Gentile direttore, quando S. Francesco scriveva: “Laudato si’, mi’ Signore per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare”, forse non pensava alla morte cieca che giunge anzi tempo, e strappa genitori ai figli o figli ai genitori. Forse pensava alla morte che giunge naturalmente nella vecchiaia, quando la parabola della vita volge al suo termine. Sicuramente non pensava alla morte crudelissima e sadica che s’impossessa di un essere vivente, uomo o animale che sia, e non lo porta via subito; lo afferra e lo tiene stretto in una morsa d’insopportabile dolore per il tempo che vuole. Di questa crudelissima assurda morte nessuno può lodare il Signore; sarebbe quasi un bestemmiare, giacché non può essere che Dio voglia la sofferenza inutile di una sua creatura. C’è un modo però, per gabbare questa morte crudele: l’eutanasia. E tante bestiole, in questo caso, sono più fortunate degli uomini. Non ci sono leggi, infatti, né umane né divine, che impediscono di accelerare dolcemente la morte degli animali seriamente malati. Meno dolore per tutti; certamente anche per il buon Dio. Oggi un uomo, per essere liberato dalla lunga assurda morsa della morte, è stato costretto a rivolgersi al Presidente della Repubblica.
La lettera di Renato Pierri [autore dei libri: “La sposa di Gesù crocifisso” (Kaos edizioni 2001) e “Il quarto segreto di Fatima” (Kaos 2003)] è stata pubblicata oggi su l’Unità