«Una reazione di pura intolleranza». Giurista, ex garante della privacy e “laico dichiarato”, Stefano Rodotà era stato invitato lunedì sera al seminario di studio dei gruppi parlamentari dell´Ulivo tenuto a Frascati. Con il cattolico Leopoldo Elia, si era confrontato sui temi della bioetica. Ma il suo intervento non è andato giù ad alcuni cattolici della Margherita. […] «Sono rimasto colpito dalla loro reazione. Anche se certe firme le conosciamo bene…». In che senso? «Sono le stesse persone che in questa fase hanno sempre assunto posizioni di rigetto rispetto a un punto di vista diverso. Sono le stesse persone che hanno contestato l´incarico di verifica della legge 40 affidato dalla Turco a una persona competente come Maura Cossutta solo perché ha un certo cognome. Insomma, anche lunedì evidentemente c´era una voglia pregiudiziale di aprire la polemica. Ma sia chiaro: ho detto certo cose con convinzione e le confermo tutte. Non è con la diplomazia che si fanno passi avanti su temi così delicati». Lei dà per scontati il testamento biologico e i Pacs, tanto più che sono già sanciti da alcune convenzioni europee. La risposta dei cattolici era naturale, no? «In quella platea non ho parlato di fronte a cultori della materia. Lì c´erano i legislatori italiani. Loro dovrebbero sapere che la convenzione europea di biomedicina è stata approvata dalle Camere nel 2001 ed è legge dello Stato. All´articolo 9 di quel testo si dice che il medico, quando un paziente non è in grado di intendere e di volere, deve, sottolineo deve, tenere conto dei desideri precedentemente espressi. Il punto quindi non è se il testamento biologico è ammissibile o no. Il Parlamento ha già detto di sì! E mi pare singolare che certi ambienti cattolici si ricordino della convenzione lì dove vieta la creazione di embrioni solo per fini di ricerca e la dimentichino per il testamento biologico. Nelle leggi non si può prendere fior da fiore». E i Pacs? «Qui la posizione è più mediata. Ho ricordato che nella carta dei diritti fondamentali della Ue, votata dalle Camere a larghissima maggioranza, si distingue il matrimonio tradizionale da altre forme di coppia. Ma cade il vecchio riferimento alla diversità di sesso. Dunque non si possono fare alcune cose e poi dimenticarle. Il legislatore ha l´obbligo della coerenza». […]
Il testo integrale dell’intervista di Goffredo De Marchis a Stefano Rodotà è stato pubblicato su Repubblica ed è scaricabile dal sito della Camera dei deputati
Ma soprattutto il legislatore dovrebbe far le leggi per tutti, non solo per una parte della popolazione. Questo se lo scordano sempre.
Tutti gli animali sono uguali.
Ma alcuni sono più uguali di altri.
Bene Rodotà. Non un passo indietro di fronte agli estremisti cattolici!
però è importante sostenere le tesi di Rodotà: gli integralisti cattolici sono impegnatissimi, hanno gente che scrive migliaia di lettere ai giornali, fanno lobby per entrare in TV, organizzano manifestazioni pilotatissime sfruttando manodopera a costo zero (preti suore e loro succubi) e gli ingenti mezzi finanziari di cui dispongono.
Le e i non credenti, nel pieno rispetto della libertà di ciascuno, dovrebbero far sentire più forte la loro voce contro l’integralismo, che non è solo quello di parte dell’islam, ma anche quello del cattolicesimo ufficiale, la più potente e pericolosa lobby politica del mondo-
caro Lorenzo
mi chiedo come non si possa essere d’accordo con le tue parole. Ma il problema è: come far sentire forte la nostra voce, quando sembra che il Vaticano abbia dalla sua parte gran parte del mondo politico e che una fetta consistente della popolazione considera ciò che dicono quei signori come verità assoluta?