La tregua tra i membri della Consulta islamica è durata solo pochi giorni. Eppure di fronte al ministro dell’Interno, Giuliano Amato, tutti si erano detti d’accordo sull’esigenza di sentire – per la stesura della Carta dei valori – anche altri esponenti delle diverse comunità religiose presenti in Italia. Tutto improvvisamente è cambiato e l’ala moderata della Consulta ha preso carta e penna ed ha scritto una lunga lettera al ministro nella quale, oltre a chiedere un incontro, puntualizza che la carta dei Valori deve riguardare in primo luogo «la religione islamica». Inutile dunque, secondo il vice presidente del Coreis, Yahya Pallavicini, il direttore della sezione italiana della Lega mondiale musulmana, Mario Scialoja, il presidente dell’associazione donne marocchine, Souad Sbai, lo scrittore Younis Tawfik, attendere altro tempo. La Carta, a loro avviso, si deve firmare subito così come è stata pensata, solo in questo modo si «potrà perseguire il sogno di far sviluppare e diffondere, anche in Italia, un Islam autentico, perfettamente compatibile con i principi della laicità dello Stato e che condanni fermamente tutte le tendenze integraliste di stampo Jihaidista». Un’iniziativa che sancisce una spaccatura netta con l’Ucoii (l’Unione delle comunità islamiche italiane) che ha fatto di tutto per bloccare la Carta dei Valori. […]
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