Il giorno dopo la riunione straordinaria della Consulta islamica, l’Ucoii non fa marcia indietro. Dopo aver riconosciuto, in una lettera indirizzata allo stesso ministro Giuliano Amato, come un «errore di comunicazione» l’equiparazione Israele-nazismo da loro promossa in un’inserzione a pagamento sui quotidiani del gruppo Poligrafici editoriale, non indietreggia nemmeno di un passo. Forte, come ha dichiarato il portavoce dell’organizzazione Hamza Piccardo, dell’ampio radicamento nelle comunità islamiche italiane. Ragione per cui non temono di essere espulsi dall’organo consultivo, i cui membri sono scelti a discrezione del ministro degli interni. Ma sono invece molte le voci che si sollevano per chiedere ad Amato di fare a meno della loro consulenza. Soprattutto dalla Casa delle libertà, naturalmente, con punte di islamofobia come quella dell’ex ministro leghista Roberto Calderoli che spara: «L’Ucoii non deve essere espulsa dalla Consulta islamica, ma dal paese: l’associazione e soprattutto i suoi iscritti». Ma non solo: anche i Verdi condannano l’atteggiamento assunto dall’Ucoii e l’Italia dei valori invita Amato a «tenere in considerazione» un’eventuale espulsione. E, a parte l’ovvia reazione degli altri membri della Consulta, anche i Giovani musulmani si dissociano e il neodeputato Dl Khaled Fouad Allam avverte: «La Consulta non deve contare su chi ha una rappresentanza e una visibilità maggiore ma su coloro che hanno maggiore autorevolezza, cioè capacità di saper distinguere e scegliere il meglio per l’integrazione». Ma Amato, che ha definito «inaccettabili» le posizioni espresse dall’Ucoii, sceglie di non espellere nessuno. Ma propone un percorso che passa per una Carta dei principi e dei valori dell’Islam italiano. Per il momento è solo una bozza per punti distribuita ai 16 membri della Consulta con il compito di tornare alla prossima riunione, il 3 ottobre, quando saranno presenti anche esperti di concordato, con riflessioni ed elaborazioni più ampie. […] «La costituzione italiana è ottima e abbondante – commenta Hamza Piccardo – e ci sono già le leggi. Se si vuole fare una carta ad hoc per ribadire quali debbano essere i valori dei musulmani, va benissimo. Ma non ne vedo la necessità». Eppure la bozza presentata da Amato non prevede solo una serie di punti già presenti nella nostra costituzione e quindi anche di facile accettazione da parte della comunità musulmana residente in Italia. Dal «ripudio della guerra» (nella «cornice del ripudio della pena di morte», però), al «sostegno degli assetti democratici, dei quali è parte inscindibile il rispetto delle minoranze e dei diritti della persona», dai «principi di non discriminazione e di pari opportunità», alla libertà religiosa, di coscienza e di espressione. Ce ne sono altri non altrettanto scontati: la «parità dei coniugi», ad esempio, o «i diritti del minore e la potestà educativa». Oppure il «sistema scolastico, fondato sulla cultura della compresenza»: «Nessun problema – assicura Piccardo – anche perché la costituzione ammette le scuole private religiose». E se Mario Scialoja (Lega musulmana mondiale) aggiungerebbe «il ripudio della violenza e del terrorismo, il diritto di esistere di Israele per arrivare ad una pace in Medioriente, la parità uomo-donna e il riconoscimento della pluralità dell’Islam italiano», Khalid Chaouki, giovane membro della Consulta, propone che si aprano spazi comunicativi televisivi, che possano rompere gli stereotipi e parlare dei musulmani italiani, non solo dal punto di vista religioso, ma anche culturale. Dare spazio, insomma, al contrario delle intenzioni di alcuni, ai temi che interessano coloro che guardano più all’Italia che alla «sofferenza della umma (comunità islamica) mondiale».
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