Il titolo Inchiesta su Gesù, il bel libro che Corrado Augias ha scritto insieme con lo storico Mauro Pesce (Mondadori, pagg. 260, euro 17) non può non richiamare quell’Ipotesi su Gesù di Vittorio Messori, che ottenne trent’anni fa un successo planetario. Giornalista di professione, cattolico di fede ma storico e laico di formazione, Vittorio Messori azzardò un’ipotesi, e fu probabilmente quella a decretare il suo successo. La domanda su Gesù, quella vera, quella importante ha infatti inizio dopo tutte le indagini, qualunque sia il risultato dell’indagine. Augias e Pesce restano, programmaticamente, un passo indietro, ritenendo che il compito principale, oggi, sia accertare il maggior numero possibile di fatti. Nessuna ipotesi su Gesù, dunque, ma solo un’inchiesta. Si tratta di un libro onesto, scritto nella forma dell’intervista (Augias domanda, Pesce risponde), con moltissimi spunti utili alla conoscenza della realtà storica nella quale Gesù di Nazareth visse e operò. Non si ha mai l’impressione che i due autori si servano d’altro che della propria curiosità e delle proprie conoscenze conquistate sul campo. Belle soprattutto le pagine sull’arresto e sul processo, così come quelle, delicatissime, sulla resurrezione. Gli autori, soprattutto Augias, non mancano di presentare i propri pregiudizi sull’argomento. Uno di questi consiste nella persuasione che la fede abbia deformato la figura storica di Gesù, e che lo storico debba perciò eliminare questi elementi per raggiungere, opportunamente depurato, il Gesù in carne e ossa. […]
Gesù di Nazareth, tra la fede e la storia
12 commenti
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Fa parte della Collana Mondadori Balle Spaziali.
CARO MARCO: per la critica solitamente qualcosa prima la si legge e poi la si giudica! lo hai letto per caso?
forse è da leggere
Augias è tutt’altro che stupido e tutt’altro che un “pescatore di uomini”.
Leggerò sicuramente questo libro. Augias è una persona di grandissima intelligenza e cultura, ed è a parer mio anche una persona saggia. Non è certamente un fanatico di destra, di sinistra, della Chiesa o dell’ateismo. E’ una persona molto equilibrata. Mauro Pesce è uno studioso di tutto rispetto, autore fra laltro del libro “Le parole dimenticate di Gesù”.
Corrado Augias tornerà da lunedì a regalarci nel primo pomeriggio su RAI3 il piacere della sua conversazione sempre interessante e di alto livello. Nulla in comune col tedioso Mirabella la cui prosopopea fatta di continue citazioni latine e luoghi comuni ci ha asfissiato per mesi e mesi.
Le parole che non dimenticheremo di Mirabella: “Grazie a Dio”, “Dio non voglia”, “volesse Iddio”, “A Dio piacendo”, “Se Dio vorrà”, “Ringraziando Iddio”, “Sia lodato Iddio”, ecc.
Grazie a Dio da Lunedì avremo altri presentatori. Mirabella… ADDIO!!!
Lo leggerò anche io, per confrontarlo con “La favola di Gesù” di Cascioli
quanta ignoranza e superficialità.
Sicuramente comprerò e leggerò il libro di Augias ma ho la vaga sensazione che, come sempree accade in questi casi, vi troverò tante belle parole, tante dotte elucubrazioni, tante stimolanti citazioni, tante intriganti considerazioni che non serviranno a nulla, oltre che a far vendere il libro (anche gli autori tengono famiglia).
Ed il motivo della perfetta inutilità di opere del genere risiede nel fatto che mai nessuno, affrontando l’argomento, cala sul tavolo la domanda principe, le domanda delle domande, la madre di tutte le domande, che è la seguente: ammettiamo che Gesù sia veramente esistito, ammettiamo che sia risorto, ammettiamo che sia senza ombra di dubbio il figlio di Dio, allora, con altrettanta certezza, dobbiamo ritenere che il messaggio di cui si fece portatore, fosse (e sia) un Messaggio Universale, destinato al Genere Umano nella sua intera e completa dimensione, sia geografica che temporale.
Allora come mai si scopre che gli esseri umani cui la verità fu rivelata furono soltanto, più o meno, quelli che all’epoca risiedevano entro i confini dell’Impero Romano? E i cinesi, gli indiani, i nativi nord e sudamericani, i nativi asutraliani, gli africanti viventi a sud della fascia costiera mediterranea? Milioni e milioni di uomini e donne che all’epoca erano gia vivi ed operanti, oltre che coscienti.
Che ne facciamo di tutti questi?
Visto che Ratzinger ha detto da cardinale, e non ha smentito da Papa, che:” Al di fuori di Cristo non c’è salvezza!” dobbiamo considerare tutti questi poveracci esseri umani di serie B? Figli di un Dio minore? O cos’altro?
E la loro impossibilità di “salvarsi” a quale loro colpa va attribuita?
E quale merito avremmo noi per essere nati, in maniera del tutto casuale, dopo Cristo ed in un paese cristiano?
Detto più semplicemente: cinesi, indiani ecc. nati sia prima che dopo Cristo, nell’altro mondo, dove li ritroveremo?
Un libro, magari un’Enciclica o altra voce……dal Vatican fuggita, che rispondesse, in maniera comprensibile ai più, a questi interrogativi, quella si che sarebbe un successone editoriale!
Secondo le mie misere conoscenze teologiche, mi sembra che tutti possano salvarsi attraverso Cristo: credenti, non credenti, indiani,nati prima, nati dopo, ecc. ecc. Ma non vorrei ricordare male. Se passa qualcuno più esperto di me in materia … commenti.
Brava Antonella qui ti volevo, e il peccato originale? E il battesimo?
Qui ci dobbiamo decidere una volta per tutte: o ho ragione io e allora è una inconcepibile ingiustizia, o hai ragione tu e allora i suddetti pilastri del catechismo e della predicazione clericale sono una bufala pazzesca.
Tu cosa preferisci ?
Francesco M. per me è indifferente.
Per il momento non ho nessuna intenzione di salvarmi.
Ho soltanto riferito, anche perchè non ci accusino di fare “informazione ingannevole”, quanto sentito in una catechesi di Radio Maria.
Vediamo se qualcuno arriva a spiegarci in modo più autorevole … e dirima la questione giuridica.
Buona notte.
P.S. Vediamo gli sviluppi (arriverà qualcuno)
Caro Francesco, tutti possono salvarsi attraverso Cristo, come dice Antonella. Gli ebrei prima, i cristiani dopo, sono destinatari non di una salvezza esclusiva, ma di una missione ed una responsabilità nei confronti del mondo: annunciare che Dio ama tutte le sue creature, che siamo “figli” di un progetto positivo e non buttati a caso in questo mondo; che perciò la nostra vita ha senso, che anche la morte come ogni altro male alla fine saranno sconfitti. Il centro del cristianesimo è la resurrezione di Cristo, come pegno della nostra resurrezione.
Dio ha creato un mondo “buono” ossia positivo, armonioso, bello; ma ha lasciato l’uomo libero e quando l’uomo ha scelto, ha voluto andare oltre gli insegnamenti di Dio. Ha voluto provare, sperimentare, farsi Dio di se stesso, andando anche oltre il limite tra bene e male (mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, ha questo significato). E quando in una società qualcuno comincia a comportarsi scorrettamente, questa scorrettezza si propaga a macchia d’olio: questo è il peccato originale. Noi nasciamo in un mondo bello e buono, ma anche già marcio: basta guardarsi attorno, leggere i giornali… E siamo portati ad imitare il bene, ma anche il male.
Dio ha lasciato che l’uomo percorresse la strada che aveva scelto, pur continuando a proporgli degli insegnamenti-guida, in modo che avesse un punto di riferimento. Si è scelto un popolo, piccolo, “come il lievito nella pasta”, che annunciasse a tutti il progetto di salvezza; ha sempre contato sugli uomini, ha agito attraverso di loro, non ha mai ritirato la sua fiducia anche quando questi la tradivano. Questa è la “metodologia” dell’incarnazione. Infine ha mandato suo figlio (cioè, pur restando Dio, si è fatto uomo ed è venuto tra noi) in modo da renderci la “salvezza” a portata di mano. Questa salvezza non è solo l’aldilà, come credo interpreti Antonella, è un dare senso alla vita fin da adesso. Gesù ha lasciato dei segni di appartenenza, tra cui principale è il battesimo. Il battesimo segna l’appartenenza al popolo che dev’essere “lievito” e “fermentare” la società con il lieto annuncio (= vangelo; è l’annuncio che il bene vince sul male, che la nostra vita ha un senso, che alla fine risorgeremo).
Detto così in breve, restano molti punti da chiarire, ma sono a disposizione… meglio sul mio blog, che già mi fa spendere molto tempo, o via mail… qui ci vengo poco.
E da ultimo: la predicazione clericale di cui fai cenno, forse è il catechismo che hai udito da bambino… ma ai bambini si raccontano le cose in modo bambino, da adulti le si affronta in modo diverso. Antonella per esempio si è informata attraverso radio Maria, io che sono ormai pensionata ho approfittato del mio tempo libero ed ho frequentato l’Istituto di Scienze religiose della mia zona, inoltre ascolto sempre volentieri i biblisti. Ciao! rosaspina
rosaspina_mia.ilcannocchiale.it ; rosaspina_mia@yahoo.it
Il libro ha una struttura dialogica. Ogni capitolo inizia con una introduzione di Augias seguita da un’intervista al biblista Mauro Pesce. Programmaticamente Pesce evita di esporre le proprie opinini, a parte nelle conclusioni, ma cerca di presentare solo le informazioni storiche che si si possono inferire riguardo a Gesò.
Ovviamente le informazioni non sono molte e tutte mediate da testi che sono stati scritti con finalità teologiche, non per raccontare la vita di Gesò. Tuttavia qualche conclusione può essere tratta. Per esempio sembra probabile che Gesù fosse un ebreo che oggi definiremmo ultraortodosso. Questo dato Pesce lo trae da molti elementi uno dei quali è un passo del vangelo che racconta di persone che si accalcano attorno a Gesà per toccargli anche solo le frange del mantello. All’epoca, secondo Pesce, questo abbigliamento frangiato era tipico degli integralisti.
Con una concatenazione logica molto convincente si parte da questo dato di base per sostenere che Gesù era un ebreo che mai aveva inteso fondare una nuova religione. Pur avendo a dispisizione gli occupanti Romani, mai ha tentato di convertire qualcuno di loro, la sua azione rimane all’interno del mondo ebraico.
Mai ha sostenuto di dover morire per i nostri peccati. Il Pater Noster, la preghiera che proprio Lui ha insegnato, non lo cita nemmeno: è Dio che rimette i peccati a chi ha perdonato i propri “debitori” (nemici).
Insomma Gesù non era cristiano e neppure Paolo lo era. Il cristianesimo nasce in raltà nella seconda metà del II secolo con presupposti abbastanza discosti dagli insegnamenti di Gesù.
Ora io non sono un esperto, ma non credo che la congregazione per la dottrina della fede possa far proprie queste tesi.
D’altra parte tutto questo non servirà a niente. Chi vuole credere lo farà a dispetto di ogni considerazione razionale, se ne vanterà, sarà lodato e cercherà di fare nuovi proseliti. Non sarà certo Mauro Pesce, eminente biblista, a fargli cambiare idea.