Sul numero dell’8 settembre 2006 della rivista Science alcuni ricercatori delle università di Cambridge e Liegi coordinati dal neurologo Adrian Owen hanno rese note le esperienze scientifiche condotte su di una paziente in stato di morte cerebrale. La donna, una ventitreenne inglese ridottasi in coma per un incidente stradale e poi rimasta in stato vegetativo permanente, grazie a un sofisticato sistema di scanner Mri (immagini per risonanza magnetica), ha mostrato di rispondere a stimoli verbali:«Nonostante la diagnosi di stato vegetativo, la paziente conservava la capacità di comprendere ordini parlati e di rispondere attraverso la sua attività cerebrale». Insomma, l’attività cerebrale di questa donna era uguale a quella di una persona normalmente cosciente. Infatti, certe frasi pronunciate al suo orecchio avevano l’effetto di far aumentare l’attività nei centri di comprensione del cervello. Per esempio, quando le si chiedeva di immaginare se stessa che giocava a tennis o camminava per le stanze della sua casa, le aree del cervello che governano le funzioni spazio-visive e motorie si illuminavano in modo simile a ciò che era stato osservato in volontari in normali condizioni di salute. Così hanno commentato i ricercatori: «Inoltre, la sua decisione di collaborare con gli autori immaginando compiti concreti quando le chiedevano di farlo rappresenta un chiaro atto intenzionale, che conferma al di là di ogni dubbio che era consapevole di se stessa e di ciò che la circondava».
Il fatto apre scenari nuovi,perché una persona «consapevole di se stessa e di ciò che la circonda» non è morta ma viva. Nel riportare queste notizie l’agenzia on line Zenit.org del 21 settembre 2006 faceva notare che la cosa è avvenuta proprio mentre medici, filosofi, scienziati ed esperti di morale esaminavano la settimana scorsa il tema della morte cerebrale nella Pontificia Accademia delle Scienze a Roma. Intervistato dall’agenzia, Gonzalo Miranda, professore di Bioetica presso l’Ateneo Pontificio «Regina Apostolorum» di Roma, ha fatto presente che «uno studio come questo può cambiare punti di vista ampiamente sostenuti», perché «una persona in stato vegetativo non è morta».
La scoperta, in effetti, schiude nuovi orizzonti in materia, per esempio, di eutanasia, in quanto, dice il bioeticista, «non possiamo correre il rischio di ridurre la persona ad un corpo». Il fatto è che questo è più che un rischio; anzi, è ormai la filosofia corrente e dominante, e si chiama edonismo. Da questa filosofia discende che l’esistenza dell’anima è solo una credenza privata. […] Se la cosiddetta «morte cerebrale» non è affatto morte e nemmeno cerebrale, come si può continuare a espiantare soggetti che, a quanto pare, sono vivissimi anche se non sembra? Nella polemica tra sostenitori dell’eutanasia e obiettori, chi pretendeva l’ultima parola era la medicina. Come nel caso di Terry Schiavo. Ma adesso pare proprio che la medicina abbia cambiato parere, e allora non solo l’eutanasia ma anche l’espianto di organi dovrà essere ripensato. E pure la Chiesa dovrà rivedere qualcuna delle sue certezze, visto che raccomandava la donazione di organi. Altro che «testamento biologico».
Ma una persona non può essere soltanto un corpo
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Ma se l’attivita’ cerebrale di questa donna era uguale a quella di una persona normalmente cosciente, perche’ non era cosciente? Evidentemente la due cose non sono lo stesso. Inoltre cosa c’entra il testamento biologico?
Consiglio al giornalista del giornale un espianto di cervello, tanto non lo usa.
Ammettiamo che l’attività registrata sia segno di uno stato di coscienza che la persona non riesce a manifestare per ovvie ragioni, la cosa ci spinge ancor di più a prendere in considerazione il testamento biologico.
Sottoscrivere un documento del genere significa anche accettare il rischio di essere ‘coscienti’ nel momento in cui si viene lasciati morire secondo le proprie volontà e nei casi previsti.
Se questa notizia è vera allora bisogna che venga fatta al più presto una legge per fare in modo che il testamento biologico diventi obbligatorio per i medici, visto che se già rimanere in vita in stato di incoscenza permanente è atroce, figuriamoci essere coscienti ma con un corpo “vegetale”!
questo inoltre apre nuovi scenari sul trapianto degli organi…
il giornalista si contraddice.
Se la paziente è in stato di morte cerebrale significa che il cervello non da più segno di funzioni cerebrali. Se invece da qualche segno non è morte cerebrale!
Poiché la notizia viene da “il giornale” molto probabilmente è manipolata. Se veramente ci fossero degli studi seri che dimostrassero attività cerebrale anche in caso di elettroencefalogramma piatto, sarebbe una notizia seria. Ma, il giornalista in questione, parla solo di “stato vegetativo”, non di “elettroencefalogramma piatto”. Quindi è un palese tentativo di disinformazione basata sulla similitudine di parole e concetti.
Inoltre, non mi risulta che la medicina possa cambiare parere in conseguenza di un solo caso. Il metodo scientifico prevede la ripetibilità degli esperimenti.
“Nella polemica tra sostenitori dell’eutanasia e obiettori, chi pretendeva l’ultima parola era la medicina.”
e la pretende ancora. o la risonanza magnetica la hanno fatta in chiesa?
Avendo l’accesso a tutti i numeri di Science, mi sono curato di verificare la fonte. Se ne evince che:
1) la “morte cerebrale” non e’ mai menzionata
2) la paziente aveva dato segni di coscienza anche precedentemente
3) cito “…Owen et al. argue that the patient was PROBABLY conscious…”
4) cito ancora: “Though NOT TOTALLY convincing on the issue of consciousness… “. In breve, si spiega che non tutti i criteri oggi accettati dai neuroscienziati per accertare la coscienza sono stati seguiti in quello studio.
Inoltre il giornalista di Science, che al contrario di quello del giornale e’ un esperto di neuroscienza, ci invita esplicitamente a non generalizzare da questo singolo caso, in quanto le lesioni cerebrali erano piuttosto ridotte. Cosa che il nostro amico del giornale puntualmente fa.
Io mi chiedo, davanti a tali esempi di distorsione e manipolazione dell’informazione, se non debba esistere una legge che impedisca la pubblicazione di tali notizie senza che prima siano state passate al vaglio di un referee scientifico esterno, come succede per ogni giornale scientifico serio.
Infine, mi associo a chi dice che il testamento biologico e’ ancora piu’ necessario davanti all’inquietante possibilita’ di essere vivi e coscienti ma in stato vegetativo.
Questi giornalisti del giornale, anche se giornalisti puo’ essere una parola grossa, sono sempre piu’ faziosi e in malafede,e’ da qualche giorno che sto leggendo articoli uno piu’ ridicolo dell’altro
Concordo, Montanelli si rivolta nella tomba…
Il fatto che esistano delle reazioni meccaniche, stimolazioni di aree, sollecitazioni ecc. non vuol dire nulla, nel senso che ciò ha poca importanza se a queste sollecitazioni non fanno riscontro degli atti di coscienza. Ai cadaveri pare che le unghie continuino a crescere anche a morte avvenuta. Dobbiamo per questo considerare i morti come se fossero vivi?
Questa è come la battuta sul tipo che una mattina si è svegliato morto.
Questo giornalista non ha la più pallida idea di cosa sia la morte cerebrale…
@ silesius:
Ai cadaveri non cresce più niente. Per effetto della disidratazione dei tessuti la pelle si ritira dando l’impressione della crescita delle unghie.
Grazie a Carlo per la puntualizzazione, un altro esempio di informazione manipolata!
Il giornalista non conclude niente con quest’articolo.
Anche trattandosi di informazione manipolata ciò non cambia, a mio avviso, lo stato delle cose, non mi sembra un punto in favore dell’assenza dell’eutanasia.