Dopo la pausa estiva lunedì riaprono agli studiosi le massime istituzioni culturali vaticane, l’Archivio Segreto e la Biblioteca Apostolica, rette dal cardinale Jean-Louis Tauran, ma governate dai rispettivi prefetti. E per l’Archivio Vaticano vi sarà una novità annunciata: l’apertura dei documenti di tutto il pontificato di Pio XI (6 febbraio 1922 – 10 febbraio 1939). C’è da scommettere che si moltiplicheranno gli scoop, non importa se fasulli, alla ricerca di clamore e polemiche. E ne farà le spese la storia. Come sottolinea il barnabita Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio, che in questa intervista spiega l’apertura, davvero storica. Mettendo le mani avanti. Solo per riordinare i fondi che si aprono, venti archivisti hanno lavorato per quasi vent’anni: quanti e quali sono questi documenti? «Questa massa di documenti – numerati, inventariati, rilegati o contenuti in apposite scatole – comprende più di trentamila grandi unità (tra faldoni, buste e fascicoli). Entrare nel dettaglio è impossibile, ma sono quattro le serie che costituiranno l’ossatura della futura ricerca: gli archivi delle rappresentanze pontificie, quelli della Curia romana, il grande archivio della Segreteria di Stato e quello della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari. Va ricordato che la prima guerra mondiale, la disgregazione dei tre grandi imperi (austroungarico, russo e ottomano), il risveglio delle nazionalità e la nuova politica di relazioni internazionali della Santa Sede, avviata dopo il 1870 e sviluppata da Benedetto XV e Pio XI, portarono alla nascita di molte rappresentanze pontificie, con ben ventisette archivi ora resi per la prima volta disponibili ai ricercatori. […] «In confronto con le aperture praticate da molti archivi di Stato senza dubbio gli archivi della Santa Sede sono cronologicamente arretrati, forse di quindici o vent’anni. Ma le legislazioni archivistiche degli Stati si basano di solito su scadenze cronologiche fissate secondo le diverse classi di documenti; per la Santa Sede, invece, si usa aprire per interi pontificati, per necessità di coerenza archivistica. […] un lavoro che dura decenni e che le forze dell’Archivio Vaticano, limitate benché negli ultimi anni molto accresciute, devono affrontare compatibilmente con il lavoro ordinario. L’Archivio infatti – è bene ribadirlo – non è frequentato solo da ricercatori dell’età contemporanea, che sembrano presi da una speciale febbre di conoscere i documenti dell’altro ieri, ma soprattutto da studiosi del medioevo e dell’età moderna, le cui esigenze vanno ugualmente accolte». […]
E Pio XI esce d’Archivio
Un commento
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“C’è da scommettere che si moltiplicheranno gli scoop, non importa se fasulli…”.
Coda di paglia?