Bimbo recluso in casa contro il malocchio

Teneva reclusi in casa, con le imposte serrate per timore del malocchio, il figlio di due anni e mezzo e la moglie di 22 e per questo un albanese di 33 anni, in regola con il permesso di soggiorno e residente in una località della Valnerina ternana, è stato arrestato da agenti della squadra mobile della questura di Terni. E’ accusato di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona della giovane moglie, anche lei albanese, della quale era gelosissimo, e del figlio che non era adeguatamente nutrito e curato tanto che a due anni e mezzo ha il peso e la statura di un bambino di sette mesi. Inoltre non cammina, non parla e gli sono state riscontrate fratture da carico alle ossa dovute unicamente al buio ed alla mancanza di alimentazione. […] Il bambino e stato costretto a vivere quasi sempre sdraiato e al buio con le persiane chiuse per decisione del padre. Non è stato mai visitato da un medico nè sottoposto a vaccinazioni. […] Le sue condizioni, ad un certo punto, si sono talmente aggravate da dovere essere ricoverato all’ ospedale di Terni dove si trova da circa un mese. I medici gli hanno riscontrato una gravissima forma di rachitismo e di ritardo psicomotorio. La situazione è stata quindi segnalata all’autorità giudiziaria e sono cominciate le indagini della polizia che hanno fatto venire alla luce l’ incredibile vicenda. Dagli accertamenti è risultato anche che la madre in alcuni casi aveva cercato di reagire alle imposizioni del marito ma era stata da lui costretta a desistere con la forza. L’ uomo è stato arrestato e condotto nel carcere di Terni.

Fonte: Corriere.it

Un commento

Giovanni

L’informazione si arrocca tenace sulla nostra sbrigativa emotività.
Ne è un esempio la notizia recentemente proclamata dell’uomo albanese che ha segregato figlio e moglie per anni. Paura del malocchio, informano media vari ed eventuali. Ecco cosa ha spinto il folle gesto. E dunque la conseguenza (“paura del malocchio”) diventa causa etiologica della follia.
Noi, tra il compiaciuto e lo sdegnato, abbiamo facile gioco nei commenti: “Ma guarda quanta ignoranza e superstizione”, “Questi immigrati vivono ancora nel medioevo”.
Il tutto condito da un senso di superiorità che illude il popolo italico da secoli.
Un’informazione corretta, obiettiva e forse persino con qualche intenzione di spingere a riflettere la gente, avrebbe facilmente invertito i termini dell’avvenimento: “Un uomo di origine albanese, verosimilmente affetto da psicosi con delirio di gelosia, diagnosi in corso di verifica, ha segregato per anni moglie e figlio. Il delirio di gelosia ha spinto l’individuo a credere che i suoi familiari fossero preda di malocchio”.
In questo modo l’informazione è corretta: l’uomo non è calato in un clima di oscura superstizione, con il rischio di trascinare con sé la propria collettività, ma nel contesto del singolo, affetto da una psicosi che si è manifestata in un personale senso di gelosia superstiziosa.
E noi, tronfi della nostra presunta superiorità (che richiede un’ampia amnesia sul passato, recente ed attuale modo di essere del popolo italiano e dei suoi degni rappresentanti), tralasciamo il fatto che in alcune regioni della fulgida Italia (dal Nord al Sud), fino a pochissimi anni fa bambini affetti da epilessia “vivevano” segregati in casa perché la malattia era considerata una vergogna sociale in cui a volte si calava la ferita superstiziosa di un marchio diabolico.
Cordiali punti interrogativi.
Giovanni Sicuranza, medico legale. Bologna

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