Viene dal Massachusetts la scoperta che potrebbe riconciliare la ricerca medica più avanzata con un gran numero di vincoli etici e religiosi. Una squadra di ricercatori ha annunciato ieri di aver creato cellule staminali, indispensabili per la rigenerazione dei tessuti, senza distruggere gli embrioni dai quali queste cellule sono prelevate. Se la svolta si confermerà, cadrebbe dunque l’obiezione principale sollevata fin qui alla ricerca sulle staminali, perché diventerebbe possibile ottenerne senza alcuna conseguenza per l’embrione. L’articolo è stato pubblicato ieri pomeriggio nell’ultima edizione della rivista scientifica Nature ad opera di un gruppo di ricerca di un’impresa privata. La società biotecnologica, relativamente piccola, si chiama Advanced Cell Technology, ed è arrivata alla scoperta di un metodo applicabile sull’embrione umano appena pochi mesi dopo averlo messo a punto per i topi. I ricercatori del Massachusetts sono infatti riusciti a generare colture di cellule staminali, capaci di riprodursi per sostituire tessuti in varie parti del corpo, aspirando singole cellule da embrioni appena fertilizzati. La tecnica è derivata dalle biopsie su singole cellule per controllare la qualità degli embrioni nei centri di fertilità nei quali si compiono gli impianti. Advanced Cell Technology sostiene infatti che è possibile estrarre non più di una cellula dall’embrione. Quest’ultimo dev’essere appena fertilizzato. Quelli utilizzati fino a questo momento per la ricerca sulle staminali sono invece sempre stati «vecchi» di una settimana, e destinati alla distruzione con il prelievo di una parte di tessuto per le colture di staminali. Potrebbero dunque venire meno le riserve di tipo etico sollevate fin qui da chi sostiene che l’embrione è una forma di vita potenziale o reale. Certo i nemici della ricerca sulle staminali non mancano. Il mese scorso il presidente americano George W. Bush ha messo il suo veto su una proposta di legge del Congresso che garantiva finanziamenti federali alla ricerca sulle staminali. E ieri la Casa Bianca ha concesso solo una timida apertura di credito. «Questa tecnica non risolve le preoccupazioni — ha commentato un portavoce — ma è incoraggiante vedere che almeno gli scienziati fanno seri sforzi per abbandonare attività che portano alla distruzione degli embrioni». […] commenta Roberto Colombo, direttore del Laboratorio di Biologia molecolare e genetica della Cattolica di Milano —. La biopsia di un embrione comporta sempre un serio rischio per la salute e la sopravvivenza dello stesso». Inoltre — altra obiezione avanzata dai critici — questa tecnica implica comunque una fertilizzazione in vitro dell’embrione. Il capitolo dei problemi legati all’etica resta così aperto.
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