Il vero coraggio è amare Cristo

Spiegare le prese di posizione di monsignor Milingo, il vescovo africano che da tempo ci sta abituando a continui colpi di scena, forse lo potrebbe fare, con migliori fortune della chiesa, la psicologia e l’anagrafe. Non ci interessa neppure enfatizzare il caso, quasi che, dalla vicenda, potesse scaturire una qualche indicazione, capace di riposizionare il sentire della teologia e della legge ecclesiastica. Più che altro varrebbe la pena consegnare il tutto al silenzio e alla fermezza, senza quella rincorsa timorosa al contenimento dello scandalo, che non profuma né di coraggio, né di autentica misericordia. Comunque sia, l’ordinazione di quattro preti sposati, da parte di Milingo, e la richiesta di allargare il ministero sacerdotale a chi ha famiglia ripropone un dibattito su cui sembrano intrecciarsi luoghi comuni e valutazioni talvolta approssimative. In particolare sono due gli slogan su cui fanno forza i sostenitori dell’abolizione del celibato: il fatto che si tratterebbe di un’istituzione ecclesiastica, non richiesta da Gesù Cristo e il fatto che la disposizione canonica, legata al Concilio Lateranense del 1139 sarebbe la risposta giuridica della chiesa per preservare il proprio patrimonio, evitando di consegnarlo in eredità ai figli dei preti e dei vescovi. Non mancano, poi, i sostenitori del principio che si può parlare solo a partire dall’esperienza. Come potrebbe un prete parlare di famiglia se lui stesso non ha provato cosa vuol dire? È una domanda apparentemente intrigante. In realtà, essa è figlia di quella cultura moderna, ispirata all’empirismo, che confonde la misura della realtà con la sua sperimentabilità, per cui sarebbe vero solo ciò che si può provare. Per tornare alle due prime obiezioni, non è comunque vero che la prassi celibataria sia un precetto ecclesiastico tardivo. È vero che nella sua formulazione essa ha avuto bisogno di un paio di secoli per trovare una sua prima precisazione canonica […] Un buon giurista ci spiegherebbe a questo punto che bisogna distinguere tra ius e lex, cioè tra il diritto e la sua formulazione legislativa. Tutti sanno che i Romani, interpreti del più grande genio giuridico di tutti i tempi, solo tardivamente hanno codificato, nelle norme dei codici, i principi praticati dal diritto. […] Per venire al celibato, già nel 300 d.C., al Concilio di Elvira, in Spagna, si ribadisce che «si è d’accordo sul divieto completo per vescovi, diaconi e preti, che devono astenersi dalle loro mogli e non generare figli. Chi ha fatto questo deve essere escluso dallo stato clericale». Evidentemente queste affermazioni testimoniano l’accesso al sacramento dell’Ordine di gente sposata, alla quale però, secondo una prassi già diffusa e consolidata, era richiesto di non usare del matrimonio precedentemente contratto. La ragione di tanto rigore fondava la propria forza su una consuetudine largamente praticata, che attingeva direttamente alla comunità apostolica. È singolare come si tenda a parlare di questo tema senza far riferimento alle indicazioni di Gesù stesso, là dove dice: «Chi avrà lasciato casa, campi, fratelli, moglie» (Mt. 19), o dove chiede di farsi eunuchi per il Regno di Dio. […]

Fonte: IlGiornale.it

8 commenti

Umberto

Ma al “Giornale” li reclutano tutti così i giornalisti ? Probabilmente gli fanno fare un test d’intelligenza alla rovescia, uno più è cretino e più fa carriera.

BORIS

“Il vero coraggio è amare cristo”

Già, ci vuole un bel coraggio!

Carlo

Secondo me invece il allevano tutti in un villaggio segreto rimasto al 15o secolo… O forse se li fanno spedire direttamente dal vaticano. Ma che volete, noi non possiamo capire, siamo tutti figli “…di quella cultura moderna, ispirata all’empirismo, che confonde la misura della realtà con la sua sperimentabilità,…”

Personalmente leggendo tali capolavori di acume e sottigliezza teo(il)logica sono molto contento di essere figlio della cultura opposta….

Marco G.

Il Giornale… confessionale! In realtà, la chiesa cattolica è rimasta l’unica tra le principali chiese cristiane a non avere sacerdoti sposati

Silvia

ma perché infarcisce di cultura distorta le pagine?
origene lesse testualmente la bibbia e si castrò con le sue mani: perché i preti non fanno lo stesso? senza dubbio concorrerebbe a ridurre le violenze sui minori!
quanto agli esiti di UN concilio, vorrei vedere che cosa hanno detto in N altri, visto che più che decidere un anno sì un anno no che qualcun altro era eretico non facevano! (avete in mente highlander: e alla fine non ne resterà che uno?)
ci fosse un dio, scommetto che guarderebbe con pietà a tutta la frustrazione di tutti questi poveretti… e si incavolerebbe di brutto: come si fa a credere in un dio tanto sadico o cretino da crearci desideranti per condannarci al senso di colpa per questi desideri?
poveretti…

netzer

Gardate che si può amare tranquillamente Cristo! Chi non ha mai amato personaggi immaginari come Topolino, Paperino, ecc.
Non occorre che siano personaggi veri per amarli… Se poi a Milingo torna la voglia a 80 anni, meglio per lui (magari arrivarci io!!)

cartman666

Oltreche’ amare cristo, anche leggere il giornale richiede un certo coraggio!

Gio

Il vero coraggio è essere atei e liberi pensatori in un paese come l’Italia.

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