La madre si alzerà il burqa a scuola

Si toglierà il burqa all’ingresso della scuola, ma solo in presenza di personale scolastico femminile. È stato trovato un compromesso tra una donna tunisina, che si presenta con il burqa quando accompagna la figlia a scuola, e la direttrice scolastica della scuola elementare di Como frequentata dalla bambina, dopo le proteste dei genitori degli altri bambini. La tunisina 40enne, di stretta osservanza islamica, quando esce di casa indossa un velo nero che la copre sino ai piedi, lasciando solo una fessura per gli occhi, in modo tale da non essere vita da nessun uomo che non sia il marito. E questo abbiagliamento lo utilizza anche per accompagnare la figlia alle scuole elementari di via Viganò a Como. Il caso ha suscitato le proteste dei genitori degli altri alunni, che temono che i bambini si spaventino vedendo una persona completamente ricoperta da un velo nero. La protesta è stata appoggiata nei giorni scorsi dal sindaco di Como, Stefano Bruni, secondo il quale una sentenza della Cassazione vieta espressamente mascheramenti tali da rendere non identificabile una persona. Invece secondo il questore di Como, Angelo Caldarola, nessuna legge vieta di andare in giro con il volto coperto. L’islamica aveva dichiarato che se le fosse stato impedito di accompagnare in burqa la figlia a scuola, non avrebbe più mandato la bambina alle lezioni. Alla fine è stato trovato un compromesso con la direttrice scolastica, Armanda Selva. La donna solleverà il velo per consentire al personale scolastico di accertare la sua identità, ma solo se a farlo saranno altre donne, inoltre ha anche accettato di indossare un abito islamico a più colori anziché solo nero.

Fonte: Corriere.it 

13 commenti

Daniele Gallesio

«inoltre ha anche accettato di indossare un abito islamico a più colori anziché solo nero.»

ahahaha… adesso stiamo a disquisire sui colori!!

hahaha, che ipocrisia!
Questa gira in pubblico col volto coperto e noi ci preoccupiamo che i bambini si spaventino perché “è tutta nera”…
…i bambini (e gli adulti) possono provare disagio nel dover interagire con una persona non riconoscibile perché ha il volto celato. Poi che la maschera sia nera o fucsia… a chi volete che importi???

Qualcuno ha forse chiesto ai preti cattolici di mettersi una tonaca da Arlecchino per far catechismo ai bambini?!?!

XD

Siamo al surrealismo!!!

Daniele Gallesio

Se lei ha il diritto di lasciarsi vedere il viso solo dalle bidelle donne, io devo avere il diritto di andare a scuola col viso coperto e di farlo vedere solo ai bidelli uomini.

Altrimenti è una discriminazione sessual/religiosa.

La legge dovrebbe essere uguale per tutti, indipendentemente da sesso e religione.

Germano

E’ ingiusto obbligarla a vestire diversamente, il vestiario è fatto privato, e se si può andare in giro poco vestiti/e si deve poter scegliere liberamente di andare in giro troppo vestiti/e. Ai bambini basta insegnare che le cose nere non sono necessariamente cattive, e non tutte le cose cattive sono nere.

gianni solari

sono certo che nessuna mamma di Como avrà niente da ridire per mamme che accompagnano i figli a scuola in moto indossando un casco di quelli in cui si può vedere solo gli occhi di chi lo indossa.

Daniele Gallesio

Sì, ma quando scendono dalla moto il casco se lo tolgono.
Questa signora pretende di *entrare*a*scuola* col burqa e di farsi identificare solo da personale femminile.

Se io vado in moto col casco integrale e una vigilessa mi ferma, mi chiede la patente, e mi dice di levarmi il casco per vedere se la foto corrisponde o se è la patente di un altro, io ho il dovere di levarmi il casco? O ho il diritto di pretendere che ad accertare la mia identità sia un suo collega *maschio* e che ciò avvenga in privato in modo che nessun occhio femminile possa vedere il mio viso?

Germano

L’accertamento dell’identità in effetti può essere necessario, soprattutto a scuola. No invece a divieti di indossare burqa o simboli religiosi a scuola, quello è parte della libertà delle persone.

Daniele Gallesio

Il divieto di indossare simboli religiosi trova contrario anche me, così come il divieto di coprire tutto il corpo _viso_escluso_ .

Ma il *viso* di chi frequenta la mia scuola io ho il *diritto* di vederlo.

E’ proprio una questione antropologica: nella nostra società da tempo immemore le relazioni interpersonali si basano sul fatto che le persone che si frequentano si *riconoscono* reciprocamente guardandosi in *faccia*.

Così come io da ateo mi adeguo a togliermi il cappello se entro in una chiesa per ammirare un quadro o una scultura, così come mi toglierei le scarpe e indosserei l’apposito copricapo se entrassi in una sinagoga, la signora in questione dovrebbe adeguarsi UN MINIMO ai nostri costumi.

Non le chiedo di mettersi jeans a vita bassa e tanga che fuoriescono da quelli per *omologarsi*.
Non le chiedo nemmeno di scoprirsi i capelli, né di vestirsi sgargiante per essere “più carina” o più simil-occidentale.

Le chiedo solo di rispettare quella che da noi è una regola di BUONA EDUCAZIONE: farsi vedere in faccia da tutti i suoi interlocutori.

Io non parlo con chi non mi mostra il viso.

Una società di persone col volto coperto sarebbe INQUIETANTE.

Germano

Non parlarci è tuo diritto. Vestirsi come crede (salvo certi ambienti) è diritto suo.

Carlo

Sono d’accordo con Germano. E’ un problema ridicolo, ricordiamoci che la legge sul viso scoperto e’ stata fatta in periodo fascista e mi sembra che possa essere superata. Ovviamente in caso di identificazione ufficiale e’ necessario che ci si scopra il viso. Detto questo, il burqua non sta simpatico neppure a me e la famiglia che lo indossa andrebbe controllata, possono esserci dietro altri abusi, tipo le percosse ai figli che sono incoraggiate dai musulmani intransigenti.

Sul fatto che una donna mascherata e in nero spaventi i bambini non ne dubito, ma genitori e gli insegnati ci sono per far capire le differenze che esistenti al mondo.

Andrea

E’ vero, chiunque ha il diritto di vestirsi come crede, ma il volto deve essere riconoscibile, tanto piu’ in un istituto scolastico frequentato da minori, non si puo’ certo pretendere che si consegnino i bambini al termine delle lezioni a chi non si identifica, ma stiamo scherzando?, inoltre la pretesa di poter essere identificata solo da personale femminile presuppone che il minore non possa essere consegnato da personale maschile;
Al di la’ di cio’, non e’ certo un modo per favorire l’integrazione dei suoi figli che sono inevitabilmente oggetto di scherno da parte dei propri compagni.

Daniele Gallesio

Germano,

e la scuola pubblica non dovrebbe essere uno di questi “certi ambienti” dove bisonga entrare a viso scoperto?

Prova ad andare a prendere tuo figlio piccolo a scuola col passamontagna e vedi se non ti dicono di togliertelo.

Perché dobbiamo concedere a una musulmana ciò che (giustamente) non sarebbe concesso a una italiana?

Germano

Io sono insegnante, ho già ammesso che si tratta di un problema (ho parlato di eccezioni per “certi ambienti”). Ma ci vorrebbe anche una regola per le mamme che entrano a scuola vestite di bianco trasparente con tanga nero, per le ragazze coi pantaloni a vita troppo bassa, ecc. Una volta c’era il grembiulino e si era tutti uguali. Ed era meglio. Era anche più democratico.

Daniele

Sì, ci vorrebbe anche una regola contro i vestiti troppo succinti a scuola.
E mi pare che in alcune scuole sia stata imposta.

La scuola non è né una discoteca né una moschea.

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