Le messe show di quei preti in blue jeans

Sacerdote: «In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Introibo ad altare Dei». Chierichetto: «Ad Deum, qui laetificat iuventutem meam». Iniziava così la messa della mia fanciullezza (fine anni ’50) e il chierichetto ero io, che come tutti quelli della mia età non capiva un’acca di quel che andava ripetendo. […]  A parte il cattivo servizio che si faceva al latino, la messa di quegli anni era la messa che piaceva a Nostro Signore, son certo. Nell’omelia l’officiante non faceva riferimenti politici, vestiva i paramenti sacri, era servito da chierichetti che indossavano un camice, distribuiva le ostie e non le appoggiava nelle mani dei fedeli, era bene attento al comportamento in chiesa dei fedeli e mai avrebbe permesso che qualche donna entrasse con le cosce da fuori o mostrasse seni da Anita Ekberg. Tutto questo è cambiato e io (da ex chierichetto, ex iscritto all’Associazione Cattolica, e prossimo genitore di un sacerdote) sono incazzato nero. Lasciamo stare la lingua. Il passaggio dal latino all’italiano (avvenuto il 7 marzo 1965) è stato, credo, una cosa giusta. I fedeli ripetevano frasi dal significato misterioso, e qualcuno, a furia di litanie, chinava il capo quasi per sempre; e giusta, credo, è stata la decisione di far rivolgere il volto del prete ai credenti, in luogo delle spalle.  Ma per il resto? Ci sono sacerdoti che concelebrano la messa con la faccia truccata da clown, altri che indossano jeans, altri ancora che fanno salire sull’altare prestigiatori, ballerini e burattinai. In Svizzera qualcuno celebra la messa stando disteso su una sdraio, qualcun altro organizza talk-show. Un prete mio amico ha esposto un cartello dove si ammonisce a non fare elemosina al di sotto dei venti centesimi. Due anni fa monsignor Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, ha redatto istruzioni su ciò che si deve e non si deve fare celebrando una funzione religiosa (Redemptionis sacramentum). In sintesi si ricorda ai sacerdoti che la messa non è uno show, e nessuno può stravolgere gli atti liturgici.  […] E che dire delle musiche? Ai miei tempi lo spirito si elevava con le armonie di Bach, Haendel, Schubert, o con i meravigliosi canti gregoriani; oggi gli atti liturgici sono accompagnati da canti che sembrano quelli dei negri raccoglitori di cotone, da musica rap o rock, e manca solo la controfigura di Elvis Presley.
In quanto al modo di presentarsi in chiesa, lasciatemi dire che è una vergogna. Ombelichi da fuori, slip che fuoriescono dai pantaloni, tette che prendono aria. Nei matrimoni, poi, se ne vedono davvero delle belle. Pur di essere ammirate, le parenti dello sposo o della sposa entrano in chiesa con abiti trasparenti (veli), e di recente ho visto un donnone sui cinquant’anni che scopriva un seno all’altezza (alla grandezza) di Pamela Anderson. Il prete l’ha notata, ma è restato zitto. […]

Fonte: IlGiornale.it 

3 commenti

Marco G.

Per una volta concordo: non c’è più niente di sacro, specialmente per certi cattolici. Pur di attaccare briga, ogni pretesto è buono: prima il crocefisso, poi il presepe, e adesso anche la messa.

Turbomaru

Ma spero solo che le idee di Maestro D’Orta si diffondano il più possibile. Pensateci bene, se la messa ridiventa un rito soporifero e incomprensibile senza più nessun appeal, quante persone credete continueranno ad andarci? Non ci sarebbe più il rischio che un giovane possa entrare in chiesa atratto da musiche moderne e orecchiabili o da amichevoli preti in blue jeans! Avremo vinto! Viva i canti gregoriani e viva i preti arcigni e bacchettoni!!
PS. Guardate il trailer di questo documentario made in USA, sui campi scuola religiosi in america: http://www.apple.com/trailers/magnolia/jesuscamp/ inquietante!

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