Dahrendorf: “Se l’Europa non difende le conquiste dell’Illuminismo”

Ancora recentemente si poteva pensare che almeno in Europa non vi fossero più tabu. Un processo iniziato con l’Illuminismo era arrivato a un punto in cui “tutto era permesso”. In particolare in campo artistico, ormai si potevano dire o mostrare, praticamente senza più limiti, cose che appena ieri sarebbero apparse profondamente offensive. Due generazioni fa, nella maggior parte dei paesi c’erano censori che cercavano di impedire ai più giovani di vedere un certo tipo di film, e arrivavano persino a mettere al bando determinati libri. Ma a partire dagli anni 60 questo controllo si è gradualmente allentato, e ha finito per lasciare libero corso anche alla sessualità piu esplicita, alla violenza e alla biasfemia benché considerate sconvolgenti da molti come manifestazioni di un mondo illuminista. Ma lo sono effettivamente? Davvero non esistono piu limiti? Fuori dall’Europa, la caduta di ogni tabu non è mai stata completamente accettata; e di fatto, anche nel vecchio continente permane qualche divieto. […] Chi ha a cuore la libertà di parola si è sempre posto il problema dei suoi limiti, uno dei quali va ravvisato nell’incitamento alla violenza. Se in un teatro affollato qualcuno si alza in piedi gridando fuoco! Quando non si vede traccia di incendio, l’autore del falso allarme si rende responsabile delle conseguenze della calca che ha provocato. Ma se poi il teatro va veramente a fuoco? E’ in questo contesto che potremmo vedere l’invasione dei tabù islamici nella società illuminista, per lo più non musulmana. Al punto in cui siamo dalla fatwa pronunciata contro Salman Rushdie per i suoi “Versi satanici”, all’assassinio di una suora in Somalia, in risposta alla lezione tenuta a Ratisbona da papa Benedetto XVI, o all’annullamento della rappresentazione berlinese dell’Idomeneo di Mozart per via delle teste mozzate dei fondatori di varie religioni, tra cui quella di Maometto c’è chi fa ricorso alla violenza e all’intimidazione per salvaguardare i tabù di una particolare religione. […] C’è però un altro aspetto della questione: le reazioni violente alle idee non gradite sono sempre ingiustificabili, e non possono essere accettate. Giustificare gli attentatori suicidi sostenendo che i loro atti esprimano un risentimento comprensibile vuol dire svendere volontariamente la propria libertà. L’autocensura è peggiore della censura, perché è una rinuncia deliberata alla libertà. Percio dobbiamo difendere Salman Rushdie, i caricaturisti danesi e i cultori dell’Idomeneo anche al di là delle nostre personali preferenze. In una comunità illuminista, chiunque non gradisca queste manifestazioni può disporre di tutti gli strumenti della critica e del dibattito pubblico. Oltre tutto, nessuno è obbligato a comprare un certo libro, o ad ascoltare una particolare opera lirica. Quanto sarebbe povero il mondo se si vietasse di dire qualunque cosa possa rischiare di offendere una qualsiasi categoria di persone! Se una società multiculturale facesse propri i tabù di tutti i gruppi che la compongono, si finirebbe per avere ben poco di cui parlare. Le recenti reazioni all’espressione di vedute considerate offensive da certuni non sono di buon auspicio per il futuro della libertà. E’ come se il mondo fosse investito da una nuova ondata contro-illuminista; come se a dominare la scena fossero ormai le posizioni più chiuse e restrittive. Contro queste reazioni è necessario riaffermare con forza una posizione illuminista, difendendo il diritto di tutti a dire anche le cose per noi più detestabili. Questo è uno dei principi basilari della libertà. Perciò l’Idomeneo va rappresentato, e i libri di Salman Rushdie devono andare in libreria. La decisione di pubblicare vignette offensive per chi crede in Maometto (o se del caso, per chi crede in Cristo) va affidata al giudizio, o magari al gusto del l’editore. In forse non lo farei, ma difendo comunque il diritto di chi decide di farlo. Quanto all’esigenza, a fronte dei recenti incidenti, di un “dialogo tra le religioni”, è una questione discutibile. Più della conciliazione, mi sembrerebbe appropriato un dibattito pubblico per fare chiarezza su questi casi, in un senso o nell’altro. Le conquiste dell’illuminismo sono troppo preziose per essere trasformate in valori negoziabili. Oggi il nostro compito è batterci per la loro difesa.

Il testo integrale dell’articolo di Ralf Dahrendorf è stato pubblicato oggi su “Repubblica” 

5 commenti

Paolo

Ogni tanto anche LaRepubblica mi da soddisfazioni! Ogni tanto… certo alla morte di Carol mi era alquanto scemata, ma sembra che i lumi si stiano riaccendendo… almeno le braci!

Carlo

Nulla da aggiungere, quest’articolo dice cose ineccepibili. Spero che faccia riflettere tutti, in particolare i vari teo-con e teo-dem che continuano a sostenere che l’illuminismo e il relativismo portano disastri…

Stefano

Spero che il pensiero che è stato espresso in questo articolo venga ripreso anche in tante altre occasioni e che si diffonda tra le persone. Questo farà in modo che si eviti l’elezione a qualunque carica pubblica dei vari teo con perchè questi soggetti non si renderanno mai conto da soli delle scemenze che dicono, quindi andranno semplicemente tenuti alla larga.

Paolo Profita

Ovviamente sono d’ accordo su tutto,ma dire che le conquiste dell’ Illuminismo non possono essere negoziabili fa il verso al gerarca ecclesiale ( Ruini?) che usò gli stessi termini “non negoziabili” riferendosi ai valori morali cattolici da imporre allo Stato Italiano. Tutto è infatti negoziabile: è uno dei fondamenti dell’ Illuminismo!
Io avrei detto, per esempio, che i valori, o meglio i principi, laici di libertà ed uguaglianza sono talmente fondamentali nell’ Illuminismo da farne parte essenziale e costituente per definirlo tale.
Paolo P.

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