Divorziati: Vangelo o comunione?

Gentile direttore, la teologia insegnata alla Facoltà Teologica di Milano, è avanti un pochino rispetto alla teologia del Vaticano, ma è sempre ben distante dal vangelo. Alberto Bonandi, docente di teologia morale, sull’ultimo numero di “Teologia”, la rivista della Facoltà, propone una nuova via (lunga, difficile e complicata!) per ammettere alla comunione i divorziati risposati. Le condizioni indispensabili per concedere l’eucaristia al povero divorziato risposato, dovrebbero essere: a) riconoscimento della gravità del peccato dell’infedeltà, e della intangibilità dell’unico matrimonio; b) accoglimento della penitenza proposta dal sacerdote; c) serietà piena dell’impegno nell’unione presente, che coinvolge l’intera vita di persone quali la convivente e i figli. Mi limito a riassumere in cosa dovrebbe consistere il cammino penitenziale per il malcapitato: esso prevede l’intervento di un sacerdote il quale fa riferimento al vescovo o a un suo delegato penitenziere. Richiede inoltre una certa durata da stabilire con sapienza e comprende alcune delle seguenti opere penitenziali, secondo il tradizionale triplice modello di preghiera, digiuno ed elemosina, ritmate su una scadenza giornaliera o settimanale per alcuni mesi… recita del rosario, pellegrinaggi, digiuno moderato dal cibo e dal divertimento…E come se non bastasse: l’ammissione ai sacramenti non può essere decisa privatamente dal singolo fedele in base a un proprio individuale giudizio di coscienza, ma passa integralmente attraverso la celebrazione ecclesiastica e il ministero sacerdotale. Viva la teologia! Ma non basta un’occhiata al vangelo per rendersi conto che Gesù qui e ora non rifiuterebbe l’eucaristia a nessuno? Nella parabola del grande convito (Lc 14,15s) Cristo non fa dire dal padrone al servo: «Va’ per le strade e lungo le siepi e forzali ad entrare, affinché la mia casa sia piena»? I pani e pesci non furono forse distribuiti a tutta la folla adagiata sull’erba, senza distinzioni di sorta? Ed il pane spezzato ed il vino dell’ultima cena non furono offerti a tutti, apostolo traditore compreso?

La lettera di Renato Pierri è stata pubblicata oggi sull’Unità