Tanti costi, pochi risultati: l’Ocse boccia la scuola italiana

L’Ocse boccia la scuola italiana. Stando ai numerosi dati contenuti nel rapporto dal titolo Education at a glance 2006 (uno sguardo sull’Istruzione 2006) il sistema di istruzione nazionale risulta troppo costoso se paragonato agli scarsi risultati che riesce a produrre. Un sistema nella sostanza inefficiente che richiede un approfondito restyling. Scuola, istruzione post-secondaria e università arrancano, sfornano studenti che non riescono reggere il confronto con i compagni degli altri 30 paesi aderenti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e laureati che spesso restano disoccupati. Ma il ponderoso volume di 465 pagine ricche di tabelle, grafici e numeri pubblicato qualche giorno fa (con dati aggiornati al 2004), attraverso il confronto fra i diversi sistemi di istruzione dei vari paesi, consente di individuare alcuni dei possibili mali che affliggono la scuola italiana e anche una possibile via d’uscita. Il grado di istruzione del popolo italiano. Secondo l’Ocse, l’Italia è al penultimo posto per numero di laureati: appena 11 su cento persone di età compresa fra 25 e 64 anni. Solo la Turchia è sotto di noi, ma veniamo sopravanzati perfino dal Cile e dal Messico. I paesi asiatici (Giappone e Corea) ci surclassano (37 e 30 rispettivamente), così come Stati Uniti e Australia. Situazione non cambia prendendo in considerazione i giovani laureati di età compresa fra i 25 e i 34 anni. E il divario fra l’Italia e la media dei paesi dell’Unione europea (a 19 stati) si amplia per numero di laureati nelle facoltà scientifiche: 1.227 ogni 100 mila giovani fra i 25 e i 34 anni contro i 2.128 della media Ocse. Le cose non cambiano molto se si passa ai ‘semplicì diplomati: siamo in fondo alla classifica (appena 48 su 100) con una media Ocse che si attesta sui 67 ogni 100 abitanti di età compresa fra i 25 e i 64 anni. […] I mali della scuola italiana. Ma se costa tanto, perché allora ‘l’elefante italianò non va? Le migliaia di numeri messi a disposizione dal Rapporto consentono di azzardare qualche ipotesi. Gli insegnanti italiani percepiscono salari decisamente bassi rispetto ai loro colleghi stranierie per arrivare al massimo dello stipendio devono stare in cattedra ben 35 anni, contro i 25 della media Ue. In Italia il tempo dedicato alle elezioni con gli alunni, 33 settimane o 674 ore l’anno (per la scuola media), sembrano poca cosa se confrontati con le organizzazioni scolastiche degli altri paesi. Solo a titolo di esempio, nell’Unione europea, le settimane che i ragazzini trascorrono a scuola sono 37 e le ore di lezione 1.019. Tutte considerazioni che rilanciano la proposta del vice premier, Francesco Rutelli, di spalmare le vacanze degli insegnanti italiani nell’intero anno solare, anziché mantenerle concentrate in estate. E ancora, i docenti nostrani sono tra i più anziani in assoluto: solo 1 su mille ha meno di 30 anni. Nelle altre realtà si supera agevolmente in tutti i segmenti scolastici il 10 per cento. E, a sorpresa, nelle scuole scarseggiano anche computer (77 per scuola, contro i 115 dei paesi Ocse) e i collegamenti a internet. […] La scuola italiana deve essere più efficiente per reggere il confronto con le altre economie mondiali. Ma il Commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, Ján Figel’, avverte: “Sistemi d’istruzione e di formazione efficienti possono avere un notevole impatto positivo sulla nostra economia e società ma le disuguaglianze nell’istruzione e nella formazione hanno consistenti costi occulti che raramente appaiono nei sistemi di contabilità pubblica. Se dimentichiamo la dimensione sociale dell’istruzione e della formazione, rischiamo di incorrere in seguito in notevoli spese riparative”.

Il testo integrale dell’articolo di Salvo Intravaia è stato pubblicato sul sito di Repubblica

9 commenti

Stefano

In Italia questa situazione è conosciuta da moltissimo tempo e deriva da un tipo di assunzione degli insegnanti che non ne garantisce minimamente la professionalità. L’insegnante medio italiano è un soggetto completamente inadatto al suo compito ed i ragazzi sono costretti a non imparare niente durante le ore della frequenza al mattino e ad essere caricati di compiti tutti i pomeriggi per tutto l’anno comprese le vacanze!
Questo porta i ragazzi ad essere assolutamente annoiati dalla scuola e ad odiare lei e tutte le materie, soprattutto quelle scientifiche, visto che equivalgono solo a “montagna di compiti a casa”, soprattutto l’algebra, la quale tra l’altro non viene mai spiegata nelle sue reali applicazioni concrete ma solo come serie di formule da sapere a memoria altrimenti “la funzione non ridà”!

Franco

Cio che ha scritto Stefano è giusto. Però io oserei aggiungere che tutto questo è filgio di una mentalità diffusa tra gli italiani la quale tende a non fare tesoro della scuola, sia da parte di coloro che insegnano sia nei confronti di chi apprende.
Questo pensiero si è sviluppato subito dopo l’unità del nostro Stato quando l’istruzione era ancora una cosa riservata a pochi cittadini. Da allora fino ad oggi, questa tendenza di trascuratezza e riluttanza verso l’istruzione da parte di tutti, ripeto TUTTI, i cittadini è stata poco scalfita. In effetti gli alunni delle scuole italiane sono fin troppo contenti, per una scusa o per un’altra, di dover saltare le lezioni. Cosa che forse in alcuni altri Paesi non si nota o meglio dire, non in maniera quasi unanime come nel nostro.

Silvia

Stefano, non fare demagogia! Premetto che non lavoro nel mondo della scuola e quanto sotto non è pro domo mea…
Personalmente ho della scuola italiana un ottimo ricordo, dove a lezione le cose mi venivano spiegate in media abbastanza bene e di sicuro non ho passato la mia adolescenza a fare i compiti (anzi!). Ricordo bellissime lezioni di filosofia, di astronomia, di chimica, di biologia, di storia, di letteratura italiana, di latino…
Ho poi passato vari anni a lavorare come guida in un museo e di insegnanti ne ho incontrati centinaia: molti erano ignoranti ed impreparati, ma veramente tanti erano persone coscienziose e i loro studenti erano svegli ed interessati.
E’ vero che le materie scientifiche sono spesso penalizzate, ma questa è un vecchio handicap della cultura italiana: in ogni caso, pur da amante convinta delle scienze, sono convinta che a livello mentale una versione di latino sia più formativa che non imparare a memoria il ciclo di Krebs.
Ciò che conta nella scuola non sono le informazioni che passa, ma il metodo, l’approccio mentale, la voglia di imparare e di farsi domande.
Questo ammetto non avverrà in tutte le classi italiane, ma di sicuro neppure in quelle straniere. Vorrei infatti sfatare questo mito dello straniero immensamente colto e preparato: per esperienza personale, sempre in media, il laureato straniero (inglese, spagnolo, tedesco, olandese e svizzero, non parliamo poi degli americani) è decisamente più ignorante dell’italiano a pari titolo di studio.
Insomma, per me il problema è capire che cosa sia la preparazione: se vuol dire rispondere ai test a risposta multipla di inglese e di matematica, allora non mi sembra un grave problema essere indietro rispetto agli altri paesi, anzi!
E basta con questa storia della carenza di lauree… che ce ne facciamo di 10.000 fisici se poi per trovare lavoro devono battere codice? O di ingegneri e filosofi che fanno gli impiegati? Non diciamo che mancano i laureati: spesso vogliono laureati per fare mestieri che con la terza media fai benissimo (se non sei ritardato). Quello che serve sono laureati con capacità al di sopra del normale, e per far questo non basta la scuola…
Se poi si parla di costi però è un’altra cosa… mi viene da dire che potremmo risparmiare moltissimo se i nostri insegnanti fossero più giovani e se non erogassimo pseudo-materie inutili tipo religione ed educazione fisica: se uno vuole farsi piallare la mente e la coscienza o giocare a pallavolo, può pagare da sé!

Germano

Forma asinelli e continuerà così, perché la gente non deve pensare, ma essere pronta a scendere nele piazze o a lavorare nelle fabbriche senza fiatare, a seconda delle necessità. Dobbiamo crescere come soldatini, meccanica perfetta e ignoranza assoluta.

Lorenzo

Ho sempre sostenuto, da parecchi anni, che la scuola italiana dovrebbe essere interamente rivoluzionata sin dalle fondamenta, dato che oggi come oggi insegna perlopiù nozionismo, pur con le sue eccezioni, e si dovrebbero introdurre materie completamente nuove. Fra queste, tanto per fare qualche esempio, laicità, libertà, diritti civili, ricerca, multiculturalità, pace………

Germano

Nozionismo? Hai aperto un libro scolastico moderno? Neanche quello ormai.

Germano

Laicità, pace, libertà, son cose da Dalai Lama, Papa, Uaar. Non della scuola, che deve solo evitare che si maturi asini, e magari cosatori di questioni (o quadratori di cerchi, come si preferisce), cioé chacchieroni inconcludenti e senza preparazione.

Lorenzo

Ma chi l’ha stabilito che son cose da Dalai Lama, Papa e Uaar (come se fossero la stessa cosa, poi)?? Evitiamo questi ruoli rigidi. Tu insegnale anche a scuola, e forse le generazioni e il mondo futuri saranno un po’ migliori. Altrimenti non ci si può lamentare che la scuola forma asinelli, che la gente non deve pensare, che siamo tutti soldatini, che in Italia la laicità é minacciata e simili. Se queste cose venissero insegnate ai nostri bambini fin da piccoli forse qualcosa cambierebbe.

Germano

Già, ma ognuno ha la sua laicità, ognuno ha la sua pace, ognuno ha la ua libertà. In attesa che si trovi un accordo (impresa fose ardua quanto la soluzione del problema del metodo in filosofia) io continuo ad occuparmi della mia materia e basta. Suonate la campanella quando ci sarà un’intesa generale. Per adesso il papa ne discuta in chiesa, il dalai lama a casa sua (si spera per lui in Tibet) e l’Uaar nelle sue sedi.

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