Pannella: «Sull’eutanasia la gente è con noi»

Marco Pannella adesso parla di divorzio, gli torna alla mente quella battaglia, quei giorni tumultuosi, proprio nelle ore successive alla divulgazione della lettera di Napolitano a Piergiorgio Welby. Il diritto a una vita «non crudelmente biologica», il diritto a morire.
Che cosa c’entra il divorzio, Pannella?
«Allora fu il divorzio. Oggi, l’eutanasia. Allora in Parlamento eravamo in minoranza schiacciante. Tre quarti dei deputati e dei senatori contro di noi e contro la possibilità di rompere il matrimonio. Così è oggi sull’eutanasia».
La battaglia fu vinta, alla fine.
«Perché si scoprì che l’opinione pubblica era dalla nostra parte. E io credo che anche stavolta, sull’eutanasia, possa andare nell’identica maniera».
Quindi, il tentativo di introdurre in Italia una legislazione che permette l’eutanasia, come accade in Olanda, continuerà?
«Sì, certo, e con più forza. L’intervento del presidente della Repubblica, la risposta a Welby, è ineccepibile, dal punto di vista istituzionale e politico».[…]
Vale a dire?
«Debbono trovare una soluzione. Welby stesso riconosce come improprio il suo ricorso al presidente della Repubblica, ma il presidente ha interpretato quel ricorso come un richiamo ai diritti costituzionali, articolo 32: nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario, la legge non può violare il rispetto della persona».[…]
Le forze politiche e parlamentari parlano ora di approvare in Parlamento il testamento biologico.
«Ma non ci si può limitare a questo! Nel 2001 il Parlamento italiano ratificò una convenzione europea secondo la quale “il medico dinanzi a un paziente non cosciente deve richiamarsi a dichiarazioni precedenti del paziente stesso”».[…]
Voi volete andare oltre.
«Noi presentiamo progetti per disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali da più di vent’anni. Il primo fu Loris Fortuna, nel 1984. L’intervento di Napolitano conferisce nuovo vigore alla battaglia. Molto dipenderà dal comportamento della sinistra».[…]
Attorno all’eutanasia esistono molti timori.
«Vorrei ricordare che sul divorzio alla fine varammo la legge più severa in Europa».
Molti temono un’Italia alla Zapatero.
«No, non faremo cose alla Zapatero. Ci rendiamo conto della situazione reale. Faremo le cose in modo serio e responsabile. Non vorrei che dietro alcuni di questi timori ci siano le consuete ipocrisie».
Quali, Pannella?
«Sappiamo che l’eutanasia clandestina è praticata in diversi ospedali italiani. Come ha avuto occasione di ricordare il professor Veronesi, esistono molti sistemi per farlo. Il problema è che, per colpa della Chiesa, sull’eutanasia non si è aperto il dibattito nel nostro Paese e non si tiene conto dell’opinione di molti cittadini».

Fonte: Corriere.it 

8 commenti

FRANCO

EUTANASIA è L’ESPRESSIONE PIù ALTA E NOBILE DELLA LIBERTA’.
LIBERTA’ VUOL DIRE CHE SE TU ACCETTI UNA AGONIA INFINITA CON DOLORI ATROCI E LA LUCIDITA’ MENTALE PERCHE’ DIO VUOL METTERTI ALLA PROVA PER IL PARADISO FAI PURE. MA IO CHE NON LO RICONOSCO CHE C’ENTRO.
EUTANASIA LIBERA E INCONDIZIONATA

cartman666

Per motivi anagrafici, non ho potuto partecipare alla lotta x il divorzio e l’aborto, spero di poter vedere la riuscita di questa!

Gio

Ciascuno è padrone della propria vita. L’eutanasia è un diritto, negarla è una violenza.

silesius

Vorrei intervenire, con la dovuta prudenza di fronte ad un argomento così complesso ed estremo, per rivendicare in un certo senso un “diritto a morire” non solo ai “malati”, ma anche a coloro che considerano la loro esperienza mondana conclusa e decidano di chiuderla. E’ inutile infatti (e un po’ ipocrita) che si vada a tirare in ballo i “malati terminali” e il pietismo per affermare un diritto che, secondo me, è un diritto positivo. Il suicidio assistito dovrebbe essere garantito a tutti coloro che desiderano suicidarsi a prescindere dal loro stato di invalidità fisica. In questo modo si eliminerebbe un “fai da te” che spesso, oltre ad esporre il pubblico a scene raccappriccianti e stomachevoli, diventa a sua volta il vero motore del suicidio. Se il suicidio diventasse un percorso burocratico, probabilmente si suiciderebbero molto meno persone. Nel suicidio “fai da te” esiste un fervore interiore, una complicità con se stessi che finisce con il creare un vortice, una tautologia autodistruttiva nel quale l’individuo si aggroviglia e finisce addirittura per provare piacere non solo ad uccidersi, ma anche a massacrare se stesso e ad esporre i propri pezzi alla contemplazione pubblica. La “legalizzazione del suicidio”, a prescindere da ogni altra considerazione sulle cause della “volontà di morire”, insomma, mi sembra corrispondere al nocciolo del problema.

raphael

Non mi ero ancora spinto tanto in là come silesius….
Oddio (ehm…) eliminare il suicidio fai da te, burocratizzarlo, mi fa un tantino ….senso più del suicidio stesso

Carlo

Personalmente sono d’accordo con silesius, anche se secondo me non si tratta di burocratizzare il suicidio quanto di eliminare il dolore e l’incertezza nella riuscita del suicidio stesso. Ovviamente, e’ necessaria una legislazione estremamente scrupolosa, come nel caso del dell’eutanasia per i malati terminali.

Daniele Gallesio

Eutanasia e politica

C’è anche il diritto a non essere cattolico

da Libero del 20 novembre 2005, di Vittorio Feltri

[…] I leader dei partiti puntano sempre ad essere legittimati dal Papa per presentarsi all’elettorato con l’anima candeggiata. Do atto a Berlusconi di essersi sottoposto a un gran bel lavaggio e di aver piegato Forza Italia all’etica della Chiesa. […] Il Pontefice, i cardinali e i vescovi devono aver apprezzato.

[…] i laici liberali, ammesso ve ne siano, sono consapevoli di non avere più rappresentanza. Vagheranno da un Polo all’altro alla ricerca di ciò che non esiste, autonomia dai preti.

[…] le dichiarazioni di Bondi ciambellano del premier con funzioni di coordinamento. Il quale è intervenuto nel dibattito aperto da Umberto Veronesi circa l’eutanasia: anziché alla morte, ha detto, pensiamo alla vita.
Ma cristianamente vorrei completare il concetto: fratello, ricordati che devi morire. E dato che ti toccherà, spero il più tardi possibile, ti renderai conto che è preferibile tirare le cuoia senza torture preliminari spacciate per espiazione.

Oddio, desideri espiare? Farlo è un tuo diritto. Semmai spiegami per quale superiore ragione morale sono obbligato ad espiare anch’io?
Perché tu hai il diritto di soffrire mentre a me si nega quello di non soffrire?

Già. Pretendi di estendere a tutti l’obbligo di essere cattolici, per decreto.

Agli ammalati di cancro si lesina la morfina anche quando, causa dolore, si arrampicano sui muri. Non lo dico io, signor coordinatore, ma le cifre. Il nostro Paese è l’ultimo in Europa nel consumo di oppiacei a scopo terapeutico. Mi spieghi il motivo.

Vabbè, te lo spiego io: la maggioranza dei medici non prescrive certe iniezioni nel timore che il paziente ci rimanga, e se ci rimane sono grane per il dottore. Il quale pertanto, davanti ai tormenti di un terminale si defila.

[…] La verità è che l’eutanasia è un tabù, vigliacco chi solo pronuncia la parola.

Basterebbe discuterne serenamente, dicendo questo: uno sta crepando e vede le stelle. Cosa faccio? Mi diverto a guardarlo in quello stato oppure gli sparo in vena una maxidose di antidolorifico?
La punturona lo addormenta e lo stronca due giorni prima rispetto alla morte naturale? Pace amen.
Questa è una forma di eutanasia. Se una diversa definizione, diciamo eufemistica, è più gradita, troviamola.
Ma ficchiamoci in testa che il problema della dolce morte va risolto; questione di civiltà.

Chi la reclama, l’abbia.

Chi opta per l’espiazione, si accomodi. Nossignori, Bondi e quelli come lui impongono il loro pregiudizio anche a chi lo rifiuta.
Non è il cattolicesimo a togliere la libertà, ma certi cattolici che la vogliono solo per sé.

Se non richiesto, anche il soccorso del buon samaritano è una violenza.

Vittorio Feltri [noto COMUNISTA…]

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