Torino, sospesa sperimentazione RU486

La sperimentazione della pillola Ru486 è stata sospesa. La decisione non è legata all’efficacia del farmaco, la cui validità è ampiamente dimostrata in Europa, ma a valutazioni legate all’iter «procedurale». Così, con le parole del commissario Marinella D’Innocenzo, il Sant’Anna di Torino mette la parola fine alla sperimentazione della pillola che consente l’aborto farmacologico. All’origine della decisione la violazione del protocollo che prevedeva per le donne sottoposte al trattamento tre giorni di ricovero: l’80% delle 362 pazienti ha usufruito del permesso di lasciare l’ospedale. E questo inficia i risultati della sperimentazione.

Fonte: il Mattino

4 commenti

Cris

A parte che non sono mai riuscita a capire la necessità di “sperimentare” un farmaco già ampiamente utilizzato in molti altri paesi europei e di efficacia ormai assodata, la sospensione dello studio mi sembra una ulteriore beffa giocata sulla pelle delle donne.
O i tre giorni di ricovero previsti erano indispensabili, e allora non si capisce come l’80% delle donne abbia potuto ottenere di essere dimesso prima del tempo, oppure non c’era alcuna necessità di un ricovero così prolungato, e quindi il protocollo era stato pensato male fin dall’inizio e il suo fallimento prevedibile.

RazionalMENTE.net

Non hai capito. La sperimentazione in Italia della RU486 non riguarda le donne, ma il Vaticano. Si stava sperimentando per quanti secondi il Papa sarebbe riuscito a tenere la bocca chiusa. Ma poiché da quando si è insediato non l’ha chiusa neppure un attimo per deglutire, l’esperimeto è saltato.

Manuela

Ma certo che andava sospesa! Immaginate una donna che si macchia di un delitto grave come decidere di abortire, e che se la cava con una pillolina invece di patire le pene dell’inferno come si meriterebbe a rigore biblico. Davvero il Vaticano poteva lasciare correre? Insomma, alla fine siamo in uno stato confessionale a tutti gli effetti, era solo una questione di tempo…

Silvia Viterbo

La degenza ospedaliera di 3 giorni è stata resa obbligatoria dall’allora ministro della salute storace, che ha introdotto questa modifica al protocollo originale solo per mettere i bastoni tra le ruote alla sperimentazione in atto

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