Gli italiani faticano a credere a Darwin

[…] Il centro di ricerche Observa che si occupa di tenere sotto controllo gli orientamenti dell´opinione pubblica italiana nei confronti della scienza, ha condotto un sondaggio tra i nostri concittadini. I risultati ci danno qualche spunto di riflessione. Se infatti è vero che da noi il creazionismo proprio non va (conquista solo il 17 % delle risposte), è vero che l´ipotesi che dietro all´evoluzione ci sia la mano di una intelligenza superiore trova credito nel 38% dei casi. Il 31% degli italiani pensa invece che Darwin avesse ragione: siamo solo frutto del caso. I risultati del sondaggio sono stati presentati alla Conferenza internazionale The future of Science che è in corso a Venezia durante la giornata di venerdì dedicata al tema dell´evoluzione della vita. Bisogna tener conto di questi numeri. Quello che ci dicono è che mentre nella comunità scientifica la teoria dell´evoluzione non è in discussione, nella società si fa fatica ad accettare i suoi presupposti e le sue conseguenze. […] Come ha sottolineato Edoardo Boncinelli, biologo e genetista, Darwin aveva avanzato due proposte per spiegare le sue osservazioni sugli esseri viventi: la prima è che tutte le specie odierne derivano da uno stesso gruppo primitivo di organismi, la seconda è che la differenziazione sia avvenuta per variazione (oggi diciamo mutazione) casuale e selezione naturale. Mentre la prima gode ormai di un consenso quasi generale, questo non si può dire per la seconda. «Ci sono resistenze psicologiche all´idea che tutto sia opera del caso e che manchi una direzione, una finalità nel processo di differenziazione delle specie che ha portato finoù all´uomo. Quello che dobbiamo ricordare, però, è che queste perplessità non sono critiche scientifiche». […] Ci sono delle caratteristiche che sembrano appartenere solo a noi nel regno animale, questo vuol dire che l´evoluzione ha subito un salto? Tecumseh Fitch, psicologo scozzese che studia l´evoluzione cognitiva e in particolare del linguaggio negli animali, sostiene di no. Solo che per capire alcune di quelle che sembrano peculiarità umane dobbiamo allargare lo studio comparativo a tutto il regno animale, senza fermarci ai nostri parenti più prossimi. Ci sono infatti alcune cose che gli scimpanzè non sanno fare, come ad esempio guardare negli occhi l´interlocutore, ma che ad altri mammiferi, ad esempio i cani, riescono benissimo. L´esempio più spettacolare riguarda però la capacità di riprodurre vocalizzazioni. Sappiamo che nessuna delle grandi scimmie è in grado di farlo, le foche invece sì. E´ stata una grande sorpresa sentire una foca, allevata da un pescatore scozzese, pronunciare in inglese (e con accento scozzese) la frase: «Come over here», «vieni qui».

Il testo integrale dell’articolo di Cristiana Pulcinelli è stato pubblicato sul sito dell’Unità

10 commenti

Giancarlo Sensalari

L’evoluzionismo moderno non ha bisogno di un Progettista: sta in piedi bene da solo. Non mi sembra però che possa dimostrare la non esistenza del progettista. In teoria, quindi, il sentimento religioso può coesistere con l’evoluzionismo, un po’ come il coniglio Harvey nel celeberrimo film di James Stuard. Possiamo forse definire la religiosità come “Sindrome di Harvey”?
P.S. Qualche cinefilo sa dirmi dove trovare il film?

Davide

E se la chiesa cattolica avesse un pò di responsabilità nel vuoto culturale che affligge gran parte degli Italiani?

Enrico

Per la prima volta posso valutare come viene scritto un articolo. Ero alla conferenza di Venezia anch’io ed ho assistito alle relazioni citate dall’articolista. Vedere attraverso a quale filtratura e scrematura siano passate, e quanto poco dei messaggi iniziali sia sopravvissuto nello scritto finale, è sconfortante. Ma mi fa capire perchè l’evoluzionismo sia così poco compreso (e di conseguenza accettato) dall’opinione pubblica, la cui unica fonte di informazione spesso è costutita solo da articoli simili sui quotidiani. E’ necessario rimediare a questo. Purtroppo non ho idea di come si possa fare.

Germano

Anche io, comunque non mi meraviglierei nemmeno se parlasse una puzzola. E’ sul piano filosofico che poi iniziano a snodarsi le nevrosi, dio sì, dio no. Tanto non se ne esce mai col ragionamento. Anche fra gli umani, c’è il più tonto e il meno tonto: forse si spiega anche questo in chiave darwiniana. O forse alcuni sono spirituali ed altri ilici, figli del demiurgo di argilla. Forse la foca ha un’anima, magari più di certi pensatori: per essere felice le basta sillabare.

Carlo

Comunque che il 31% dia completamente ragione a darwin mi sembra confortante, vista l’influenza clericale, i tentativi di disinformazione e l’ignoranza diffusa.

E’ certo preoccupante quel 17% di creazionisti, ma e’ fisiologico dato che la popolazione italiana e’ vecchia e piuttosto poco alfabetizzata.

Manca un 14%, che fine ha fatto??

Germano

Saranno quelli come me che rimangono indifferenti o comunque aperti ad ogni possibilità.

Barbara Monea

Trovo notizie come queste agghiaccianti.
Cmq sono d’accordo con Davide: purtroppo il substrato culturale è quello e non si scappa, condizionerà tutti nonostante gli sforzi contrari.

Andrea

C’e’ proprio da rimaner sconfortati, il 17% crede ancora nel creazionismo, il 38% in qualche modo nel progetto intelligente, solo il 31% nell’evoluzionismo concreto.
La cosa assurda e’ che il 100% usa quotidianamente un’infinita’ di mezzi e prodotti che sono il frutto del sapere che la tecnologia figlia della scienza ci fornisce;
Viviamo in una societa’ sempre piu’ tecnologicamente evoluta ma la maggior parte delle persone non crede nella scienza che consente la produzione di tale tecnologia.
Paradossalmente c’e’ da sperare che le filtrature e le scremature a cui accennava Enrico siano state sostanziose e che i dati non siano corrispondenti al vero, anche se in realta’ non mi stupiscono piu’ di tanto.
Quoto anch’io per il substrato culturale.
Quel che mi chiedo e’ per quanto ancora l’uomo potra’ gestire positivamente la propria tecnologia con questi presupposti.

Emilio Gargiulo

Un ipotetico mondo dove solo chi crede profondamente nella scienza può servirsene…..

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