Lo scontro di civiltà sul corpo della donna

Agli atti, per i futuri storiografi della guerra mondiale in corso, c’è anche un rap. «Fuck Hirsi Ali Somali / Just two months in Holland and already so knowing / Cancer whore, shit stain, I’ll smash you face». Hirsi Ali è la somala autrice di Submission, il film sulla condizione delle donne islamiche che è costato a lei la libertà, al regista Theo Van Gogh la vita, e a noi mesi di polemiche e di manipolazioni. Gli autori del rap, che promette di «tagliarla in due» e ha un ritornello sulla clitoridectomia, invece sono tre e formano un gruppo hip-hop dell’Aja: olandesi, marocchini di origine. E la domanda che aleggia è una soltanto, sempre più insistente: se, e come, e perché tollerare gli intolleranti. […] Ian Buruma, storico di nascita olandese ma a New York da trent’anni, saggista di fama internazionale (Occidentalismo – L’Occidente agli occhi dei suoi nemici, Il prezzo della colpa), ha risposto andando, guardando, raccontando. L’etica e la filosofia politica sgorgano da una concretezza quasi giornalistica. Il suo libro si intitola Murder in Amsterdam. The Death of Theo van Gogh and the Limits of Tolerance (Omicidio a Amsterdam. La morte di Theo Van Gogh e i limiti della tolleranza), sta uscendo da Penguin in questi giorni negli Stati Uniti e a ottobre in Inghilterra, e già schiera avversari e elogiatori: questi lo tacciano di mollezza e snobismo, quelli lodano lo sforzo di verificare sul campo i limiti del multiculturalismo. […] Ian Buruma raccoglie le ironie contro «la Chiesa della sinistra», il collasso delle ideologie, i pregiudizi incrociati. Qui, su queste questioni cruciali, e non nelle capziosità dei revisionisti e dei «terzisti» nostrani, davvero saltano i concetti di destra e sinistra, o almeno gli stereotipi annessi e connessi. La sinistra accoglie, in nome del multiculturalismo? Hirsi Ali, accolta e integrata, lo considera un delitto. E la destra è ostile agli immigrati perché immigrati, o perché latori di violenza e intolleranza? Fra invocazioni incrociate, qui Voltaire lì il Profeta, e mentre l’idea stessa di progresso e di reazione scivola altrove, lo scetticismo beninformato di Ian Buruma ha il pregio di fornirci l’unica arma che ferma le armi: il dubbio. A meno di non scegliere senza tentennamenti l’intolleranza verso ogni intolleranza (compresa questa?).

L’articolo completo è stato pubblicato sul sito della Stampa

2 commenti

Tiziana

Interessante commento della Stampa, ma questa notizia con questo preciso commento era già apparsa qualche giorno fa nella presentazione del libro di Buruma sul NYT. E’ uscito prima la stampa o prima il nyt? o i due commentatori hanno una identità di visione così forte?

Carlo

Che schifo la storia dei 3 rapper. Sono per la liberta’ di opinione, anche estrema, ma l’istigazione alla violenza esplicita andrebbe punita, cosi’ come gli insulti personali.

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