Porta il burqa, mamme in rivolta

«Le madri mi hanno chiamato preoccupate, forse anche sull’onda emotiva di quello che sta accadendo tra il Papa e l’Islam. A loro quella donna con il volto totalmente coperto suscita diffidenza, diciamo così». Alessandro Nardone, consigliere comunale di An, racconta al telefono come è nato a Como il caso burqa. La storia è semplice: le mamme di una scuola elementare in via Viganò, in pieno centro città, si sono mobilitate per protestare contro un’altra mamma «rea» di accompagnare ogni mattina i figli indossando il tradizionale copricapo musulmano. Ne parla diffusamente anche il Corriere di Como, nel numero in edicola martedì, che riporta l’intervento quasi integrale dell’esponente di Alleanza Nazionale in consiglio comunale. «Le altre bambine guardano con perplessità e forse preoccupazione quella donna – spiega Nardone secondo quanto riporta il giornale brianzolo – È evidente che il suo abbigliarsi suscita una particolare attenzione, e forse timore, negli altri bambini che nulla sanno degli usi e costumi musulmani». La proposta del consigliere è di applicare nei confronti della donna l’articolo del Tulps (Testo unico legge sulla pubblica sicurezza) che vieta di mascherarsi in luogo pubblico. […] È una situazione anomala». Da qui la richiesta di coinvolgere il sindaco Stefano Bruni di Forza Italia. Che intervenendo in una trasmissione radiofonica locale ha definito «inopportuno» che la signora vada in giro col burqa perché «genera una situazione di diffidenza. È un atto ostile rispetto a chi vuole l’integrazione. Condivido la preoccupazione e il fastidio». La vicenda richiama alla mente quello accaduto due anni fa a Drezzo, un paesino nel comasco dove una donna italiana di religione islamica fu multata due volte in due giorni da un vigile per essere comparsa per strada indossando il burqa. Così prescriveva l’ordinanza del sindaco leghista che – ripescando un decreto regio del 1931 – dispose «di non andare in giro mascherati». A difesa della donna, Sabrina Varroni, intervenne anche il presidente della Repubblica Ciampi.

Fonte: Corriere.it

12 commenti

roberto

portare il burqa è una cosa vergognosa e meschina. Si vergognino i trogloditi dei loro mariti.
Razionalmente, mettere davanti agli occhi una rete, migliora la vista.
Quindi un’organo come l’occhio, perfezionato all’estremo da un’evoluzione di MILIONI DI ANNI, viene reso monco da stupide e retrograde motivazioni religiose.
Braaaavi….

Angel

il bello è che di burqa il corano non parla. Il vero problema è che in Italia è vietato girare a capo coperto (per ovvie ragioni di sicurezza). Questo è il punto.
Poi se a lei piace, se ci crede o non è abbastanza forte per uscirne sono “fatti suoi”. Esistono pur sempre le associazioni di donne che aiutano altre donne. Ed esistono cmq persone che in quelle cose “credono”: se è una sua libera scelta non vedo il problema, purchè tutto avvenga nel rispetto della legge.

Daniele Gallesio

Non ho nulla in contrario che si coprano corpo, e capelli con tonnellate di lana merinos ad agosto, ma il *viso* deve essere visibile nei luoghi pubblici della Repubblica Italiana.

Nella nostra società ci riconosciamo reciprocamente guardandoci in faccia.

Dover interagire con una persona che non vedo in viso inquieterebbe anche me.

E poi c’è una legge in vigore. Se io vado in giro col volto coperto vengo multato, mi sembra il minimo che multino anche le donne musulmane che nascondono il viso.
In caso contrario sarebbe un favoritismo su base sessuale/religiosa.

roberto

ottima sintesi. In Italia è vietato per legge. Ogni altra obiezione è irrilevante.

2394pangel

Sarebbe sufficiente metere in atto un principio di reciprocità.
Nel senso che se nel tuo paese musulmano non permetti che noi occidentali viviamo secondo le nostre abitudini, neppure tu, musulmano, hai diritto di portare avanti le tue abitudini in occidente.
Sempre restando valido che la legge italiana vieta di girare a capo coperto

Gérard

Ma lo sanno alcuni dei nostri uomini politici che il velo in luoghi pubblici e vietato in alcuni paesi musulmani ( Turchia, Tunisia per esempio … ) !!

Turbomaru

Mamme in rivoltà per una signora con il Burqa? Kissà quante di loro avevano mandato i figli a qualche scuola materna gestita dalle nostre donne velate, cioè le suore? Strano che delle vecchie sessuofobe e arcigne come loro non suscitino diffidenza in queste mamme!

FrAncesco

cari autoritari signori, portare o no un burka è un problema che riguarda la sfera delle libertà individuali. Perchè non dovrebbe portarlo? che male fa agli altri? allora che dovrei dire quando vedo in giro al collo di occidentali signori e signore enormi e bruttissimi crocifissi? niente! non posso e non voglio dire niente perchè è una libertà personale il cui espletamento non fa male a nessun altro.
Altra cosa è quando l’insindacabile religiosità personale si trasforma in un progetto politico che vuole forgiare la società ed il vivere civile secondo i propi comandamenti, cosi come fanno la maggior parte delle chiese del mondo, prime fra tutte quelle monoteiste, che vorrebbero vedere tutti i luoghi pubblici ricoperti dei loro simboli.

riguardo alla “paura” dei bambini, bastava spiegare loro che quella donna seguiva un suo modo di vivere, una sua religiosità. Ma la paura dei bambini è una scusa per nascondere la nostra atavica paura del diverso, alimentata da centinaia di anni di dominio ecclesiale mussulmano, cattolico, ebraico ecc. ecc.

Carlo

Incredibile, l’articolo parla della scuola elementare frequentata da me, ormai molto tempo fa 🙂 Beh, se le condizioni delle aule e delle palestre sono le stesse di allora, i genitori dovrebbero preoccuparsi di altre cose… Personalmente il burqua lo trovo assurdo, ma come detto da FRancesco, non piu’ assurdo di certi terribili crocefissi ostentati come gioielli.

Silvia Viterbo

Condivido le opinioni sopra espresse: purché il viso sia visibile, lasciamo che le musulmane vestano come credono (o come possono), anche perché “mistificare” troppo la questione del velo (anche se in effetti in questo caso si trattava del burqa) secondo me porta solo a discussioni sterili. Passatemi il bizzarro accostamento, ma di questo passo dovremmo arrivare a proibire l’uso della gonna in quanto simbolo della sottomissione della donna all’uomo!!

Marco Zamparini

Come già altri hanno fatto notare, le norme in vigore parlano chiaro: gli individui devono poter essere riconoscibili in luogo pubblico o, almeno, di essere in qualche modo identificabili.
Si tratta, quindi, di avere la possibilità di stabilire chi sta sotto il burqa, chi ne è proprietario, analogamente al possessore di un’automobile (magari con finestrini fumée…) oppure di un motociclista irriconoscibile con il casco integrale.
Perchè non applicare ai burqa la targa, allora?
Chiaramente dovrà essere messo in dotazione un dispositivo atto all’illuminazione della stessa a cui si aggiunge l’obbligo di una accurata pulizia dopo aver percorso tratti fangosi.
Il propietario di un burqa sarebbe, ovviamente, tenuto a denunciarne l’eventuale furto il più presto possibile.

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