E a proposito di parole, di difesa ad oltranza dell’embrione e di cattivi argomenti, un articolo di oggi di Lucetta Scaraffia (Embrioni orfani, che fare? I cattolici si dividono, “Il Corriere della Sera”, 31 agosto 2006, p. 39) ripropone alcune delle disattenzioni lessicali e concettuali che infestano il dibattito bioetico. Prima tra tutte la sovrapposizione tra essere umano e persona (o tra vita personale e vita umana). Termine descrittivo, il primo, che chiarisce l’appartenenza di un individuo a una determinata specie; termine morale, il secondo, che attribuisce ad un individuo alcuni diritti in base a determinate proprietà.
Scaraffia definisce come poco felice l’aggettivo residuale per denotare quegli embrioni crioconservati che tanto scandalo hanno suscitato in questi mesi. E preferisce chiamarli ‘abbandonati’ dai genitori che hanno intrapreso la fecondazione artificiale (abbandonati, si badi, così come adottabili sono termini che nel senso pieno si riferiscono alle persone. Come sostiene Gorge Lakoff le scelte lessicali nascondono scelte concettuali precise). Riportando il parere del Comitato Nazionale per la Bioetica sull’adottabilità di questi embrioni, Scaraffia ne mutua le imprecisioni: l’adozione per la nascita (così il CNB) “non solo salverebbe delle vite umane, ma sottolineerebbe, dal punto di vista giuridico e simbolico, lo statuto di vita umana degli embrioni, rendendo più difficile, se non impossibile, il loro utilizzo a fini di ricerca”. E prosegue: “Come ha sottolineato D’Agostino nella presentazione del documento «il diritto alla nascita non può che prevalere su ogni considerazione etica e giuridica in senso contrario»”. Naturalmente, Scaraffia non si prende il disturbo di giustificare simili affermazioni, dando per scontata una serie di premesse che invece dovrebbero essere discusse: l’equivalenza di essere umano e persona, appunto, l’attribuzione dei diritti fondamentali e le ragioni di tale attribuzione. “Confermare l’identità di esseri umani” agli embrioni è superfluo: chi negherebbe loro l’appartenenza alla nostra specie? Come è possibile convincere Scaraffia e compagni che la questione centrale non è assolutamente questa? È malafede o ignoranza? Oppure distrazione? […]
Il testo integrale dell’articolo di Chiara Lalli è stato pubblicato sul blog Bioetica