Paul Poupard, cardinale di Santa Romana Chiesa, è al centro, come dice egli stesso, di «una tempesta mediatica». Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, gli è stata affidata di recente anche la guida del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: è il responsabile del dialogo con l’Islam. Come giudica la marea di proteste seguite al discorso di Benedetto XVI a Regensburg? «Come prima cosa chiederei a tutti di leggere con attenzione il testo della “lectio doctoralis” che il Santo Padre ha tenuto nella sua ex università. E allora sarà evidente un fatto: che il Papa parlava all’Occidente, alla cultura del mondo occidentale, in cui emergono forti tendenze a emarginare completamente il divino dal panorama dell’esistenza. Il senso di quel discorso, se letto nella sua interezza, è molto chiaro: verte sulla necessità che nel mondo occidentale si tornino a coniugare fede e ragione, per dialogare. E invece è apparso esattamente il contrario! Un’interpretazione totalmente opposta». […] Voi del Pontificio Consiglio per il Dialogo e la Cultura sperimentate questo tipo di paura? «Lo sentiamo molto bene; vedo arrivare qui delegazioni da ogni parte del mondo che sentono il bisogno di trovare in Occidente interlocutori religiosi. E davvero per l’Occidente è una mutilazione profonda il voler fare a meno della dimensione religiosa. Ero responsabile del dialogo con il marxismo-leninismo, per la Santa Sede, fino alla caduta del Muro; quello che un sistema esplicitamente ateo non è riuscito a fare, sembra che l’ultraliberalismo agnostico lo compia: la scomparsa di Dio dalla vita». […]
Il Pontificio Consiglio della Cultura nel 1993 ha incorporato, per decisione di Giovanni Paolo II, il Segretariato per i non credenti, creato da Paolo VI nel 1965. Le parole del cardinal Poupard sono un’ulteriore conferma che il Vaticano non sembra interessato a un dialogo con chi non crede.
Che ratzinger intendesse parlare soprattutto all’Europa sempre più secolarizzata è abbastanza evidente, così come pure l’uso strumentale dello spauracchio islamico per ricompattare e rinvigorire la comunità cristiana. Il fatto che abbia provocato le reazioni scomposte dei fondamentalisti è uno degli aspetti tragicomici della vicenda, soprattutto se si tiene conto dell’invito, almeno a parole, al dialogo interreligioso.
L’altro aspetto tragicomico è che ogni volta che si punta il dito contro la natura intollerante, aggressiva, violenta della religione musulmana (che sia il papa o siano delle innocue vignette), i soliti gruppetti di invasati si facciano manipolare da qualche imam, che in maniera altrettanto strumentale li istiga a scendere in piazza a bruciare pupazzi e bandiere, inveire contro l'”Occidente”, attaccare ambasciate, confermando in toto l’immagine di un’islam violento, aggressivo e intollerante 🙂