Nella Consulta per l’islam italiano si sta consumando una resa dei conti che alla fine potrebbe risultare salutare sia per il milione di musulmani che hanno messo radici tra noi, sia per l’intero Paese. Il condizionale è d’obbligo, perché l’esito concreto dipenderà da quello che accadrà nei prossimi giorni. La querelle sulla clamorosa iniziativa mediatica dell’Ucoii […] è il detonatore di una bomba a orologeria di cui l’ex ministro Pisanu (inventore della Consulta) aveva da tempo intercettato il minaccioso ticchettio, e che il suo successore Amato sta faticosamente cercando di disinnescare. Nella tempestosa seduta dell’altroieri, l’Ucoii ha rifiutato di recitare il mea culpa sull’inserzione incriminata e il ministro dell’Interno ha commentato che questo rifiuto «non potrà restare senza conseguenze». Sono in molti a reclamare l’espulsione dell’associazione dalla Consulta, altri sottolineano che una decisione in questa direzione farebbe il gioco dei duri che non aspettano altro che recitare il ruolo delle vittime, mandando in frantumi un organismo nato con l’ambizione di essere il cantiere di un islam aperto ai valori della modernità. […] la vittoria in ipotetiche «elezioni islamiche» non autorizzerebbe in alcun modo pronunciamenti e comportamenti che minano la convivenza o mettono in discussione i suoi fondamenti. La condanna del terrorismo, l’esecrazione dell’Olocausto, il rifiuto della discriminazione razziale, l’accettazione inequivocabile della democrazia e del pluralismo sono capisaldi del diritto, pe r nulla negoziabili. E non ci può essere alcuna tolleranza per chi non accetta apertamente e lealmente la libertà di coscienza (compresa la possibilità di conversione) e la parità dei coniugi nei rapporti tra loro e nella potestà educativa, con conseguente rifiuto di «tradizioni» come la poligamia, il ripudio della donna, i matrimoni combinati, l’obbligo di indossare il velo. Su questi argomenti, spinosi quanto ineludibili, verterà la Carta dei principi che è in (faticosa) gestazione all’interno della Consulta per l’islam, e verrà discussa nella prossima riunione dell’organismo ministeriale, durante la quale la resa dei conti tra chi lavora per l’integrazione e chi vuole uno Stato nello Stato dovrà essere totale. Quei principi devono essere condivisi da ogni italiano, come pure da chiunque aspiri a ottenere la cittadinanza del Paese che ha scelto come sua patria. Ma anche a chi rimane «straniero» è chiesto di rispettarli e condividerli […]
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