Gentile Sansonetti, in questi giorni si parla di eutanasia e di testamento biologico, temi delicatissimi che imporrebbero a tutti coloro che ne discutono in televisione e sui giornali, la massima precisione nell’uso dei vocaboli. Purtroppo, in special modo gli uomini politici, abituati alla propaganda elettorale, se ne dimenticano. Ieri sera (24 settembre) il professore filosofo Rocco Buttiglione, nella trasmissione Primo piano, dedicata appunto al tema della dolce morte, riferendosi al medico che dovrebbe praticare l’eutanasia, ha detto. “Io non posso chiedere ad un medico di diventare un assassino”. Mi limito a riportare la definizione del termine assassino, data dal dizionario illustrato Devoto-Oli: “Criminale che si rende colpevole di assassinio; chi uccide a tradimento o per scopi perversi”. Poi Buttiglione ha detto la solita ovvietà: “Ogni essere umano ha diritto alla vita”. Quasi come se l’interlocutore (Mannoni, in questa circostanza), potesse pensare il contrario. Il diritto porta un vantaggio. Dire: “Hai diritto alla vita”, ad un malato terminale che ha davanti a sé solo un periodo di vita atroce, che desidera morire, per avere, se credente, la vera vita e la vera libertà, non ha senso, e può suonare come una beffa.
La lettera di Francesca Ribeiro è apparsa su Liberazione di ieri
La chiesa non si rende conto che facendo della sua etica una legge dello stato impedisce di fatto l’esercizio del libero arbitrio anche ai fedeli, libero arbitrio vuol dire poter fare una scelta che però viene impedita quidi che libero arbitrio è? è arbitrio delle autorità ecclesiastiche nei confronti di tutti fedeli e no.