Partito Democratico, un Pacs indigeribile

La cosa che più colpisce nella continua evocazione della futura nascita del Partito Democratico, è il fatto che nessuno ancora sa con quale cemento e mattoni sarà costruita la nuova casa dei riformisti italiani. Una delle poche cose chiare è che una parte della Margherita ha già dettato le sue condizioni e, chiarito, che nelle fondamenta della nuova abitazione non vi potranno essere la laicità dello Stato (se non orientata da Oltre Tevere), i diritti civili (se non quelli strettamente personali ed esclusivamente privatistici) l’autodeterminazione delle donne (poste sempre un passo indietro rispetto alla guida maschile spirituale delle gerarchie cattoliche), le determinazioni scientifiche e le loro concrete applicazioni (da vagliare con parsimonia rispetto alla Verità unica della Morale). A questa seria e, perlomeno cristallina carta d’identità valoriale del nuovo soggetto politico, si risponde da parte d’importanti dirigenti dei Democratici di Sinistra con fiacche precisazioni che invocano misteriose possibili mediazioni. In realtà non si ha voglia di discutere dei «temi eticamente sensibili»; si vuole rinviare il confronto a dopo, quando il partito sarà nato e nessuno ne avrà disturbato la gestazione o peggio congelato all’origine l’embrione. Ma, giustamente, gli ambasciatori e le portavoce di Ruini incalzano il futuro coinquilino, delimitando bene il territorio e definendo tutta la partita valoriale come «non negoziabile». Sarebbe, quindi, interessante conoscere con qualche anticipo di quale natura sarà la trattativa e quale saranno i livelli di mediazione. […] Respingiamo al mittente l’accusa di voler dividere artatamente la società tra laici e cattolici: il conflitto, come sanno bene anche i furbetti, è tra i neo clericali (molti dei quali non pervasi da alcun sentimento religioso) e i propugnatori di una democrazia, matura ed autonoma (tra cui si trovano benissimo moltissimi credenti che testimoniamo la propria fede con i fatti e non sulle copertine dei rotocalchi). Il Partito Democratico, quindi, sarà in sintonia con il vissuto concreto dei milioni di cattolici italiani o si farà guidare dai documenti delle varie Congregazioni ecclesiastiche? Tutto ciò per dire, che quest’indecifrabile Partito Democratico, per com’è presentato, ovvero una sorta di camera di compressione ed annullamento del «socialismo dei diritti» certo allontanerà non solo tante e tanti libertari, ma anche persone che avevano creduto nella possibilità di costruire, in Italia, una sinistra socialista forte ed autorevole, capace di essere all’altezza delle complessità moderne. Si tratta d’esperienze personali e collettive che probabilmente accentueranno i propri percorsi d’autonomia rispetto ad una politica distante se non nemica.

Il testo integrale dell’articolo di Aurelio Mancuso, pubblicato ieri su l’Unità, è stato ripreso sul sito di Gaynews

3 commenti

mauro cassano

E’ desolante e nel contempo oltremodo noioso sentire da tempo le stesse notizie e vedere i politici italiani privi di bussola che si avventurano nella notte in mare aperto. sull’europa da tempo è scesa una coltre di nebbia intellettuale, si sono diffusi falsi valori, si sono raccontate frottole su facili e durature locupletazioni, si è parlato della morale come fatto autonomo e pertanto slegato dagli affari, si sono abbracciate confessioni totalizzanti e totalitarie che vendono le loro verità relative come eterne e incontrastabili.

Si attendeva fiduciosi la formazione di una forza politica capace di portare un po’ di luce razionale che facesse evitare agli uomini gli urtoni contro gli iceberg dell’oscurantismo e dell’ignoranza. Ci si attendeva altresì una forza politica che propugnasse valori laici e democratici e che riconoscesse che l’Europa può essere unita solo sulla base di questi. Una forza capace di pensare in termini di rispetto della dignità umana, dei diritti civili di lavoratori, uomini, donne, bambini, omosessuali, eterosessuali, bisessuali e via di seguito, che offrisse opportunità sociali a tutti a prescindere dalle differenze di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni umane e sociali (come recita l’art. 3 della costituzione italiana).

Con sofferto rammarico si deve prendere atto che questa forza politica autenticamente alternativa e propositiva non c’è, non è all’ordine del giorno, non è nell’agenda politica della classe dirigente italiana che sposta di molte ore indietro le lancette dell’orologio della storia con le scuse del realismo e del cinico machiavellismo.

Lorenzo

Credo che finché i laici italiani (anche i credenti, intendo) non si renderanno conto che la società occidentale post-illuminista è sotto attacco da parte delle religioni organizzate e che occorre difendersi, la situazione non migliorerà.

Forse vale la pena ricordare che gli unici paesi dove la laicità dello stato resiste come valore è quelli dove le comunità di non credenti e/o di laici si sono autoorganizzate in modo da contare sulla scena pubblica. Basti l’esempio francese, con le sue grandi organizzazioni laiche che schierano migliaia di persone (più o meno come un meeting di CL), o quello norvegese, in cui l’associazione etico-umanista è riconosciuta dallo Stato al pari delle associazioni religiose, incluso il diritto di celebrare matrimoni, di entrare nelle scuole, nelle caserme, nelle prigioni a offrire sostegno e una chiara visione razionale (oserei dire anti-raztingeriana) della vita. In entrambi i casi, sono necessarie risorse finanziarie di qualche peso.

L’UAAR è pronta per evolversi in tal senso, e quale delle due strade seguirà, quella francese (su cui si sta muovendo anche la Spagna, mi sembra) o quella norvegese (che poi è anche tedesca, belga, olandese)? Vi faccio un esempio pratico: se nel primo caso l’UAAR dovrebbe continuare a lottare contro il sistema dell’8 per mille, nel secondo si limiterebbe a chiedere di esservi ammessa.

Personalmente, ritengo che il secondo sistema avrebbe lo stesso risultato del primo: piuttosto che far avere una lira all’UAAR, le chiese rifiuterebbero loro per prime l’8 per mille; piuttosto che mettere il crocefisso allo stesso livello del simbolo dell’UAAR, lo toglierebbero loro per prime dalle scuole. E il secondo sistema ha il vantaggio che è molto più semplice da applicare in paesi a scarso tasso di laicità come il nostro.

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