo. Per Nasrallah vincere significava soprattutto sopravvivere e gli hezbollah non sono stati annientati. Anzi, nell’ultimo giorno di guerra, hanno lanciato contro Israele 246 razzi. Il leader sciita ha subito rivendicato la vittoria, in Iran migliaia di persone sono scese in piazza per festeggiare la “distruzione” di Israele: dopotutto, hezbollah ha ucciso 159 israeliani, compresi 116 soldati “sionisti”. […] In Israele, gli avversari di Olmert a loro volta non hanno perso tempo attaccando la strategia perdente del premier che ha indebolito il potere del paese nella regione. Olmert, appoggiato da Bush, sostiene invece di aver determinato un cambiamento epocale in Libano: secondo la risoluzione Onu 1701, la guerriglia sciita dovrebbe ritirarsi a nord del fiume Litani, disarmare e lasciare il posto all’esercito libanese coadiuvato da una forza internazionale. […] Ma Israele non ha tutte le colpe. Quando sei anni fa si è ritirata dal sud del Libano, gli hezbollah hanno scelto di continuare a combattere. Come Teheran, anche hezbollah sostiene che il suo obiettivo è la distruzione totale di Israele, lasciando di fatto poco margine alla trattativa. La tv della milizia sciita, Al Manar, aggiunge sale sulle piaghe: recentemente ha mandato in onda una serie tv in cui si sosteneva che gli ebrei uccidono bambini cristiani per impastare con il loro sangue il pane pasquale. L’unico modo per migliorare la situazione in Medio Oriente resta quello di concludere un accordo di pace tra israeliani e palestinesi. Al momento Israele non ha alcun dialogo con Hamas che è sulla china pericolosa di un cambio di rotta rispetto al governo precedente: dopo l’esito della guerra in Libano l’illusione più distruttiva è che la Palestina possa essere liberata con la forza. Il Medio Oriente ha davanti a sé giorni neri.
L’articolo di Liliana Cardile (in inglese) è stato pubblicato sul sito dell’Economist, il testo integrale della traduzione in italiano è stato pubblicato sul sito di Internazionale