Nell’osmosi tra etica e diritto lo spazio per promuovere i valori

Dunque, è del tutto prevedibile, nei prossimi mesi si discuterà intensamente di problemi eticamente sensibili, come l’eutanasia o le coppie di fatto, e se ne parlerà in rapporto ad eventuali leggi da elaborare ed approvare. È bene che ciò avvenga partendo da alcune esigenze fondamentali. La prima delle quali è di non spezzettare le questioni in un pulviscolo sociologico facilmente manipolabile. Bensì di muovere da quel rapporto organico che è sempre esistito tra diritto ed etica, soprattutto quando sono in gioco valori essenziali come quello della vita, o i rapporti tra persone che fondano una famiglia. C’è un muro pregiudiziale da abbattere, costruito da chi vuole leggi del tutto svincolate dall’etica, capaci soltanto di consentire ai singoli di scegliere tra tutte le opzioni possibili in qualunque momento della loro vita. L’idea che il diritto debba ridursi a recepire ogni possibilità senza esprimere una preferenzialità, un indirizzo, contrasta con l’intera tradizione del pensiero umanistico. Basterà ricordare che Norberto Bobbio boccia come arbitraria “l’idea che l’unico compito dello Stato sia quello d’impedire che gli individui si rechino danno gli uni agli altri”. E che per Tommaso Perassi, in sintonia con il pensiero classico, la legge “agisce sulla coscienza dei singoli come un motivo che indirizza la condotta, ora come ritegno dal fare qualcosa, ora come incentivo ad agire”. […] Se si vogliono promuovere le relazioni personali che nascono fuori dell’orizzonte matrimoniale o addirittura dei naturali rapporti eterosessuali, si deve riconoscere che ciò comporta oggettivamente un declassamento della famiglia fondata sul matrimonio. E che, così facendo, si manda un preciso messaggio alle nuove generazioni: per quanto riguarda la formazione della famiglia, o la nascita dei figli, ciascuno può f are ciò che vuole; per la legge è indifferente che ciò avvenga dentro o fuori il matrimonio, dentro o fuori un rapporto naturale di coppia, ed ogni visione solidarista tra le persone è lasciata all’arbitrio dei singoli. Sarebbe diverso se il legislatore, fermi restando i diritti individuali che l’ordinamento comunque tutela, dedicasse la sua attenzione a promuovere le condizioni più favorevoli alla famiglia fondata sul matrimonio […] Più grave ancora il messaggio che la legge invierebbe se legittimasse forme esplicite, o occulte, di eutanasia. Si direbbe, anzitutto, che la medicina, la legge, lo Stato, sono impotenti quando si tratta di difendere la vita, o aiutare le persone a lottare contro il dolore, e si affermerebbe il principio, tipicamente edonista, per il quale la vita va difesa soltanto quando è ricca e bella, fonte di soddisfazioni; quando si fa ardua e difficile, non c’è nulla da fare, non merita di essere né vissuta né difesa. […] Si rovescerebbero le cose se, invece di discutere quando consentire l’eutanasia o il suicidio assistito, si lavorasse a leggi che vanno incontro a chi soffre per approntare misure reali, concrete, che allevino o annullino queste sofferenze. Per contrastare, ad esempio, il cosiddetto accanimento terapeutico che è alla base di molte sofferenze, e potenziare il ricorso alle cure palliative, la cui assenza è all’origine di altre sofferenze. E per favorire quelle organizzazioni (ce ne sono tante) che aiutano anche nei casi più difficili il malato, e la sua famiglia, sostenendoli in tante piccole e grandi necessità, materiali e morali. Si svelerebbe meglio, in questo modo, il carattere ideologico di molte posizioni che sostengono l’eutanasia. […] Il no all’eutanasia è un sì molto più grande e impegnativo a favore della vita e a sostegno di chi soffre. Il no al piccolo matrimonio è un sì più grande per promuovere nelle nuove generazioni i valori di una famiglia solidale tra i coniugi, e verso i figli che hanno diritto ad una comunità di affetto stabile. È importante che nei prossimi mesi, oltre a contrastare le tendenze relativistiche, si parli e si agisca in un orizzonte positivo, fatto di proposte che riflettano i valori che si intendono promuovere.

Fonte: Avvenire.it

5 commenti

Daniele+

Come sempre per l’Avvenire ETICA è uguale a: LA NOSTRA ETICA, le altre per loro non esistono. Ma è una situazione che si ripete da così tanto tempo che quasi non sembra il caso di sprecare parole a commentarla. Visto che non ammettono altre fonti, darò a questi signori un’indicazione etica che viene dall’unica fonte per loro attendibile: IL VANGELO.
NON C’E’ PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOLE ASCOLTARE.

raphael

Siamo alle solite: i cattolici non rispettano i valori altrui e pretendono di imporre i loro per attuare quel bellissimo progetto sociale di osmosi fra etica e diritto che vuole, come ha sottolineato il cardinale Carlo Caffarra, una piena coincidenza tra peccato e reato. Dal mio punto di vista è sicuramente più premiante una azione disinteressata rispetto a quella che si attende il premio del paradiso ed è condotta con la paura dell’inferno. La superiorità morale dei cattolici, pertanto, è solo presunta….

Francesca

“Quando si confondono legge ed etica è facile arrivare ad affermazioni del tipo: “Tutto ciò che è bene dovrebbe essere stabilito per legge”. Questo è già un brutto inizio ma mescolare la sfera del diritto con la sfera morale è deleterio. La legge può tollerare mali che la morale condanna. Una legge è buona se viene osservata, se si può imporne il rispetto e se è redatta con la prudenza necessaria a evitare la maggior parte degli effetti dannosi che potrebbero derivarne. Una legge che non risponda a questi requisiti è una cattiva legge, quale che sia la logica o il fervore morale che la animano.” reverendo Timothy Healy, gesuita, presidente della biblioteca pubblica di New York, discorso pronunciato di fronte alla commissione parlamentare Statunitense che si occupava del caso Mapplethorpe. Pochi discorsi definiscono meglio il senso del diritto e della laicità di uno Stato.

Silvia

i soliti cattolici capiscono molto male molti “relativisti”.
io ho prinici molto saldi, non sono messi su a caso: mio saldo principio che il matrimonio sia un’istituzione vecchia e contraria ai veri sentimenti e assolutamente inutile a promuovere una famiglia.
quando l’articolista dice:
“ciò comporta oggettivamente un declassamento della famiglia fondata sul matrimonio. E che, così facendo, si manda un preciso messaggio alle nuove generazioni: per quanto riguarda la formazione della famiglia, o la nascita dei figli, ciascuno può f are ciò che vuole; per la legge è indifferente che ciò avvenga dentro o fuori il matrimonio, dentro o fuori un rapporto naturale di coppia”
perch la famiglia deve essere fondata sul matrimonio? non forse meglio che sia fondata sull’affatto reciproco?
e di sicuro a mio avviso non deve neppure pensarsi una legge immorale ed ingiusta che stabilisca chi pu legarsi a chi ed aentro quali vincoli. non si rende conto, l’esimio, che proprio tali ragionamenti sono in nuce la giustificazione di chi ammazza un figlio perch si sposa o convive con persona di altra religione?
e quanto a rapporto naturale di coppia, come si permette di definire che cosa naturale? per un omosessuale innaturale pensare a persona del sesso opposto, innaturale e disgustoso.
ma probabilmente per il signore meglio una persona che soffoca i propri naturali istinti e sentimenti e vive in una codificata e matrimoniale ipocrisia!
e quanto all’eutanasia… perch continuano a parlare di malati? sono persone che stanno CREPANDO, che NON VOGLIONO PIU’ VIVERE. per me questa e TORTURA! (e nel caso di vegetali che mai pi si risveglieranno: come si fa a non mettersi una mano sulla coscienza e non pensare che tempo, risorse, energie e soprattutto sentimenti sarebbero meglio spesi verso esseri umani, e non cervelli fritti? (mi scuso per il linguaggio che potrebbe ferire chi viva tale situazione, ma, avendola vissuta pure io, la realt questa!)

Tamara

Io non ho mai vissuto l’esperienza di assistere una persona malata terminale e spero di non doverlo mai fare, ma sono convinta che oltre ad essere un gran impegno, badare a certe persone sia anche una tortura. Vederle morire giorno dopo giorno e non potere fare niente per cambiare la situazione è doloroso. Se una persona ha deciso volontariamente di farla finita è da fare ciò che lei ha scelto di fare perchè è meglio morire piuttosto che essere un vegetale che non è capace di fare niente da solo. Io sono favorevole all’eutanasia, è una forma di suicidio ma comunque sarebbe un agonia rimanere in vita per persone che oramai non capiscono più niente, che vivono la stessa cosa ogni secondo che passa, stessa routine.. VITA FINITA!!! NON SI TIRA AVANTI IN CERTE CONDIZIONI!!
Meglio andarsene con una vampata che morire giorno dopo giorno!!!

Commenti chiusi.