“L’accoglienza temporanea non è adozione”: questa la scritta che campeggia su uno degli striscioni portato oggi al sit-in organizzato dalle associazioni delle famiglie affidatarie. Una manifestazione pacifica sul sagrato della chiesa di Cogoleto, in provincia di Genova, per dire ai coniugi Giusto-Bornacin di restituire Maria, la bambina bielorussa di dieci anni, nascosta dalla coppia dallo scorso 8 settembre affinché non torni in patria, nell’orfanotrofio di Vileika, dove sarebbe stata vittima di violenze. Le famiglie che hanno manifestato provenivano da Parma, dall’hinterland milanese e da Reggio Emilia e fanno parte delle associazioni aderenti all’Avib, la Federazione di volontariato italiane per la Bielorussia. Continua intanto la battaglia diplomatica con le autorità del Paese d’origine della ragazzina. L’ambasciatore bielorusso Alexey Skripko, nel corso di un colloquio con il procuratore capo di Genova Francesco Lalla, avrebbe assicurato che il futuro di Maria sarà un’adozione da parte di una famiglia, bielorussa o italiana. Ma la coppia di Cogoleto non cede. Oltre alle istituzioni, ha sollecitato anche la Chiesa affinché assuma il ruolo di mediatrice, per assicurare a Maria il ritorno in patria solo dopo un ulteriore soggiorno in Italia, durante il quale la bambina venga sottoposta a cure psichiche che le restituiscano serenità. L’arcivescovo di Genova, monsignor Angelo Bagnasco, commenta: “Si vedrà, attraverso le vie possibili, quale contributo si può portare alla soluzione della situazione”. E precisa che al momento non c’è stato alcun contatto tra la Curia di Genova e la famiglia o l’ambasciatore bielorusso. Disponibile al ruolo di mediatore sarebbe invece il vescovo di Savona Domenico Calcagno, in attesa tuttavia del via libera dal Vaticano. […]
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