Il Führer e il prelato, cattolici con la svastica

Da tempo, ormai, il dibattito storiografico sui rapporti tra chiesa cattolica e Germania nazista sembra essersi impantanato sull’enigmatica figura di Pio XII. Ben sapendo che una porzione consistente delle carte resta ancora sotto chiave negli archivi vaticani (ognuno ha i suoi tempi, per carità) si continuano a costruire le ipotesi più fantasiose sui presunti silenzi del pontefice, sul suo presunto antisemitismo, sulle sue presunte responsabilità nelle vicende legate al secondo conflitto mondiale e all’Olocausto, quasi fosse questa la sola cosa essenziale. Certo il reality – vero o falso che sia – vende discretamente bene e a molti, in fondo, imbastire polemiche conviene. Ma sul serio non c’è dell’altro? Sul serio, per comprendere in che modo – tanto per iniziare – il cattolicesimo tedesco reagì alla virulenta ondata hitleriana e alla demolizione definitiva della Repubblica, non possiamo prescindere dal povero Pacelli, e provare a ritagliare un numero esauriente di casi empirici, da cui dedurre – come richiederebbero le leggi più elementari della storiografia – situazioni, convergenze ricorrenti e eventualmente una prima interpretazione? «Guré, guré behet kalaja» recita un antico proverbio albanese: pietra su pietra, si fa il castello. Gli spazi di lavoro, del resto, sono ampi e variegati. Talvolta, persino al di qua del Brennero: come ci dimostra il Collegio Pangermanico di Santa Maria dell’Anima in Roma, che con un doveroso gesto di coraggio (tardivo anch’esso, ma comunque ammirevole) inaugura l’apertura agli studiosi degli archivi personali di monsignor Alois Hudal. Il passaggio è di notevole importanza, anche se forse sull’infame Netzwerk Odessa saranno poche le sorprese. I novantasei faldoni hudaliani, infatti, oltre a gettare luce sulla personalità (contorta e arrivista) dell’autorevole prelato austriaco, a confermare in maniera non più discutibile le tristi immagini affrescate da Ernst Klee nei suoi brillanti reportage (tradotti in italiano in Chiesa e nazismo, Einaudi 1993) e a suggerire nuove piste di ricerca, mettono bene in risalto l’ingombranza fastidiosa dell’enorme piattaforma mentale e culturale offerta da ampi settori del cattolicesimo di ambientazione germanica alla presunta «rivoluzione nazionale» ventilata dal Führer e dal suo movimento. Le simpatie di monsignor Hudal per il nazismo non sono una novità per nessuno né si dimentica che, ancora nei primi anni ’60, fu lo stesso rettore emerito del prestigioso istituto pontificio a ribadire con superbia, dall’esilio forzato di Grottaferrata, tra le righe dei Römische Tagebücher (i «Diari romani»), la sua tesi ributtante: sempre meglio Hitler che la paccottiglia giudeo-bolscevica, la democrazia socialdemocratica o per contro il capitalismo americano. E ai forni polacchi neanche un accenno, una allusione di pietà. Trent’anni addietro, inoltre – al chiaro scopo di convincere le gerarchie ecclesiastiche e i cattolici più «illuminati», e tuttavia ancora timorosi, circa l’intrinseca bontà o recuperabilità in chiave cristiana del nazismo – Hudal aveva dato alle stampe il ponderoso trattato Die Grundlagen des Nationalsozialismus («I fondamenti spirituali del nazionalsocialismo», Lipsia-Vienna, 1936). Nessuno sgomento, dunque, nel ritrovare, tra i forzieri rinascimentali dell’Anima, obbrobri clamorosi quali la dedica del volume al dittatore tedesco («Al Führer del Risorgimento tedesco. Al novello Sigfriedo della grandezza e della speranza della Germania – Adolf Hitler») o la copia del telegramma datato 15 luglio 1937, con cui Hudal, ormai vescovo titolare di Ela, esprimeva alla dirigenza del Reich le proprie cordiali congratulazioni per la buona riuscita dell’Anschluß. Di fronte a simili sbottate lo sdegno è sacrosanto. E tuttavia, condannare in contumacia i monsignori – com’è d’uso da almeno mezzo secolo – basta davvero a far progredire la ricerca? Evidentemente no. Quel che serve, semmai, è afferrare le radici nel profondo, stabilire legami verosimili tra il presente e il passato – e poi, è ovvio, agire e contestare se necessario. […] Viene da chiedersi se alla fine dei conti non sia ingenuo accettare la versione ufficiale dei fatti e credere che la «grande conciliazione» (Günter Lewy) dischiusa alle relazioni tra stato e chiesa cattolica in Germania dalla storica conferenza di Fulda (30 maggio-1 giugno 1933), con l’abolizione del divieto episcopale di adesione alla Nsdap ad esempio, sia stato il semplice risultato di una serie di circostanze accidentali e di eventi contingenti. Non è forse arrischiato ridurre il concordato, siglato con il Reich nel luglio ’33, al provvidenziale strumento giuridico intessuto dall’astuta diplomazia pacelliana per attuare una improbabile opposizione al regime oppure per salvare il salvabile ed evitare il collasso letale – e niente più? Smettiamo di fare apologia, da una parte e dall’altra, e affrontiamo la realtà. Molto probabilmente, nella misura in cui il nuovo Stato totale avesse conformato anche solo in via preliminare la propria politica interna a un modello rigido di tipo etico e organicista, lasciando intravedere la restaurazione, da operarsi anche manu militari, della Weltanschauung dell’Ordine naturale, il ripristino dell’Ordine della Creazione, la Chiesa avrebbe sostenuto senza troppo tergiversare e anzi con viva sollecitudine l’opera del Führer. E del resto, dato quel passato, dato quel presente, data quella mentalità, data quella sensibilità morale, non è verosimile pensare che, quantomeno a livello gerarchico e organizzativo, difficilmente sarebbe potuto accadere altrimenti?

Il testo integrale del lungo articolo di Martino Patti è stato pubblicato sul sito del Manifesto

18 commenti

cartman666

Marco, grazie per il link, in ogni caso la chiesa raccontava una favoletta del nazismo paganeggiante, mi sembra invece dalle foto che ho visto, che con la religione cattolica, fosse piuttosto culo e camicia.

Marco Musy

L’espressione mi sembra azzeccata.
Ecco un paio di citazioni di un personaggio illustre sullo stesso tema:

“Io credo oggi di operare per gli scopi del nostro Dio Onnipotente.
Nello scacciare gli Ebrei, combatto per l’opera del Signore.”
Adolf Hitler, Discorso al Reichstag, 1938

“Sono cattolico oggi come lo ero ieri, e lo restero’ per sempre.”
Adolf Hitler, rivolto al Gen. Gerhard Engel, 1941

“[…] Chiunque osi manomettere l’immagine del Signore altissimo commette sacrilegio di fronte al creatore di questo miracolo e contribuisce all’espulsione dal paradiso.”
Adolf Hitler, Mein Kampf.

Marco Musy

..Ed era in buona compagnia:

“L’ebreo e’ per me oggetto di disgusto. Mi viene da vomitare quando ne vedo uno. Cristo non potrebbe mai essere stato uno di loro. E non e’ necessario provarlo scientificamente. E’ un fatto.”
Josef Goebbels, Monaco 1929.

“Dio ha donato il Salvatore al Popolo Tedesco. Abbiamo fede, profonda e incrollabile, che egli [Hitler] ci e’ stato mandato da Dio stesso per salvare la Germania.”
Hermann Göring, Monaco 1938.

“Non importa cosa voi facciate, un giorno saro’ di fronte all’Eterno. A Lui solo rispondero’, e so che mi giudichera’ innocente.”
Rudolf Hess, Tribunale di Norimberga.

homo interrogans

IO ACCUSO: frammenti di una firma – homo interrogans –

Il fumo corre incerto nell’aria fino a lambire gli occhi del Cancelliere.

Lui stringe denti ed occhi, ma il suo sussulto d’ira è spento proprio dalla vista del fuoco che arde nella sigaretta dell’ospite.

– Oggi è un grande giorno – sembra quasi sfidarlo questi, tra volute pesanti di archi e colonne sospese nella sala.

Le sue parole non tentano nemmeno di echeggiare nel vuoto dell’arredamento, come ignare della vastità della frase.

Il Cancelliere annuisce, lo sguardo che sibila potenza.

– Lei ci sta salvando dai fanatici, lo sa? – continua gonfio di sicurezza l’ospite, reclinando la propria mole verso l’uomo di Stato, tra tessuti pregiati e luccichii di anelli.

Fulmineo, uno dei presenti scivola tra le due figure sedute una di fronte l’altra e si inchina a porgere il posacenere.

L’ospite gli dedica un accenno di sguardo assente.

La cenere crolla stupita al pavimento.

– Dobbiamo solo firmare l’accordo e la Storia parlerà della nostra alleanza – la seta del vestito ha un lungo fruscio compiaciuto mentre l’uomo si alza seguito dall’espressione bruciante dello statista – Solo grazie a lei e al suo governo, continueremo nella nostra opera secolare contro i nemici di questo Paese –

– I nuovi e i vecchi nemici –

L’ospite ha un sussulto, come spinto indietro dall’improvviso parlare del Cancelliere. Poi riconquista la sua statura.

– Non per noi – ricorda con la pazienza di un insegnamento ripetuto già molte volte – Loro sono tutti antichi. Il male che tenta di spezzarci da sempre – allarga le braccia in un gesto che abbraccia secoli – Adesso li chiamiamo comunisti, rom, ma sono solo definizioni senza senso. Invece dobbiamo curarci di distruggerne la sostanza e – aggiunge mentre si avvicina di passi complici al Cancelliere – anche la loro corporeità. Grazie alla vostra opera-

L’altro si alza a sua volta, ignorando il sospiro di un tremore che da qualche giorno è iniziato alla mano destra.

– Lo avete già fatto bene in passato, anche senza noi –

L’ospite cola un sorriso tra occhi e labbra.

– Vero, vero. Ma quando è possibile preferiamo nascondere il braccio. E la vostra potenza ci permetterà di essere ombra vigile –

Il Cancelliere risponde al sorriso con un assenso lontano.

– Allora, vogliamo firmare? –

Mentre la domanda pesa ancora nell’aria, con una tenacia che verrà dissolta solo anni dopo, l’ospite ha già estratto la penna. Il cappuccio giallo si incastra con la luce che inonda la finestra e luccica negli occhi dei due uomini.

Il Cancelliere sospira, scorgendo in quella piccola danza i bagliori che apriranno l’Europa.

– Il compito che ci attende è lungo, anche molti dei cospiratori siano già stati schedati e marchiati con stelle gialle –

– La Storia capirà – lo rassicura l’ospite, le dita ossute che ghermiscono la penna e ne decapitano il cappuccio – E Dio assolverà coloro che vendicheranno il Figlio con il sangue degli ebrei –

– Bene – una pausa, breve, come il respiro spezzato di un morente, poi il Cancelliere si impossessa della penna rossa che gli sta porgendo un ufficiale – E allora firmiamo l’alleanza del mio Governo con la sua Chiesa, herr Vescovo –

– Firmiamo la nostra gloria comune, herr Hitler! –

La luce del mondo accorre copiosa dalla finestra ad avvolgere le penne in un brillio di indifferenza.

Nota dell’Autore: racconto liberamente ispirato allo storico accordo del 1933 tra il partito cattolico Zentrum, guidato dal sacerdote Luwig Kaas, e il Cancelliere della Germania Adolf Hitler.

Nel 1938, all’approssimarsi della guerra, la Conferenza dei vescovi tedeschi ordinò di suonare le campane a festa in onore del Fuhrer.

Forse, nel suo illuminante discorso ad Auschwitz, Benedetto XVI ha dimenticato questi ed altri particolari storici (alcuni dei quali già descritti negli articoli sulla laicità del tale homo interrogans) di complicità del Vaticano con il nazismo.

Marco Musy

Cmq, era amore ricambiato:

“[le nostre] piu’ sentite congratulazioni al Führer a nome dei vescovi e delle diocesi della Germania”.
Cardinal Adolf Bertram, in occasione del compleanno del Führer.

“Nel momento in cui i capi delle maggiori nazioni del mondo mostravano riserve e grave
sospetto di fronte alla nuova Germania, la Chiesa Cattolica, la piu’ grande potenza morale sulla
terra, attraverso il Concordato espresse la sua fiducia al nuovo governo [nazista].”
Cardinal Michael von Faulhaber.

“Puoi vedere da cio’ che noi vescovi, per nostro proprio volere e senza costrizione, abbiamo assolto
al nostro dovere nazionale. So che questa dichiarazione sara’ seguita da una fruttuosa
collaborazione. Con i piu rispettosi riguardi. Heil Hitler.”
Cardinal Innitzer, lettera a Gauleiter.

“All’Illustrissimo Herr Adolf Hitler, Führer e Cancelliere del Reich!
All’inizio del Nostro Pontificato vogliamo garantirvi che restiamo devoti al bene del popolo Tedesco
assicurato alla vostra guida […] Negli anni passati in Germania, abbiamo fatto tutto cio’ che era
in nostro potere per fondare relazioni armoniose fra lo Stato e la Chiesa. Ora che le
responsabilita’ della nostra funzione pastorale hanno accresciuto le nostre opportunita’, ancora
piu’ ardentemente preghiamo per raggiungere lo scopo. Possano la prosperita’ e il progresso del
popolo tedesco dare, con l’aiuto di Dio, il loro frutto!”.
Eugenio Pacelli, (futuro Pio XII), Marzo 1939.

Paul

Bene le osservazioni riportate, però io personalmente non mi stancherò mai di ribadire che al di là di ciò che fanno le gerarchie religiose, il paranormale non esiste in ogni caso: anche se la chiesa cattolica fosse la più grande organizzazione filantropica dell’umanità, beh, questo non rende certo reali le favole di bibbia, vangeli e testi sacri in genere! E’ una distinzione importante!!! La povera gente spesso simpatizza per il paranormale proprio perchè crede alla vecchia storia della carità e delle opere di bene che fanno gli uomini di chiesa. Anche se ciò fosse vero, il paranormale non esisterebbe lo stesso. Pensateci! 🙂

Daniele Gallesio

Sapete, sacondo Ratzinger, qual è la differenza fra la merda e il cioccolato?

La merda è atea, il cioccolato cattolico! 😀

Umberto

La Germania di Hitler, La Spagna di Franco, la Croazia di Pavelic, il Portogallo di Salazar, l’Italia di Mussolini, la Slovacchia di Tiso e altre nazioni che mi sfuggono, la chiesa cattolica apostolica romana ha sempre saputo da che parte stare.

cartman666

Davvero dei messaggi molto molto interessanti, strano che nei tg di queste cose non si accenni minimamente, ho notato che in televisione si puo’ parlare male di tutti tranne che della chiesa.

Domenico De Simone

Propagandiamo queste porcherie via mail…..io lo sto gia facendo ed ho riscontri ottimi!

raphael

Proviamo a vederla anche da un’altra angolazione. Se il papa fosse stato contro in maniera incondizionata al nazifascismo ed avesse accettato con coraggio la deportazione e la sua eliminazione fisica sai che botto?
A che vette di credibilità la religione cattolica sarebbe potuta arrivare?

raphael

Ovviamente con i se ed i ma non si fa la Storia, ma per quanto la Storia sia scritta ad uso e consumo dei vincitori certe cicatrici restano

Emilio Gargiulo

Anche la croce uncinata è un crocifisso…..anche il crocifisso è una croce uncinata.

Marco Musy

Grazie a razionalMENTE per la segnalazione. Il tuo sito e’ davvero ben fatto.

Dovremmo proporre anche un link del tipo http://www.uaar.rai.it

Ma dubito che accetterebbero.

Umberto

Ah, dimenticavo il legato pontificio in Argentina pio laghi, quello che giocava a tennis con eduardo massera uno dei capi della giunta militare, quello che faceva sparire gli oppositori di regime gettandoli dall’aereo in mezzo all’ oceano, naturalmente premiato da gp2 con la porpora cardinalizia al suo ritorno in Italia.

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