Sono circa 2 milioni e mezzo, di cui il 31,7% separate legalmente, il 30% divorziate, il 26,3% separate illegalmente e il 12% coniugate dopo il divorzio. […] Questo l’ identikit delle «separate» italiane, spesso intraprendenti che sono capaci di ricostruirsi una vita e di coltivare interessi e passioni (secondo i dati Istat). […] È il ritratto che viene fuori da uno studio condotto dall’associazione «Donne e qualità della vita», presieduta dalla dottoressa Serenella Salomoni, su un campione di 1.000 donne separate. Di queste, il 20% non sono riuscite ancora a digerire il boccone amaro, mentre il 17% hanno colto l’occasione per dare una svolta alla propria vita. Il 13%, invece, sono cadute in depressione. Solo il 50% ha superato in maniera indolore la separazione. Ma queste ultime come sono riuscite a venirne fuori? Il 34% ha detto di aver represso le proprie frustrazioni dedicandosi a tempo pieno al lavoro. Il 22% ha scelto di concentrare le proprie attenzioni sui figli o, in loro assenza, sugli altri familiari, mentre il 17% sostiene di aver scoperto una nuova ragione di vita nel volontariato, nella politica o nell arte. Il 15% ha intensificato la frequentazione delle amiche. Per il 12%, infine, la delusione legata al fallimento del matrimonio è stata cancellata con una nuova unione. Colpisce, in ogni caso, l’ammontare della percentuale delle donne separate che amano abbuffarsi di tv. Il 62% la guardano in media per 4 ore al giorno, il 29% dalle 2 alle 3 ore, mentre il 9% per un’ora o meno. C’è, poi, chi reagisce invece nella maniera opposta, preferendo alla tv un approccio verso l’altro sesso senza alcun tipo di inibizione. Di queste, in particolare, il 20% si definiscono «bulimiche del sesso». In compenso tra le separate non mancano quelle che, in presenza dell’uomo giusto, si risposerebbero. Sono il 25% del totale.
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