Cosa significa Dio per gli uomini del XXI secolo? Si interroga su questa cruciale domanda il fascicolo 36 di Liberal, ospitando saggi di 22 autori, tra i quali Michael Novak, Luc Montagnier, James Hillman, Claudio Risé, Uto Ughi, Roberto Formigoni, Abraham B. Yehoshua, Ernst Nolte, Gianni Baget Bozzo, Renato Cristin. Come si vede, studiosi non assimilabili in un’unica visione del problema. Prima di esaminare le riflessioni presenti in alcuni saggi, vorrei però sottolineare come, pur nella diversità, mi sembra ci siano un sentimento e un’esigenza che accomunano i lavori di personalità spesso assai lontane nella loro formazione culturale. Il suggerimento viene dal testo di Novak che cita il volume di Tocqueville, La democrazia in America: «In Europa quasi tutti i disordini della società nascono intorno al focolare domestico e non lontano dal talamo». Non si può dire che negli Stati Uniti la religione influenza le leggi o le opinioni politiche particolari, tuttavia «essa dirige i costumi e, regolando la famiglia, lavora a regolare lo Stato». La fede, dunque, allarga l’orizzonte umano, fa sollevare lo sguardo fornendo alla ragione una scena in cui l’uomo può sviluppare il libero esercizio della responsabilità personale nella storia. Nelle parole di Cristin, che interpreta la filosofia di Husserl, l’esperienza di Dio ci permette di congiungere intuizione e ragione, sensibilità e intelletto in un punto sintetico e dinamico […] Ma il Novecento ha rappresentato nell’Europa dilaniata dalle guerre il secolo della morte di Dio, abbandonando gli uomini al nichilismo, vera malattia spirituale del nostro tempo. La forza straordinaria dell’Islam sta proprio nel fatto di non aver mai conosciuto il fascino della ragione come potenza determinante del mondo, e di aver conservato «un concetto di fede ed obbedienza che trascende radicalmente la ragione occidentale». Di fronte alla potenza islamica «l’Occidente può avere un senso come Occidente se mantiene un suo legame con il cristianesimo, cioè una posizione di combinazione fra la fede e la ragione propria del cristianesimo e dell’Occidente». A Baget Bozzo sembra rispondere a distanza Yehoshua: «La cultura laica e razionalista deve concedere un posto al senso di colpa, fonte di coscienza e strumento di accrescimento della solidarietà e della responsabilità umana. Non si può lasciare che esso rimanga esclusivamente nelle mani delle religioni che possono rivelarsi pericolose e fanatiche». Ma la cultura laica, osserva Nolte, quella che appartiene alla storia europea, erede della tradizione illuminista, è dominata dalla «più astratta e perciò dalla più pura e più tollerante delle religioni. Il suo Dio non era più un signore degli eserciti, ma tutt’al più il costruttore del mondo […]
Alla ricerca di un Dio per l’Occidente
2 commenti
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mamma mia che preri all’acqua di rose,poi mi fà inquietudine vedere tutti parlare di dio in modo pseudo dotto,ma nessuno che abbia alcuna idea di dio se non della paroloa stessa che lo evocherrebbe.magia del linguaggio.bà.
mamma mia che pareri all’acqua di rose,poi mi fà inquietudine vedere tutti parlare di dio in modo pseudodotto,ma nessuno che abbia alcuna idea di dio se non della parola stessa che lo evocherrebbe.magia del linguaggio.bà.
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