Il Papa ha appena raccomandato a tutti noi di non drogarci di lavoro, ma la maggioranza degli europei (il 47%, contro il 40% dei contrari) vorrebbe la libertà di lavorare per un maggior numero di ore settimanali rispetto a quanto fissato dalle norme attuali. Lo dice un sondaggio continentale, commissionato dal quotidiano economico Financial Times e realizzato dalla Harris su un campione di 10 mila persone – distribuite in Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna e Germania. I dati non segnalano necessariamente una contraddizione fra l’auspicio di Joseph Ratzinger e il desiderio degli europei: in base a ogni evidenza, il Pontefice ha alzato il suo indice ammonitore contro chi sacrifica troppe cose al feticcio della carriera, insomma ha redarguito i manager e i professionisti, mentre è verosimile che la massa dei lavoratori voglia stare più ore in ufficio o in fabbrica non per inseguire chissà quale sfrenata ambizione ma semplicemente perché ha bisogno di più soldi per sopravvivere, per sé e per la famiglia. Dal nostro specifico angolo visuale in Italia si registra un 43% di «no» al potere governativo di limitare le ore di lavoro, contro un 37% di persone che invece vorrebbero lasciare le cose come stanno, e un forte numero di indecisi (il 20%). Invece è soverchiante la quota dei tedeschi che vogliono essere liberi di lavorare per più ore (addirittura il 65%, insomma due su tre) e nettissima quella dei britannici e dei francesi che hanno la stessa inclinazione (il 52% in entrambi i popoli). Fermamente legati al principio che lo Stato debba stabilire un tetto alle ore di lavoro sono solo gli spagnoli, che esprimono questa opinione in 72 casi su cento. Idee chiare. […] I sindacalisti si mostrano poco in sintonia con la disponibilità dei lavoratori italiani a orari più lunghi, mentre plaudono alle parole del Papa. «Ritengo che sia possibile ridurre gli orari – dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni – visto che gli italiani sono dei grandi lavoratori, infatti siamo il Paese in Europa dove si lavora più sabati». «L’appello del Pontefice è condivisibile – afferma il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani -. L’orario di lavoro va regolato dalle leggi e dai contratti, noi non siamo cultori dell’idea che l’impresa debba essere centro vita umana». «L’invito del Papa è serio – incalza il segretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta – è necessario un equilibrio tra lavoro e riposo». Il sociologo Domenico De Masi, da anni teorico dell’ozio creativo, sottolinea che «troppo lavoro fa male alla salute» e proclama che «Carlo Marx è sempre arzillo: nel 1848 parlava di lavoro alienato e mi pare che, seppur da un’altra angolatura, il Papa affermi la stessa cosa».
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