Giuliana Sgrena: “Il mondo oltre l’hijab”

Sostenere, come ha fatto il ministro britannico Jack Straw, che le relazioni migliorano se ci si guarda in faccia potrebbe apparire quasi una ovvietà, se non mettesse in discussione il velo. […] Il problema dell’isolamento della donna trova dunque nel velo solo il simbolo della sua separazione dal mondo esterno. Straw si riferiva peraltro soprattutto al niqab, il velo che lascia aperta solo una fessura all’altezza degli occhi, e non ha affermato di voler imporre la sua richiesta. Ma ormai le polveri sono incendiate. Immediata è stata la levata di scudi dei leader – tutti maschi – delle moschee e della comunità musulmane che hanno accusato il ministro di pregiudizi. L’unica voce a favore del dibattito necessario sul velo sollevato da Straw è quella di una donna, la signora Uddin. […] I leader delle comunità islamiche spesso attribuiscono la scelta del velo alla volontà della donna, non lo vogliamo negare, ma sono donne la cui volontà generalmente non viene tenuta in grande considerazione: la loro testimonianza (nei paesi musulmani) vale la metà di quella di un uomo e lo stesso dimezzamento riguarda l’eredità. Più che la religione è la tradizione a imporre il velo, ma quale tradizione non può essere superata? Solo le donne musulmane potranno liberarsi da questa imposizione che permette ai loro maschi di controllare la loro vita sessuale. E liberarsi da quel divieto di seduzione loro imposto per poter godere di tutti i diritti riconosciuti dai principi universali. Si può imporre un superamento di simili pregiudizi? Quando fu varata la legge contro i simboli religiosi nelle scuole francesi, pensavo di no. Ma quando l’anno scorso, dopo l’entrata in vigore della legge, sono andata in Francia per verificare l’impatto di tale divieto, ho scoperto che il problema del velo a scuola era stato superato e solo una ventina di ragazze avevano abbandonato l’insegnamento pubblico. Altre ringraziavano per l’aiuto. Certo, la richiesta di cancellare la legge fatta dai rapitori dei due giornalisti francesi Chesnot e Malbrunot aveva contribuito a mettere in evidenza quanta strumentalizzazione si nasconde dietro la questione del velo.

Il testo integrale dell’articolo di Giuliana Sgrena è stato pubblicato sul sito del Manifesto

14 commenti

lik

Secondo il quotidiano Le Progrès un’allieva di una scuola media di Lione sarebbe stata presa a sassate dai propri compagni di classe per non rispetto del Ramadan essendo stata sorpresa, durante la ricreazione, a far merenda. ll presidente del consiglio del culto musulmano ha detto che l’accaduto è inaccettabile, ma che si dovrebbe insegnare il Corano a scuola per spiegare ai giovani che esenta le donne in mestruazione dal digiuno. Cosa vuol dire che se si trattava di un ragazzo invece sarebbe stato accettabile?

Gérard

@lik
Non è mica vero che la ragazza aveva le mestruazione . La ragazza mangiava senza preocuparsi del ramadan o no . Il vero è che c’è una vera intimidazione verso chi non respetta il ramadan nelle scuole, fortissima verso gli alievi di origine musulmana ma anche addiritura, dove sono numerosi, verso gli ” europei ” che sono talmente impauriti che lo fanno senza osare racontarlo poi ai loro genitori

mangiapreti

“attribuiscono la scelta del velo alla volontà della donna”?
Allora se una donna lo vuole portare, lo porta altrimenti no e nel caso venga costretta ad indossarlo può denunciare il fatto (ricevendo adeguata protezione).
Mi sembra tanto semplice …
Il problema sta nell’educazione: se alle donne mussulmane viene fornita un educazione ridotta, che assomiglia più ad un indottrinamento su base del Corano, la maggior parte di loro vorrà indossare i velo. Come avviene nei paesi integralisti.
Quello su cui bisogna avere mano ferma è la libertà d’apprendimento: ostacolare ogni forma di indottrinamento o, quando non possibile, fornire un contraddittorio.
Questo, chiaramente, vale in ogni caso: anche per un educazione cattolica.
Basta sfavorire l’educazione privata, impedire programmi di studio arbitrari ed impostare la scuola pubblica sulla formazione di un metodologia di pensiero logico e critico e sulla promozione di apertura e tolleranza.
Un fondamentalista è irremovibile dalla sua posizione: la battaglia si vince sulle generazioni future impedendo che crescano nell’oscurantismo!

Silvia

@mangiapreti
parlando dal punto di vista logico, hai perfettamente ragione.
dal punto di vista pratico però ognuno di noi si adegua per tanti motivi – la maggior parte dei quali umanamente comprensibilissimi – ai comportamenti richiesti dalla collettività e soprattutto alle richieste di chi ci è caro. è il principio su cui si basa la morale “pratica”: non ti comporti in un certo modo perché credi che sia giusto, ma semplicemente perché tutti fanno così. e così la maggior parte di noi non ruba, non ammazza, non divorzia, non ha relazioni omosessuali, non chiede la carità, non va in giro in costume da bagno in città (e come vedi alcune cose sono effettivamente sbagliate, altre frutto di pregiudizio ed altre innocue).
così tante poverette possono essere colte, intelligenti, informate, ma si sentono costrette a mettersi il velo per quieto vivere, così come tante ragazze italiane non si mettono la minigonna perché il padre (o il ragazzo) rognano.

mangiapreti

Comprendo perfettamente Silvia, forse non hai capito te il mio intervento.
Proprio per questa ragione socio-culturale di “adeguamento” bisogna lasciare che le donne mussulmane portino il velo: non gli può essere tolto con la forza!
Ma, d’altra parte, se vogliamo incoraggiare l’emancipazione femminile anche nell’Islam dobbiamo garantirgli il diritto di toglierselo se ne manifestano la volontà.
Questo era il significato della prima frase: la legge non dovrebbe spingersi oltre.
Mentre all’educazione (che coinvolge, chiaramente, anche i maschi) viene fornito il compito di superare razionalmente quello che chiami morale “pratica”, di innescare un processo di cambiamento che porti ad una nuova concezione sociale del ruolo della donna.
Non possiamo imporre una cultura estranea ad una generazione di immigrati che è cresciuta in un mondo tanto diverso, non l’accetterebbero. Ma possiamo, dobbiamo, avere influenza sulle generazioni future, scoraggiando la ghettizzazione culturale ed incoraggiandole a cercare il cambiamento.
La strada è certamente più lunga ma penso garantisca maggiori probabilità di raggiungere mete stabili.

Gérard

Mangiapreti ovviamente non conosce bene la storia del velo . Questo, poche decine di anni fa, era in via di sparizione . Mi ricordo che da bambino, c’erano diversi musulmani che vivevano nel nostro rione e che nessuna donna era velata . Il contrario sarebbe stato allora comprensibile visto che c’erano anche delle vecchiette venute a stare con i loro figli stabiliti in Europa. Se uno avesse chiesto a loro perchè non mettevano il velo, loro avrebbero risposto che apparteniva al passato . Il problema e che nella maggioranza dei casi, questo viene imposto sia del padre, ma peggio e ancora più spesso, dal fratello .
Una ragazza velata (di proprio volontà ) alla quale avevo chiesto il perchè di questo ritorno al passato remoto, mi rispose che le donne musulmane che avevo conosciuto non conoscevano bene la loro religione e non erano in grado, non sapendo leggere, di leggere il corano .
Il velo islamico non è un copricapo innòcuo ma la bandiera del rifiuto all’integrazione

Gérard

@ – Lik
No Lik, Lei non ha capito il messaggio del Presidente del Culto Musulmano .
Il suo messaggio è invece : questo accade perchè la Francia non insegna il Corano nelle scuole pubbliche !
Capito Lik, il Presidente del culto musulmano non condanna le sassate ma l’educazione laica !

mangiapreti

Caro Gérard la o le storie del velo le conosco a sufficienza, direi!
Forse dimentichi che lo Scià di Persia, Reza Pahlavi, provoco la scintilla che fece esplodere l’insurrezione popolare, la quale portò al potere Khomeini, proprio vietando il velo alle donne in un tentativo di occidentalizzazione prematura e forzata della società Iranina.
Per altro anche quello che scrivi sottolinea che è un problema culturale: gli uomini impongono il velo perché questo fa parte dell’indottrinamento che hanno ricevuto mentre le donne lo accettano sia perché hanno ricevuto lo stesso indottrinamento (infatti torno a sottolineare che gran parte di loro VUOLE proprio indossarlo, specie se cresciute nei paesi integralisti) sia perché non ha mezzi intellettuali per muovere o anche solo concepire una critica motivata.
Infine, come tu dici, è una “bandiera del rifiuto all’integrazione” … ma togliendo la bandiera si ottiene l’integrazione? Ho forti dubbi: una mossa del genere ha ottenuto spesso l’effetto contrario! (v. esempio precedente) Ma anche se succedesse che tipo d’integrazione sarebbe? Genuina? Spontanea? Direi proprio di no: molto meglio promuovere l’integrazione e, prima o poi, quella bandiera verrà abbandonata.
Sia dalle donne che dagli uomini i quali, non si è ancora precisato bene, sono l’altra metà del problema … ma anche l’altra metà della soluzione!

lik

Mangiapreti una cose è sicura: il rapporto alla religione inevitabilmente cambierà, non si potranno più ridicolizzare profeti e religioni varie. Perché ridicolizzare e l’islam è diventato impossibile e di conseguenza pure i cristiani per parità di trattamento dovranno essere trattati nella stessa maniera, cioé con rispetto. Ti firmeresti mangiaimam, ad esempio, in un sito islamico o di estrema sinistra? Provaci è verrari immediatamente accusato di razzismo.

Germano

Segnalo un articolo, leggibile integralmente all’url http://www.cesnur.org/2006/mi_10_07.htm

Se il poliziotto fa l’utile idiota dei terroristi
di Massimo Introvigne (il Giornale, 7 ottobre 2006)

A Londra un poliziotto ha rifiutato di obbedire agli ordini dei suoi superiori, che gli chiedevano di proteggere l’ambasciata di Israele. L’ordine, ha spiegato, lo metteva «a disagio» e gli creava «un problema morale». Il poliziotto, naturalmente cittadino inglese, è un musulmano di origine siriana, Alexander Omar Basha. Dal momento che la polizia – a Londra come altrove – è schierata fuori dell’ambasciata israeliana non per diffondere volantini a favore del governo Olmert né per sventolare bandierine con la stella di David, ma per prevenire attentati tutt’altro che improbabili, se ne deduce che impedire a terroristi di compiere attentati sia per il poliziotto Omar «un problema morale», nel senso che egli pensa, o almeno sospetta, che i terroristi non abbiano tutti i torti (…)

(continua)

mangiapreti

lik tu apri un’altra questione … e non sono affatto d’accordo!
La libertà di parola non è limitabile: ognuno ha diritto ad avere la sua opinione ed esprimerla … anche se tocca la sensibilità di altre persone.
Tutta l’attuale retorica del rispetto è, a mio modesto avviso, pericolosa in tal senso, ipocrita e da cancellare … a favore di una politica della tolleranza.
Il rispetto non è una cosa dovuta a chiunque o che può essere imposta dall’alto ma è il frutto di un percorso individuale.
Piuttosto è la tolleranza che, in nome della convivenza civile, dovrebbe essere promossa … almeno verso chi è reciprocamente tollerante.
In caso contrario si apre una questione spinosa: certo è che una società tollerante non avrebbe vita lunga se al suo interno potessero crescere ed affermarsi ideologie intolleranti. D’altro canto, se è tollerante a tutto tondo, non può reprimerle, contraddicendosi.
Però può sempre scoraggiarle, evitare di concedergli spazio, ed incoraggiare se stessa sfruttando, in primis, nell’educazione.

Il mio nick è mangiapreti e se ne deduce che non rispetto affatto i preti (tranne qualche singolo caso eccezionale): ritengo sia mio pieno diritto farlo. Atteggiamenti anche più irrispettosi tengono spesso i religiosi verso i non religiosi: molte news qui lo testimoniano.
Comunque li tollero e vedo che (tranne qualche raro caso) vengo reciprocamente tollerato. Questo ritengo che sia un dovere civile!
Non me li “mangio” fisicamente sostenendo una qualche repressione. L’intento è piuttosto quello controbattere alle assurdità che affermano … ma, anche loro, in modo del tutto legittimo (per quanto errato).

archibald.tuttle

germano:
strano a dirsi, ma introvigne stavolta rischia di avere ragione. se l’obiezione di coscienza gli impedisce di difendere un’ambasciata straniera da attentati terroristici come da ordini sarebbe probabilmente meglio che cambiasse lavoro. probabilmente i soldati libici non hanno invocato l’obiezione di coscienza quando c’era da difendere l’ambasciata italiana, ammazzando perfino dei connazionali.
certo, allo stesso modo, se l’obiezione di coscienza della stragrande maggioranza dei medici romani rende di fatto impossibile perfino la prescrizione della pillola del giorno dopo ci si aspetterebbe quanto meno una inchiesta parlamentare come in inghilterra, cosa che mi pare non sia avvenuta, dimostrando ancora una volta che l’inghilterra e’ un paese piu civile del nostro nonostante gli evidenti problemi d’integrazione.

lik

mangiapreti,
io mi limito a farti notare quello che sta succedendo negli altri paesi europei che hanno una storia migratoria più anziana della nostra, dove ci sono già la seconda e la terza generazione. Ebbene in questi paesi il rapporto alla religione sta cambiando anche perché gli integralisti musulmani si fanno passare per le vittime della situazione, l’islam viene vista come la religione dei poveri ecc.
Non so, io contrariamente a te sento aria di regressione generale e la chiesa non potrà che trarre profitto dalla crisi di identità dell’Europa.

Gérard

@mangiapreti
Non dimentico che lo Scià di Persia provoco – una scintilla – fra tante altre, con questo divieto . E inutile ricordare qui tutti questa storia che non ha il suo posto nella nostra discussione . Ma da quell’epoca molte cose sono cambiate, e personalmente, visto che ho fatto diversi soggiorni in questo paese, posso assicurarLe che è esattamente il contrario che accade adesso . Le donne vivono la loro situazione con sofferenza . Non l’ho letto : l’ho visto e me l’hanno detto in tante . Promuovere l’integrazione ? Giusto ma a condizione che loro la vogliassero . Ma di quale integrazione si tratta ? Scuole separate per bambini musulmani, insegnamento della lingua del paese d’origine degli genitori, mense separate con cibi specificamente hallal, spogliatoi separati per i musulmani, lezioni diverse a secondo della religione, orari separati nelle piscine per musulmani, lezione fatte da donne a sole all’ donne e uomini a soli uomini, nessun insegnante di origine ebrea per alievi musulmani, all’ospedale medici scelti dal malato musulmano, nei bagni rubinetti d’acqua per musulmani e non musulmani ??? Questo è soltanto un elenco non esoriente delle richieste fatte in praticamente tutte le scuole, ospedali etc in Francia, Belgio, Olanda etc… da gruppi musulmani .

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