Il 24 settembre circa 50 persone hanno assalito e cercato di demolire una chiesa nella provincia indonesiana di West Java. Qui decine di chiese e altri luoghi di culto continuano ad essere minacciati dalla violenza di estremisti islamici oppure ad essere chiuse per la mancanza di permessi legali, negati ad arte. La folla di estremisti si è mossa intorno alle 9 di mattina da una vicina moschea e ha marciato contro la chiesa Yayasan Penginjilan Roti Kehidupan – nel villaggio di Arjasari, 20 km a sud di Bandung – in quanto usata dai cristiani per riunioni “illegali” di preghiera. Al rifiuto del responsabile di chiudere la chiesa, il gruppo ha iniziato a demolirne il tetto e si è fermato solo grazie all’intervento della polizia. Adj. Sr. Comr. Suparman, capo della polizia locale, ha invitato la folla alla “pazienza”, ricordando che solo l’autorità locale può chiudere un luogo di culto; al momento non risultano presi altri provvedimenti. Allontanandosi, i dimostranti hanno minacciato di tornare a “finire il lavoro”, se la chiesa continua la sua attività. Secondo fonti locali, la protesta è stata fomentata dalla Divisione Anti Apostasia del Forum degli Ulema islamici, gruppo estremista guidato da Suryana Nur Fatwama. Faidin, un residente nella zona e funzionario dell’ufficio per gli Affari spirituali, ricorda che la chiesa era già stata “chiusa” per un anno a seguito di episodi simili. “La frequentano solo 7 persone – ha detto l’uomo – compresi due residenti del villaggio che si sono da poco convertiti al cristianesimo”. “Siamo disturbati per la loro presenza e temiamo che vogliano diffondere le loro idee tra i residenti locali, che sono quasi tutti musulmani”. Secondo il Forum delle Comunicazioni delle Chiese di West Java, in tutto il 2005 i fondamentalisti hanno chiuso 35 chiese domestiche. Il dato allarmante ha reso necessaria una revisione del Decreto ministeriale del 1969 (SKB No 1/1969), che regola costruzione di luogo di culto. Le difficoltà di ottenere i permessi ad edificare costringono spesso le comunità religiose a praticare la propria fede nell’illegalità.
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