Il chierichetto accusa don Paolo

Non è più un bambino Michele (il nome è di fantasia). Ma quattordici anni sono sempre pochi per non sentire tutto il peso del ricordo e per trovare il coraggio di raccontare ai giudici quel che avveniva nel chiuso della Chiesa di Santa Lucia, tra un´ora di catechismo e una Messa cantata. Ieri pomeriggio, a porte chiuse, per Michele è venuta l´ora di ripetere in tribunale quello che, cinque anni fa, con l´aiuto di una psicologa aveva confessato al sostituto procuratore Alessia Sinatra: «Padre Paolo un giorno ha iniziato a baciarmi in bocca. Come i grandi, come i fidanzati. Mi baciava in bocca quando non c´era nessuno, anche dentro la Chiesa». Padre Paolo è don Paolo Turturro, l´ex parroco della chiesa di Santa Lucia, un prete in prima linea a Palermo sul fronte dell´antimafia travolto cinque anni fa dallo scandalo sollevato da due ragazzini della parrocchia che lo hanno accusato di molestie sessuali portandolo fin sul banco degli imputati del tribunale di Palermo. Allontanato dalla città, ieri don Turturro, difeso dagli avvocati Ninni Reina e Vincenzo Gervasi, ha voluto essere presente in aula per ascoltare dal vivo la difficile testimonianza di uno dei suoi accusatori. Michele sapeva che il sacerdote era in aula ma non lo ha visto protetto dallo specchio unidirezionale che ha consentito al sacerdote di seguire la deposizione senza condizionarla con la sua presenza. Guidato dal pubblico ministero Alessia Sinatra, il ragazzo ha confermato tutto, ripercorrendo con fatica quello che avrebbe subito quando aveva nove anni, frequentava l´ultimo anno di catechismo e aiutava padre Turturro a servire messa a Santa Lucia. Prima solo baci, poi qualcosa di più che Michele, bambino del Borgo Vecchio cresciuto più in fretta dei suoi anni, aveva anche confidato prima alla madre (che non aveva avuto il coraggio di denunciare il prete) e poi a una maestra a scuola, dalla quale partì la segnalazione che diede vita all´indagine. Un racconto drammatico, andato avanti fino a sera, ma Michele, con tutte le esitazioni e le difficoltà create dalla delicatezza dei temi e dal contesto in cui si trovava, è riuscito a reggere anche il pesante controesame della difesa di Turturro. In serata, a confermare la sua deposione, è arrivata anche quella della sorella. «La mia più grande soddisfazione – è stato l´unico commento del pm Alessia Sinatra – è stata quella di aver consentito al ragazzino di uscire da questo terribile circuito». […]

Il testo integrale dell’articolo di Alessandra Ziniti è stato pubblicato sul sito dell’Espresso