“San Francesco non era solo un ambientalista e un pacifista: era soprattutto un uomo convertito”. Benedetto XVI ha voluto ricordarlo oggi in un incontro con i parroci della diocesi di Albano, ricevuti nella residenza estiva di Castelgandolfo. “San Francesco – ha spiegato il Pontefice parlando a braccio – prima era quasi una specie di play boy ma poi ha visto che questo non era sufficiente, ha capito che doveva allargare la sua vita aprendosi a Dio e agli altri”.
Il problema non è cosa abbiano fatto i santi cattolici prima della loro “conversione”. Il problema è quando questi santi (ad esempio Agostino) hanno la pretesa che quello che hanno fatto in gioventù è peccato, e quindi da vietare ai miliardi di esseri umani che popoleranno il pianeta dopo di loro. Su questo particolare aspetto non ci sembra che il papa o i suoi predecessori abbiano speso molte parole.
Non sono cose che vi devono interessate queste…. pensate alla vostra cultura atea!
L’egregio Francesco di Assisi è una delle tante più o meno illustri pedine nella globalizzazione mentale del papato. Globalizzazione cattolica, per l’appunto.
Due i concetti espressi dall’ultimo pontefice.
Francesco di Assisi era un quasi un play-boy.
Poi si è convertito costituendo un esenpio di virtù.
In merito al primo punto: il proto-santo viveva nei suoi tempi, né meglio né peggio di altri, in una prospettiva statistica, per quanto riguarda l’attività sessual-godereccia.
Da notare che all’epoca andava molto di moda la stufa, che, al contrario dell’oggetto incandescente che sfrigola nell’intimità domestica attuale, era un luogo simile all’osteria dove di incandescente si svolgevano frequenti e ricercate orge, di vino e di sesso.
E la stufa non era che il ritrovo sociale e frequentato di attività goderecce che scaldavano, alla meno peggio, il popolo sull’esempio quotidiano della doppiezza vescovile (non fare sesso, peccatore, e intanto girati che noi ci diamo dentro!).
Se Francesco era quasi un play-boy, il papa e i suoi accoliti erano interamente play-boy. O qualcosa di molto più losco, considerato che approfittavano di una posizione di summo potere per smuovere le loro sacre verga.
Comunque, a mio avviso l’aspetto più interessante rimane appunto nella scelta lessicale e nel messaggio finale di questo Benedetto.
“play-boy”, termine che non ha nulla a che vedere con il costume dell’epoca pre-francescana, così come nei secoli a venire, è invece efficace per raggiungere le masse, giovani e meno giovani, attuali. E con questa espressione così immediata e, aggiungrei, mediatica, la morale finale è meglio comprensibile: pentiamoci, dopo dissolutezze varie ed eventuali, e viviamo una vita lontana dal peccato. Ovvero, quella stabilita dogmaticamente dalla Chiesa.
A conclusione, e a proposito di dogma, interessante il commento di “ascoli”: assoluto, chiuso, esclamativo. Come appunto la religione insegna.
In questa ottica, in effetti, avrei potuto risparmiarmi tutte le suddette divagazioni, ed esclamare semplicemente: “Il messaggio del papa vuole plasmare le menti!”.
In attesa di comprendere quali sono le “cose” che ci devono interessare, in odore di lista proibita di cui la Chiesa è abile autrice, mi permetto, nella mia fallibilità umana, di fare notare che questi et similiari messaggi di Sua Santità (nel senso che non è Mia) ci riguardano prorpio perché sono rivolti a plasmare esempi di vita nella coscienza di tutti su peccato e sensi di colpa.
Oltre la libertà di pensiero e di progresso.
Amen.
MA LA CHIESA PARLA AI SUOI FEDELI E DICE CIO CHE VUOLE?! TU SEI CATTOLICO?! NO… E ALLORA CHE PARLI, CHE DISQUISISCI?!
Ascoli, rilassa le sante membra.
La Chiesa non parla solo ai cattolici.
Intanto, perché se parlasse solo ai fedeli, non si chiamerebbe cattolica, ovvero “universale”. Ma a parte questo perigirnare lessicale, meno fumoso di quanto sembra in quanto contiene già le intenzioni originarie di conquistare menti e corpi da parte dei vescovi del primo concilio, potrei iniziare dalla caduta del frammentato impero romano, cioè dal V secolo, per elencare (purtroppo con imbarazzo di scelta) fino ad oggi le gravi e continue ingerenze dello Stato Vaticano sulla gente, l’italiota in particolar modo.
Le frodi della Chiesa e le collusioni economico-finanziarie sono così ovvie ed evidenti, che ti propongo un dibattito aperto in cui discutere di contenuti.
Anzi, ho come la vaga impressione di avere già sopra esposto contenuti e non frasi assolutistiche con dogmatici punti esclamativi.
Se riesci a dimostrarmi (dimostrarmi, non “urlarmi”) che nel corso dei secoli ad oggi la Chiesa si è rivolta solo ai suoi fedeli senza tentare di entrare nella politica storica ed attuale, nel modo di vivere e pensare dell’italiano e degli altri popoli (per fortuna loro con minore fortuna), mi sa che è la volta buona che rinnego l’UAAR e vado in pellegrinaggio.
Inoltre, un gran numero di individui sono “fedeli” solo per “appartenenza sociale” e “apparenza”, proprio a causa di un continuo e secolare plasmare della Chiesa sulla struttura sociale.
Avere una fede acquisita nel constesto della gerarchia ecclesiastica può presupporre indignazione e censura su chi cerca di smontare o non seguire le stesse fideistiche idee.
Credere con fede può diventare la rabbia di chi morde nel nome di dio o sue emanazioni, di chi sostituisce il contenuto con la forma.
E, anche questo la storia insegna (il discorso vale per tutte le religioni monoteiste), usare le armi in mancanza di sostanza.
Ripercorrendo gli avvenimenti storici ed attuali, sembra infatti che le civiltà seguaci di credi monoteisti siano generalmente più aggressive e chiuse di quelle poche illiuminate da mente laica (termine inteso per contrapposizione a teocratica; da notare che anche il nostro Stato, nonostante le parole, ha molte espressioni “teocratiche” a cui si inchinano volenteri politici e media).
L’avversario merita il silenzio (si pensi ai roghi di corpi e di libri, con grave danno anche per la pseudocultura dei nascenti e zoppicanti stati italioti, si pensi alle richieste recenti di censura di operette come il “Codice da Vinci” da parte di molti rappresentanti del clero).
Ovviamente assoluto.
Disquisiti saluti laici.
PS: nel caso non volessi accettare un dibattito su contenuti (ribadisco “contenuti”, non verità assolute a cui non intendo partecipare oltre), ti chiedo di fornirmi un elenco di argomenti di cui io e gli altri atei, agnostici et similia non dobbiamo occuparci.