Altro che vittoria degli estremisti islamici che sono sostanzialmente riusciti a vanificare l’arma della «Carta dei valori e dei principi»! È soprattutto una conquista, simbolica masignificativa, del ministero dell’Interno che, per la prima volta nella storia d’Italia, ha ospitato una preghiera collettiva islamica, al seguito dell’Iftar, il pasto di rottura del digiuno del Ramadan. Il tutto richiesto e offerto da Nour Dachan, il presidente dell’Ucoii. Con il ministro Giuliano Amato ospite d’onore. Ciò che forse è sfuggito ad Amato, ma certamente non a Dachan, a Khalil Altoubat, che ha contribuito alle spese del pasto serale, e ai musulmani membri della «Consulta per l’islam italiano », è che così si è accreditato l’homo islamicus come interlocutore ufficiale dello Stato. […] Cominciando con il radicamento e il controllo delle moschee, l’ostentazione della pratica religiosa, la sottomissione dell’insieme dei musulmani e la conversione dei «miscredenti», l’affermazione di una «identità islamica» anche se in contrasto con i valori della comune identità nazionale italiana e con i diritti fondamentali della persona. Diversi musulmani della Consulta si sono sentiti scioccati, imbarazzati e umiliati per essersi trovati costretti a sottostare all’arbitrio di Dachan, con cui non hanno nulla a che spartire sul piano delle idee e dell’interpretazione della fede. Perché Amato non ha ritenuto opportuno, lui che è laico e ministro di uno Stato laico, interpellare i musulmani laici e i non praticanti in seno alla Consulta, quelli che non digiunano nel Ramadan e non pregano abitualmente o affatto? E al Viminale ci si è resi conto di aver permesso a Dachan, creando un pericoloso precedente politico, di emergere come il «vero musulmano», l’homo islamicus che vive di pratica cultuale e di espansionismo religioso, condannando come «falsi musulmani » coloro che non sono a sua immagine e somiglianza? […] Quindi il suo braccio destro, il convertito Hamza Piccardo, ha denunciato l’atteggiamento discriminatorio e anticostituzionale di una «Carta dei valori» riservata ai musulmani. Ed è così che ieri Amato ha definitivamente sepolto l’arma politica da lui ideata per combattere gli estremisti islamici, sostenendo che «la Carta dei valori non riguarderà solo i musulmani ma tutte le comunità religiose», mentre i suoi collaboratori si sono spinti oltre affermando che essa dovrà essere «capace di tradurre i valori della Costituzione in un linguaggio moderno in modo da essere una base di principi per tutti i nuovi cittadini italiani». Ebbene dal ministero dell’Interno ci si attenderebbe non la rivisitazione lessicale della Costituzione, bensì la definizione di una strategia di contrasto dell’estremismo e del terrorismo islamico che hanno trasformato l’Occidente in una «fabbrica di kamikaze ». E il nodo è l’ideologia dell’odio che trasforma le persone in robot della morte, un nodo che l’Italia dice di voler sciogliere, ma che è da tagliare prima che, come un tumore, uccida tutti noi.
Le conquiste dell’Ucoii: Ramadan al Viminale
4 commenti
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Penso che l’idea di Giuliano Amato sia ottima, anche se la Carta è da perfezionarsi.
Guarda caso però Amato parla solo di comunità ‘religiose’, pluralismo ‘religioso’ ecc.
Le posizioni filosofiche non confessionali per lo Stato non sono degne di considerazione?
Torniamo alla ‘marcia in più’ che secondo Amato avrebbero i credenti 🙁
Ho un’idea da dare all’industria tessile italiana in crisi: strutturatevi per produrre burka; tra non molto saranno molto di moda e così salverete il “made in Italy”
Salam.
p.s. proviamo a svegliarci?
L’errore di Magdi Allam, naturalmente, è quello di identificare senz’altro l’Italia come un paese laico e Amato come un ministro laico. Ma se fosse così non sarebbe stato possibile celebrare l’Iftar al Viminale. Come fa notare Giuliana Sgrena nell’articolo sul Manifesto dedicato allo stesso episodio, se nelle nostre sedi istituzionali si celebra una messa dietro l’altra, perchè non il ramadan? E come dimostrano le “scuse” del Papa ai musulmani, qualsiasi “dialogo” con l’Islam in Italia non potrà non prevedere la concessione dell’ora di religione e dell’8xmille, comprese le quote non espresse. Così, grazie alla Chiesa cattolica, anche gli imam potranno mettere le mani nelle nostre tasche…