Quando abitava a Sarezzo, nella casa con la parabolica puntata verso il Pakistan, non immaginava che un giorno avrebbe dovuto incontrare così tanti giornalisti. Non immaginava tante altre cose Bushra Begum, 46 anni, la madre di Hina, quando era venuta in Italia con tutta la famiglia. Viso triste e occhi che sembrano sempre sul punto di piangere, l’unica cosa che si vede assieme alle ciabatte bianche sotto al sari marrone rosso e ocra. Non immaginava che avrebbe dovuto ripudiare suo marito Salì in una conferenza stampa: «Non voglio più sapere niente di lui. La colpa di quello che è successo è solo sua. Non posso perdonarlo, non andrò a trovarlo in carcere». Né che tutti un giorno l’avrebbero vista piangere: «Hina era mia figlia, le volevo tanto bene. Non era ubbidiente, ma in quale famiglia non ci sono litigi fra genitori e figli?». […] «Non era obbediente, non ci ubbidiva, non era una brava musulmana. Restava spesso fuori di casa, non diceva dove andava, con chi, cosa facesse… Non sapevamo nulla di di lei. Ma io le volevo tanto bene. Non volevo che succedesse quello che è successo. Voglio spiegare che anche se c’erano dei litigi in famiglia, noi non uccidiamo i nostri figli per questo». […] «Era un marito buono e un buon padre (lo dice in italiano, ndr). Minacciava di picchiarla ma non direttamente. Lo diceva a me e io lo dicevo a lei. Non ha mai detto che l’avrebbe uccisa. Il suo è stato un gesto di rabbia. Quando Hina ha raccontato nella denuncia ai carabinieri che suo padre la picchiava, era tutto inventato». […]
L’intervista di Fabio Poletti a Bushra Begum è stata pubblicata sul sito della Stampa